Chi i brani in iTunes non li compra soltanto, ma li importa dall’analogico, li scarica più o meno legalmente, o in qualche modo li crea a modo suo, può ritrovarsi nel tempo con tracce musicali dal volume più basso del normale e magari dovrà affrontare la regolazione manuale per ogni brano, con l’utilizzo di software di audio editing costosi, o difficili da usare se gratuiti.
Denys Yevenko, già famoso su Windows per MP3 Cutter Joiner, ha recentemente rilasciato una piccola, ma potente applicazione, per l’editing rapido dei brani in formato Mp3 e AAC/M4a (i formati audio compressi supportati da iTunes).
Smart Gain permette (con un semplice clic del mouse) sia di normalizzare automaticamente il livello del volume di tutti i file audio, che di amplificare un’intera traccia registrata a volume basso o un suo particolare frammento senza modificare il livello complessivo del volume del file.
L’unica finestra del software, seppur piacevole nell’aspetto, sente il peso di uno sviluppo ancora acerbo su Mac (mancano le abbreviazioni da tastiera più comuni come Command+A o la barra spaziatrice per il Play) eppure l’efficacia del programma merita particolari apprezzamenti, addirittura si possono trascinare intere Playlist da iTunes ed effettuare in batch modifiche e salvataggi. La cosa più straordinaria è che Smart Gain modifica il volume dei file senza convertirli, promettendo di mantenere inalterata la qualità originale. Di conseguenza vengono preservati tutti i metadati e le copertine dei brani.
I livelli del volume sono rappresentati visivamente con la classica forma d’onda per individuare rapidamente le tracce che necessitano di un intervento. Dispone inoltre di un player integrato, rendendo il pre-ascolto semplice e immediato.
Smart Gain, prodotto da X-WAVE, costa 9,95 dollari ed è disponibile per il download in versione Trial, che permette la modifica di 15 tracce, poi bisogna pagare. Una piccola ingenuità dello sviluppatore è che all’esaurimento della demo basterà un piccolo intervento, nemmeno troppo astuto, per ricominciare daccapo o rimandare la scadenza della Trial a mai (ma questo non ve lo dico).
Categoria: Tips e Tutorial
Portatili fine 2008 con 8GB di memoria Ram
La scoperta arriva da OWC, ed in pochi giorni ha fatto il giro del mondo: grazie ad un aggiornamento del firmware, alcuni MacBook e MacBook pro che supportavano fino ad un massimo di 6GB di memoria, potranno normalmente utilizzare anche 8GB di Ram (due banchi da 4GB).
Tutto ebbe inizio negli ultimi mesi del 2009, quando Apple rilasciò un aggiornamento dell’EFI per risolvere problemi relativi al lettore ottico, ma secondo diversi esperti, in maniera del tutto silenziosa, Apple avrebbe modificato nelle settimane successive questo aggiornamento, includendo importanti migliorie, tra cui la gestione migliore della Ram nei portatili, senza pubblicare alcuna nota relativa all’update.
Questa notizia è rimasta segreta fino ad ora poiché la modifica di questo aggiornamento del firmware non viene segnalata automaticamente dall’utility di Aggiornamento Software dei MacBook e MacBook pro interessati.
Il nuovo firmware può essere scaricato da questi link:
MacBook pro (MacBookPro5,1): MacBook Pro EFI Firmware Update 1,8 (download)
MacBook (MacBook5,1): MacBook EFI Firmware Update 1,4 (download)
e può essere installato sui seguenti portatili Apple:
● MacBook 13.3″ 2.0GHz e 2.4GHz
● MacBook Pro 15″ 2.4GHz (tutti)
● MacBook Pro 15″ 2.53GHz modello con slot ExpressCard (fine 2008)
● MacBook Pro 15″ 2.8GHz modello con slot ExpressCard (fine 2008)
È importante controllare prima in Apple System Profiler che la versione della BootROM sia la MB51.007D.B03 per i MacBook e la MBP51.007E.B05 per i MacBook Pro.
Le fonti di questo articolo sono diverse, ma il contenuto non cambia.
