Chi lascia la via vecchia (SL) per la nuova (Lion)…

Leggo di alcuni amici che, con il passaggio a OS X 10.7 Lion, si rammaricano di aver perso alcune funzioni cui erano abituati (e, diciamocelo pure, affezionati) con Mac OS X 10.6 Snow Leopard (mi duole il cuore ad averlo accantonato… 🙁 n.d.a.).
Ebbene, cari nostalgici, non tutto è perduto: ci viene incontro il sig. Fredrik W che, sul suo sito ha reso di recente disponibile per il download un’applicazione chiamata Lion Tweak che, come scrive lui stesso, “ci consente di personalizzare e correggere alcune nuove, ma irritanti funzioni di OS X 10.7“.
L’applicazione, nonostante non sia in italiano, è di semplice utilizzo: estratto il dmg, alla sua apertura ci troveremo un pannello simile a quello di Preferenze di Sistema con il logo di Lion violentato da una chiave inglese, che è anche il simbolo identificativo dell’applicazione stessa.
Il pannello ci offre 17 (consentitemi l’OT… il numero 17 porta sfiga per chi parla italiano, mentre per chi usa la lingua di Albione è il 13 a portare sfiga…) opzioni alcune delle quali, a mio parere, inutili, altre invece più utili, tutte selezionabili con un semplice clic su uno dei due bottoni a disposizione “yes” o “no“.
Per esemplificare, abbiamo la possibilità di rendere sempre visibile la cartella Library, oppure (ri)abilitare l’opzione di ripetizione tasti che Lion, mutuandola da iOS, ha trasformato nella selezione di caratteri speciali… e così via.
L’applicazione come avrete intuito è localizzata in inglese ed è aggratisse, anche se Fredrik non disdegna una donazione.
Giocando con il titolo e con il famosissimo adagio…
Chi lascia la via vecchia per la nuova… con Lion Tweaks la ritrova.

Un tunnel verso l’altra parte del mondo

Se anche a voi, navigando, capita di incontrare qualche sito che rifiuta il dialogo, in quanto non cittadino statunitense o inglese e la cosa vi fa (giustamente) imbestialire così come fa imbestialire me, allora la soluzione del problema è TunnelBear, contro il content divide.
Trattasi di una VPN che permette a chiunque di accedere ad Internet con un IP inglese o americano, potendo così usufruire di quei servizi che non sono disponibili al di fuori di quel paese con una semplice modifica del DNS.
L’unica limitazione della versione con accesso gratuito è che si hanno a disposizione appena 500Mb al mese di navigazione, incrementabili sino a 1,5Gb/mese accettando un tweet o ancora, sborsando 4,99 dollari al mese, esso diventa illimitato.
TunnelBear è disponibile per il download gratuito sul sito ufficiale (per Mac e PC). Installato il programma che vi chiederà di autenticarvi (tranquilli, l’ho già fatto io) per poter caricare una nuova scheda di rete virtuale, vi chiederà un indirizzo email valido per inviarvi i codici di attivazione.
Ora, dopo esservi loggati con le credenziali e la password che avete inviato, potete avviare la nuova VPN col pulsante ON e decidere la nazionalità preferita.
Lanciato il processo, bisogna però prima chiudere Safari o altro browser, potrete navigare come se foste da tutt’altra parte del mondo semplicemente e quasi con la stessa velocità.
Buona navigazione!

Sincronizzare la Rubrica Indirizzi su più Mac

Dropbox, il noto servizio di archiviazione online, o meglio di sincronizzazione remota, ad oggi avrà probabilmente già superato i 30 milioni di utenti registrati, una cifra impressionante, ma comprensibile. Solo raramente però le potenzialità offerte da questo cloud storage gratuito vengono sfruttate appieno. Quello che voglio proporvi oggi è destinato a chi ha più di un Mac ed usa intensamente la Rubrica Indirizzi.
La comodità di poter sincronizzare la Rubrica Indirizzi del Mac con quella del cellulare è innegabile, ma avere sempre la rubrica aggiornata su ogni Mac è prerogativa di quei pochi privilegiati che pagano annualmente un account MobileMe.
L’esigenza di sincronizzare i contatti su più Mac, specialmente negli ambiti lavorativi, può essere appagata con pochi passaggi, ma per farlo occorre usare il Terminale.
Eugenio ha fatto da cavia, e io l’ho seguito felicemente a ruota.

Primo passo, se non l’abbiamo già fatto, è registrare un account Dropbox (partendo da QUI regalerete un po’ di spazio extra ai maccanici), poi bisognerà effettuare il download dell’applicazione Dropbox.app da installare sul Mac ed inserire i dati dell’account appena registrato.
Nella home del Mac comparirà la cartella magica Dropbox che ad ogni modifica verrà aggiornata in remoto, sia sui server di Dropbox Inc. (a San Francisco in California) che su ogni computer connesso ad Internet che abbia installato Dropbox.app con i nostri dati di accesso.

A questo punto è prevedibile che nella cartella Dropbox sarà possibile mettere, oltre alle mille cose di utilizzo quotidiano, anche la cartella di supporto che contiene i contatti della Rubrica Indirizzi. Tale cartella si trova in Home (l’icona della casetta) /Libreria/Application Support e si chiama appunto AddressBook, potremmo magari richiamarla con un alias per “ingannare” Rubrica Indirizzi.app… peccato però che il software non si lasci adescare da un “semplice” alias, ma richieda almeno un collegamento simbolico (in inglese symbolic link). E per creare un symbolic link bisogna utilizzare necessariamente il Terminale (o un software come MacDropAny, ma si perderebbe tutto il divertimento).
Ecco i pochi, semplici passi da effettuare per realizzare un sicuro meccanismo di sincronizzazione della Rubrica Indirizzi:

1) Chiudere tutte le applicazioni, specialmente quelle che potrebbero accedere alla Rubrica (iCal, Mail, Rubrica Indirizzi, ecc…)
2) Spostare (dopo averne fatto una copia di salvataggio e averla collocata altrove) la cartella AddressBook che si trova in Home/Libreria/Application Support in Home/Dropbox.
3) Lanciare il Terminale ed incollare questo comando ln -s ~/Dropbox/AddressBook/ ~/Library/Application\ Support/AddressBook
4) Attendere il termine dell’upload (cioè fino a quando l’icona di Dropbox torni a mostrare la spunta verde) e lanciare Rubrica Indirizzi.

Se gli indirizzi ci sono tutti significa che l’azione è andata a buon fine. A questo punto ogni Mac collegato al proprio account di DropBox avrà una copia della cartella AddressBook nella cartella “magica” di Dropbox.
Per attivare la sincronizzazione sugli altri Mac basterà spostare nel cestino la cartella AddressBook (che si trova in Home/Libreria/Application Support) e incollare il comando ln -s ~/Dropbox/AddressBook/ ~/Library/Application\ Support/AddressBook. E il gioco è fatto.

Si sconsiglia l’utilizzo simultaneo di Rubrica Indirizzi su più macchine, perché potrebbe creare qualche incidente di percorso durante la sincronizzazione. Per il resto la comodità è impareggiabile.

Ridurre le dimensioni del backup di Time Machine

Quando Apple crea strumenti potenti ed allo stesso tempo facili da usare, può risultare difficile intervenire in “opzioni banali”, o almeno giudicate tali dall’utente medio. In effetti gli sviluppatori di Cupertino impiegano parecchie energie a limitare le personalizzazioni dei software con la speranza di ridurre il rischio che i clienti meno avvezzi possano impostare parametri poco efficienti o addirittura controproducenti.
Il backup effettuato da Time Machine è molto più complesso di quello offerto da altri software più tradizionali: Time Machine aggiunge versioni modificate dei file fino a quando non riempie il disco, solo allora le copie più vecchie vengono eliminate (dopo un preavviso) recuperando lo spazio minimo necessario ad accogliere nuovi file.
I documenti vengono gestiti in maniera complessa, tramite l’utilizzo degli hard link, per risparmiare quantità enormi di spazio ed evitare inutili duplicati. Però questo non basta, perché a volte lo spazio occupato è ancora troppo, e con un po’ di impegno si può ancora ottimizzare il lavoro guadagnando longevità nella cronologia.
Consigliamo sempre di non escludere nulla dal backup, tuttavia qualche volta può essere profittevole liberarsi di intere cartelle che letteralmente sprecano spazio sul disco destinato all’archiviazione.
Si tratta delle cartelle come quelle di cache o della memoria virtuale (/private/var/vm/), ma anche alcune proprie dell’utente, come le Macchine Virtuali di Parallels, Fusion o VirtualBox, che ad ogni avvio di virtualizzazione implicano la duplicazione notevoli quantità di dati (interi pacchetti con i dischi immagine delle macchine). Recupererete così diversi GB di storie certamente ingombranti.
Per eliminare i vecchi backup inutili basta entrare nell’applicazione Time Machine, individuare la cartella da “purgare” e selezionare l’elemento con il tasto destro (ctrl+clic) spostandosi col puntatore su “elimina tutti i backup della cartella”.
Mentre per liberarsi dalla copia automatica di queste cartelle, sarà sufficiente lanciare Preferenze di Sistema e spostarsi nel pannello Time Machine, trascinando le cartelle da escludere definitivamente nella finestra Opzioni, dove c’è scritto “escludi questi elementi dai backup”.
Conosco persone che dopo queste semplici procedure hanno recuperato anche un centinaio di GB (uno di questi sono io), con piacevole sorpresa.
Arrivederci alla prossima!;-)