Cosa ne pensate, qualcuno lo ha fatto? Nel My Store di Cagliari affermano che i modelli in questione supportano al massimo 6GB, dovranno ricredersi?
Avi, flv e altro in iTunes, con audio sincronizzato
iTunes, croce e delizia per molti Mac User, è il player ufficiale di Apple per riprodurre, organizzare e acquistare file multimediali con il proprio Mac (e PC). Cosa rende iTunes particolarmente unico? Oltre all’accesso a Ping o iTunes Store (per scaricare musica, film, software, audiolibri e podcast) il player offre vantaggi straordinari grazie alla funzione AirTunes disponibile con le piccole basi wireless Airport Express.
AirTunes prende la musica dalla libreria iTunes sul computer e la trasmette in modalità wireless a qualsiasi stereo o set di altoparlanti della casa. È sufficiente collegare AirPort Express a una presa di corrente vicino agli altoparlanti e collegare questi ultimi con un comunissimo cavo audio.
Un’idea efficace e geniale, se non fosse che molti di noi non dispongono di una carta di credito sufficientemente carica per comprarsi tutti i film desiderati su iTunes Store. Chi ha una collezione di DVD può convertirla per iTunes grazie a vari programmi gratuiti, ma chi ha una discreta quantità di filmati .avi (i famosi DivX scaricati in rete) e non ha sufficiente tempo o spazio per convertirli tutti in MP4 (con relativa perdita di qualità) è costretto a rinunciare e usare un altro player.
Cosa occorre quindi per copiare filmati .avi (ma anche altri formati) in iTunes, risparmiando tempo e spazio, senza convertirli e senza generare documenti altrettanto pesanti?
Solo un paio di freeware e qualche secondo: rimarrete meravigliati!
Innanzitutto un codec che permetta a QuickTime di riconoscere gli .avi (Perian.org), una volta installato accertiamoci che QuickTime riproduca correttamente i filmati DivX. Poi serve un software per salvare i file .avi in formato .mov, ma come filmati di riferimento non come documento indipendente. Oltre a poter usare QuickTime 7 Pro o MpegStreamclip, è possibile scaricare l’ottimo QT Sync, che permette anche di spostare l’audio mal sincronizzato e rendere migliore la fruibilità del filmato.
A questo punto abbiamo tutto il necessario. Apriamo il file .avi con QT Sync, verifichiamo che audio e video siano allineati e salviamolo come filmato di riferimento .mov in una apposita cartella (Command+Shift+S) che quando avremo riempito con i nostri leggerissimi .mov potremo trascinare nel pannello Film della libreria di iTunes.
A questo punto sarà possibile buttare i file .mov appena creati (una copia verrà eseguita in pochi istanti nella Libreria di iTunes), ma è importante ricordare che i file originali (mpeg, flv o avi) dovranno rimanere sempre nel loro hard disk (meglio se al loro posto e con lo stesso nome) poiché è da li che iTunes attingerà al contenuto dei file .mov appena importati.
Buona visione e ricordate di non scaricare materiale protetto da copyright.
I migliori DNS per ognuno di noi
Forse non tutti sanno che quando si digita il nome di un sito (per esempio www.81solutions.com) in realtà non si visita che il contenuto offerto dal server che occupa un semplice numero IP (per esempio 78.136.16.137). Il nostro Internet provider (Telecom, Fastweb o chi per esso) si occupa di convertire il nome in un indirizzo IP e lo fa utilizzando il sistema dei nomi a dominio, internazionalmente riconosciuti come Domain Name System (DNS) e può essere a volte la causa di una navigazione lenta, con molta latenza o semplicemente poco reattiva.
Ma non finisce qui, affidandosi ciecamente ai DNS forniti dal proprio ISP, se ne accettano inconsapevolmente i pro e i contro, come il blocco a piacimento di alcuni siti (anche per scopo commerciale) o la ricerca forzata presso i loro motori quando si sbaglia a digitare un indirizzo web.
A questo punto, senza addentrarci troppo in spiegazioni tecniche (anche perché si correrebbe il rischio di affermare inesattezze) è il caso di impegnarci a trovare i DNS migliori, e cioè quelli che garantiscono una maggior velocità di accesso alle varie pagine web.