Le dimensioni contano

Disk Inventory X e GrandPerspective sono due applicazioni, piuttosto simili nelle funzioni come nell’interfaccia, che consentono di avere un colpo d’occhio rapido ed efficace sull’effettiva occupazione di dischi, in effetti volumi, o semplici cartelle.
In entrambi i casi, la durata della scansione dipende dalla dimensione del volume o della cartella in oggetto, dalla sua effettiva occupazione nonché dalla velocità del processore e dalla concomitanza di altri eventuali processi in corso ovvero il tutto può richiedere anche alcuni minuti. Al termine della scansione viene presentato un grafico in forma di mappa ad albero dal quale è possibile iniziare ad orientarsi per capire chi esattamente stia occupando spazio disco, dove ed in quale misura.
Se già la visione d’insieme non bastasse ad individuare gli eventuali colpevoli, si possono cliccare i vari elementi del grafico per sapere quali file rappresentino, dove questi siano collocati ed altri dettagli. Soprattutto con Disk Inventory X, e specialmente se si è attivata la finestra Informazioni, le informazioni sul file e sulla sua collocazione sono piuttosto articolate e possono essere lette con calma mentre si confrontano informazioni su altri file al solo spostamento del puntatore. GrandPerspective invece permette alternativamente o un’analisi rapida spostando il puntatore o solo la lettura dei dettagli di un file singolo.
Entrambi i programmi richiedono Mac OS X 10.3 o successivo e questo dovrebbe coprire la quasi totalità degli utenti Mac (OS X) attuali. Disk Inventory X è alla versione 1.0 mentre GrandPerspective è alla 1.3.3. Entrambi sono squisitamente gratuiti come d’altra parte gli sviluppatori non rifuggono da eventuali donazioni di denaro sonante. Tra i due, solamente GrandPerspective è presente su SourceForge.
L’utilizzo di questi programmi è consigliato innanzitutto a chi non si spiega come mai il suo disco sia già farcito oltre l’immaginabile. A proposito, fa sempre bene ricordare che le prestazioni di un disco cominciano a decadere quando la percentuale di spazio occupato supera il 50% e degradino notevolmente quando questa percentuale si avvicina al 90% per aprire le porte del Male con valori superiori (a buon intenditor…). Allo stesso tempo l’utilizzo di queste applicazioni dovrebbe essere effettuato da chiunque a cadenze più o meno regolari per controllare che non siano presenti oggetti smarriti ed ingombranti o inutili rimanenze di chissà quale applicazione. Si potrebbe ad esempio scoprire che il carissimo, in tutti i sensi, programma di aggiornamento del navigatore conserva gelosamente ogni passato aggiornamento di vari GB, per un totale di alcune decine di GB nascosti in una sottocartella della Library…