Esistono alcuni software gratuiti per effettuare il test dei numerosi DNS (compresi quelli preimpostati dal nostro ISP) e confrontare le loro prestazioni, ma l’applicazione che abbiamo scelto è Namebench, attualmente alla versione 1.3.1 per Mac OS X e per Windows.
Namebench è disponibile gratuitamente per il download dal sito ufficiale, e si presenta come applicazione stand-alone da installare con un drag and drop. È sufficiente lanciare l’applicazione, cliccare sul tasto Start ed attendere il responso al termine della lunga operazione di benchmark.
Alla fine del test (scandagliando oltre 4500 server) i risultati verranno visualizzati in una finestra del browser (è un file html temporaneo) con la classifica delle prestazioni ottenute dai vari DNS interrogati (quelli situati ad inizio lista sono quelli con il miglior tempo di risposta), la configurazione consigliata, ed inoltre verrà visualizzato in grande quello assolutamente migliore rispetto agli altri.
A questo punto sarà possibile impostare i DNS preferiti direttamente dal pannello Network nelle Preferenze di Sistema per ogni computer, oppure (se possibile) impostare manualmente i DNS nel proprio router, evitando di dover modificare la configurazione per ogni dispositivo collegato alla propria rete.
Sostituire l’hard disk dell’Apple TV
Il fastidio più comune dell’Apple TV è che il disco rigido è troppo piccolo. I film scaricati da iTunes Store pesano circa 1,5 GB, e una registrazione TV della durata di un’ora è di circa 500 MB. Un hard disk da 40GB, come quello della Apple TV, prima versione, che ti dà solo 33 GB o giù di li, di effettivo spazio di archiviazione, si riempie in fretta, soprattutto se si desidera anche per archiviare musica e foto.
Ho dunque deciso di effettuare un aggiornamento del disco rigido di Apple TV, visto che la nuova Apple TV, che sulla carta dovrebbe renderti fruibile istantaneamente tutta la libreria di iTunes, non solo non si trova ancora negli store, ma comunque, tramite il Wi-Fi non consente di fruire completamente dei contenuti multimediali posti sul proprio Mac.
In fondo sostituire l’HD dell’Apple TV non è poi così difficile, molti siti web hanno scritto in merito alla procedura. Il processo invalida la garanzia, e richiede alcuni componenti hardware per lo smontaggio e alcuni passaggi attraverso il Terminale. La garanzia della mia Apple Tv è scaduta da diversi mesi…
Un primo limite dell’Apple TV è che il drive interno non è un SATA da 2,5 pollici, come quelli utilizzati in tutti i portatili più recenti di Apple, ma piuttosto un ATA da 40 GB 4200 rpm e 2MB cache. Questo è l’unico prodotto di Apple, oltre l’iPod di 5a generazione, che ancora utilizza lo standard ATA. Così ho dovuto abbassare il tiro e anziché un disco SATA da 500 GB a 7200 RPM carrozzato con un bel po’ di cache, mi sono dovuto accontentare di un disco ATA da 360 GB a 5400 rpm. Ho acquistato un Western DigitalBlue Skorpio da 320 Gb 5400rpm, 8MB di cache, che è pubblicizzato come a basso consumo e cool-running, caratteristica auspicabile dato che la Apple TV sviluppa calore durante l’uso.
…SegueCome smontare
Apple non ha reso difficile smontare l’unità. L’ostacolo più grande, ed è più un fatto psicologico che fisico, è che la gomma posta alla base, che copre l’intera parte inferiore del Apple TV è fissata tramite un adesivo, una volta che si rimuove, la paura è che non aderisca più bene. Funzionalmente, però, questo non è un gran problema, terminato l’aggiornamento, la Apple TV poggia perfettamente sulla parte superiore del piede di gomma, anche se non è fissata in modo permanente.
Per eseguire un intervento chirurgico sull’hard-drive dell’Apple TV occorre rimuovere otto viti sul lato inferiore della macchina; avrete bisogno di un paio di cacciaviti Torx.