Chi è senza peccato…

TorrentDam è un piccolo software che permette la ricerca di file torrent su più siti in contemporanea, arrivato alla versione 3.0 apporta delle migliorie tra le quali l’aggiunta di motori di ricerca come Kickass e Sumo Torrent e l’aggiunta del browser Google Crome.
Il programma richiede Mac OS X 10.4 o successivi e gira su Mac PPC e Intel. Interfaccia microscopica e gradevole, si installa, dopo averlo scaricato gratuitamente dal sito ufficiale, con un veloce Drag and Drop… così sarete pronti subito ad infrangere la legge… o no?
Facciamo un piccolo excursus sui file torrent, poi ci addentreremo nell’argomento più spinoso del lecito e non.
Il torrent è un protocollo Peer to Peer che consente la distribuzione e la condivisione di file mediante la rete (la condivisione NON è un reato), i file originali che si vogliono condividere vengono spezzettati in tanti piccoli frammenti (qui sta il trucco! ) che verranno inviati a chi li richiede, una volta che tutti i frammenti di un file vengono scaricati il file viene ricomposto nel computer del destinatario. Il vantaggio è che in questo modo è possibile scaricare i frammenti di file di cui necessitiamo da più fonti, frammenti che a nostra volta siamo obbligati ad inviare a chi ne ha bisogno.

Piccolo vademecum dello scaricatore di file torrent:
1. I Peers: sono coloro che stanno scaricando un file ma non lo hanno scaricato completamente, i peers condividono i frammenti di quel file che per il momento posseggono.
2. I Seed: sono coloro che hanno diffuso il file originale o che lo hanno scaricato completamente, i seed sono molto importanti in quanto solo loro possono fornire informazioni su tutti i frammenti che compongono quel file e ovviamente solo loro hanno tutti i frammenti.
3. Il Tracker: è un server centrale che svolge il ruolo di smistatore, il tracker infatti coordina le richieste degli utenti che stanno cercando di scaricare dei file e fornisce informazioni su chi ha i frammenti che servono, Il Tracker non contiene i file che vengono condivisi e i file non transitano attraverso di lui.
4. I file torrent: sono dei piccoli file con estensione torrent che non contengono il file da scaricare ma solamente delle informazioni su di esso, come ad esempio tutti i frammenti nel quale è stato diviso il file originale oppure l’indirizzo del Tracker da contattare.


Semplificando il concetto: quando un utente decide di scaricare un file viene contattato il tracker che gli indica da chi scaricare i frammenti del file, man mano che ogni frammento viene scaricato viene anche condiviso con gli altri, quando tutti i frammenti vengono scaricati il file viene ricomposto e automaticamente quell’utente diventa un Seed di quel file.

Uno dei principali vantaggi dei torrent è l’elevata velocità alla quale è possibile scaricare file di grosse dimensioni (tipo film, discografie complete, ecc…).
Bene, tutto chiaro? Ora il fatto di poter scaricare con un programma gratuito, pezzettini infinitesimali di grandi file in condivisione GRATUITA, mi fa pensare… ma è una cosa eccezionale! Costruiamo subito una statua a quel genio che ha inventato il tutto!
Poi mi fermo e penso: se fossi Madonna (quella che canta, sì) oppure Tornatore, o anche il proprietario della Buena Vista, sarei preoccupato che a qualche mascalzoncello venisse l’idea di digitare una ricerca di una mia canzone o di un mio film? I miei diritti d’autore in questo caso chi me li paga? I milioni di euro che ho speso per produrre “quel film” chi me li rifonde se è tutto gratis?
Ho in mente un’ultima domanda, la più importante, forse: se possiedo un computer e scarico un’applicazione gratuita che mi permette di scaricare in condivisione qualsiasi file un utente voglia condividere… tra i filmini delle vacanze della famiglia Rossi e Titanic… cosa sceglierò? E voi?

Spedire mail sicure con il Mac

La comunicazione via mail, come tutti sanno, è basata sul protocollo SMTP (Simple Mail Transfer Protocol), un sistema “semplice” che, appunto, non consente una comunicazione sicura: in altre parole, tutto il contenuto del messaggio viaggia in chiaro lungo le linee digitali. Non solo, ma rimane conservato sui server del provider per anni!!! (meditate gente… meditate) Il sistema GPG si propone di risolvere questo problema, criptando e decriptando i messaggi spediti e ricevuti.
Da buon Maccanico alle prime armi, proverò a spiegarvi come.

Principio base di funzionamento
Il meccanismo si basa sulla creazione e sull’uso di un set di due chiavi: una chiave pubblica (pub), da diffondere e pubblicare, e una chiave privata (sec), da custodire con grande cura. Le due chiavi sono generate dal sistema con un’unica operazione, utilizzando degli algoritmi matematici. Senza scendere troppo in dettaglio, ci basta sapere che GnuPG (The GNU Privacy Guard) è il progetto GNU che si occupa dello sviluppo di OpenPGP.
Ogni utente, dicevamo, avrà quindi un proprio set di chiavi. 
Ecco come funziona…L’utente A vuole spedire una mail all’utente B; la mail contiene tutte le rivelazioni sulle notti alcoliche dei Maccanici genovesi, con tanto di foto compromettenti allegate! Capirete bene! È meglio che non cada nelle mani sbagliate. Per fortuna, A e B sono entrambi in possesso di una coppia di chiavi GPG. E si sono scambiati le reciproche chiavi pubbliche (e solo quelle!).
L’utente A scrive il messaggio, vi appone la propria firma univoca, e all’atto di spedirlo ne cripta il contenuto usando la chiave pubblica di B. Tale messaggio potrà essere decifrato solo usando la chiave privata di B. 
La chiave privata di B è (per ipotesi) posseduta esclusivamente da B, il quale deve evitare di condividerla o perderla. In tal modo, solo il legittimo destinatario è in grado di leggere il contenuto del messaggio. 
In altro modo possiamo semplificare così. La chiave pubblica di B è come una cassaforte che può essere liberamente consegnata ad A.
L’utente A scrive la lettera, prende il foglio (lo firma) e lo chiude nella cassaforte. Adesso la cassaforte (di B) può essere fatta viaggiare in tutto il mondo, in modo sicuro, poiché solo B è in possesso della chiave, ovvero del codice che la potrà aprire, e avrà anche la possibilità di controllare se la firma di A è autentica.
Ma attenzione: il meccanismo è sicuro nell’ipotesi in cui le chiavi private non vadano perse o condivise; in tali casi, il meccanismo crolla!

Cosa ci serve:
– un programma di posta adatto: Mail o Thunderbird, per esempio.
GPGTools, 18,7 MB. Lo si scarica da qui: http://www.gpgtools.org. Con un doppio click su GPGTools.pkg ci chiede la password da amministratore e in solo colpo installiamo in Mac OS X il sistema di cifratura OpenPGP, i plugin aggiuntivi per Mail (per Thunderbird installare anche il plugin Enigmail), il pannello GPGTools nelle Preferenze di Sistema e infine il programma GPG Keychain Access.
-ovviamente gli strumenti (programma di posta, Pgp) devono essere installati sia da chi spedisce che da chi riceve.
Adesso che facciamo?

1) Creiamo il nostro set di chiavi: avviamo l’app “GPG Keychain Access”. In alto a sinistra c’è un simbolo della chiave con la scritta New. Un clic e inizia la creazione, il vostro Big Bang! Il programma vi avvisa: Generate a new key pair (state per generare una coppia di chiavi). Lasciate pure impostato il tipo su RSA default e la lunghezza a 2048. Se volete, potete dare una data di scadenza alla chiave, come per le mozzarelle (ma non è indispensabile). In Full Name scegliete se mettere il vostro vero nome o il vostro nick. Poi l’indirizzo mail associato e c’è spazio per un commento (facoltativo!). Scegliete con cura perché queste impostazioni (esclusa la data di scadenza) non saranno modificabili (almeno nei miei tentativi fatti… NdA). Siete pronti? ok, cliccate su “Generate Key”: una finestra consiglia di compiere delle azioni nel frattempo, al fine di migliorare l’interazione con il generatore di numeri casuali che lavora in background. L’altra finestra invece vi chiede una PASSPHRASE (che non è la password da amministratore). Più è lunga e complessa, più sicura sarà la vostra cassaforte. La data di nascita dei vostri figli oppure forzabrasile non lo è, mai! Inserite di nuovo la passphrase e date l’ok.
Ecco! Nella finestra dell’applicazione è apparsa la vostra coppia di chiavi. Nella colonna Tipo c’è scritto sec (ovvero secure), identifica la vostra chiave privata da custodire gelosamente.
Nella colonna ShortID c’è il numero univoco che la identifica. Adesso clic su Export e salvate la vostra chiave pubblica (solo quella) in un file ascii (“ShortID”.asc)

2) Aprite Mail. Sotto l’intestazione è apparsa una riga PGP. Create un nuovo messaggio a cui allegate il file .asc, cioè la vostra chiave pubblica. In pratica state inviando la “cassaforte” al vostro amico. Lui a sua volta userà GPG Keychain Access, tasto Import, e salverà così la vostra chiave pubblica sul suo Mac. Il primo passo è fatto, ora inizia il divertimento. (memo: dopo aver importato la chiave pubblica, è opportuno fare dal menu Messaggio > OpenPGP > AGGIORNA LE CHIAVI; oppure chiudere e riaprire Mail)

3) Il vostro amico, a sua volta, apre Mail per rispondervi, ma questa volta nella finestra del nuovo messaggio, metterà un flag su “Firmato” (per garantire la propria identità) e su “Cifrato”: nel menu a tendina sulla destra sceglierà la vostra chiave pubblica precedentemente importata. Finisce di scrivere il corpo del messaggio, di mettere gli allegati e quindi vi invia la mail criptata, chiusa nella “vostra” cassaforte.

4) Ecco, vi è arrivata una nuova mail, la selezionate, una riga con un bel lucchetto vi dice: “Questo messaggio è stato cifrato con PGP” e vi appare una finestra che chiede la vostra Passphrase, ovvero l’unica chiave che permetterà di leggere la mail. inseritela… et voilà! La cassaforte vi svela il contenuto: i nomi e la foto de iMaccanici ubriachi, addormentati con la testa sul tavolino… che figura!

Facile no? 
Qualcuno di voi, spero perdonerà la sintesi e la superficialità di questo tutorial. Poche righe per spiegare il “meccanismo” e le istruzioni minime per iniziare ad usarlo. Servirà invece da stimolo per chi, più curioso, vorrà approfondirne aspetti importanti, come ad esempio la ricerca o l’upload delle chiavi pubbliche sui “server delle chiavi”. A questo indirizzo potrete cercare e scaricare la chiave pubblica nientemeno che di Steve Jobs e usarla: “Caro Steve, ti scrivo dal mio Mac…”

Buone mail sicure a tutti!

Processi, priorità e prestazioni

Tra i principali motivi del successo di UNIX c’è senza dubbio la capacità di multitasking reale; ovvero la possibilità, da parte del Sistema Operativo, di far girare contemporaneamente numerose applicazioni.
Questo vale logicamente anche per Mac OS X, Sistema Operativo di derivazione UNIX, della famiglia BSD. Se apriamo Monitoraggio Attività (si trova in Applicazioni/Utility) possiamo notare che ogni programma, applicazione, comando che si lancia e ogni servizio attivo sul Sistema da origine a uno o più processi a cui viene assegnato un numero che lo identifica univocamente, chiamato IDP (IDentificator Process).
Un processo consta di codice eseguibile, posizione di esecuzione, dati gestiti, file aperti, ambiente di esecuzione e credenziali. Ogni processo, tranne kernel_task (a cui corrisponde l’IPD 0), è generato da un’altro processo di cui si definisce il PIPD (Parent IPD). Si parla quindi di processo padre (parent) e processo figlio (child).
Ogni processo ha una priorità preassegnata, con un valore che varia tra -20 e 20 e che determina quanta CPU time rispetto agli altri il Sistema dovrà dedicargli. La priorità preimpostata di un task è 0 (-20 è considerata la massima priorità); questo valore può essere modificato attraverso il Terminale, ma bisogna usare il comando renice, avere una certa dimestichezza e risalire all’ID del processo.
La vivace software house Eosgarden di Losanna offre una piccola applicazione gratuita in grado di gestire i processi dei programmi per Mac OS X su un livello più avanzato e con la possibilità di assegnare priorità a ciascuna separatamente.
Il nome dice praticamente già tutto: ProcessRenicer. Una volta lanciato il programma verrà visualizzato un elenco di tutti i processi in esecuzione e ad ognuno sarà possibile decidere la priorità, dando al Sistema il compito di allocare le risorse in base alle proprie esigenze.
La grafica dell’interfaccia è fortemente ispirata allo strumento di Apple, ma le informazioni fornite sono numerosissime ed interessanti, anche per chi vuole solo curiosare senza toccare nulla, ma soprattutto per chi ha la capacità di intervenire con sapienza su questi valori.
ProcessRenicer è disponibile gratuitamente per il download dal sito dello sviluppatore e richiede un Mac con processore Intel e Mac OS X 10.6 o successivi.
Sempre sul sito di Eosgarden è possibile approfittare dei numerosi progetti Open Source e freeware molto interessanti, che rispecchiano ognuno l’indiscussa qualità svizzera nella realizzazione di software.