Le prime quattro viti sono poste ai quattro angoli della base, si raggiungono sollevando semplicemente ogni angolo, e tirandolo leggermente indietro; si rimuovono con un cacciavite Torx 10. Questa operazione consente di staccare la parte inferiore della Apple TV dal resto dell’apparecchio, se tutto quello che vogliamo fare è guardare dentro, ora è possibile sollevare la parte inferiore a guardarci.
Due consigli: Primo, mettere un asciugamano o un piano morbido sotto l’Apple TV per evitare di graffiare la faccia superiore dell’unità. Secondo, ricordarsi l’esatta provenienza delle viti per rimetterle nello stesso posto da dove son state tolte, infatti le due viti più vicine alla parte anteriore della Apple TV sono più lunghe rispetto alle due poste sul lato posteriore.
Per rimuovere l’hard disk, che è collegato alla base, bisogna rimuovere prima quattro viti, che purtroppo non sono negli angoli, ciò significa che bisogna sollevare ancora di più il piede adesivo. Tuttavia, l’unità si trova a filo con il bordo anteriore della Apple TV, quindi non è necessario rimuovere tutto il piede, appena un po’ più indietro di circa tre centimetri, fino a vedere tutte e quattro le viti del disco rigido. L’utilizzo di un cacciavite Torx 8 consentirà la rimozione di queste.
Sollevando la parte inferiore della Apple TV ci si accorgerà che il disco rigido, pur essendo svitato, non è del tutto libero. Questo perché c’è un cuscinetto adesivo che lo mantiene in posizione, una leggera trazione dovrebbe rilasciarlo via.
È necessario anche rimuovere un piccolo pad adesivo dalla parte anteriore dell’unità. Entrambi sono riutilizzabili, in modo da poterli mettere sulla nuova unità all’atto dell’installazione.
Staccare il cavo del connettore ATA dal disco e passare alla fase successiva.
Preparare la nuova unità
La prima cosa da fare è collegare il disco originale dell’AppleTV al Mac per poterne copiare il contenuto.
Dal momento che l’unità è un drive standard da 2,5 pollici ATA, è sufficiente collegarlo con l’uso di un qualsiasi supporto esterno in genere basta un cavo adattatore, come il più recente Universal Drive Adapter, funzionerà.
nel mio caso ho utilizzato un alloggio ATA di un vecchio case portatile per HD da 2,5 pollici, ma in mancanza di questo è possibile acquistare un cavo adattatore MacAlly da 2,5 “USB 2.0 External Storage Enclosure Mac, che costa una decina di euro.
Suggerimento:
Quando nel Finder si attivano i volumi dell’Apple TV, Spotlight vorrà diligentemente indicizzarne il contenuto tendendo a creare un file indice su ciascuno di essi. Non sappiamo se questo file comprometta qualcosa, ma è meglio che non ci sia. Ho usato Spotless per disabilitare i volumi del vecchio disco e di quello nuovo, al fine di cancellare tutti i file che Spotlight potrebbe creare sui dischi (quello vecchio e poi quello nuovo appena montato). Ma si può anche trascinare ogni volume sulla lista Privacy nel pannello delle Preferenze di Sistema di Spotlight, che dovrebbe impedire l’indicizzazione di quei volumi, sempre che questa opzione ogni tanto funzioni.
Una volta che l’HD di Apple TV è connesso al Mac, compariranno due nuovi volumi sulla Scrivania del Finder (se le preferenze sono configurate così): OSBoot e Media. Ma l’unità ha in realtà altre partizioni.
Lanciando dal Terminale il comando diskutil list è quindi possibile scorrere la lista dell’Apple TV, vedendo qualcosa di simile:
Per copiare il disco originale di Apple TV e creare un file immagine sul disco rigido del Mac per poi duplicare l’immagine sul nuovo disco rigido dell’Apple TV, basta seguire i seguenti passaggi:
1. Verificare che soul Mac ci siano almeno 37GB di spazio libero sul disco rigido per memorizzare temporaneamente i file di immagine;
2. Nel Terminale lanciare il comando: diskutil list troveremo nell’elenco il disco fisso originale di Apple TV: attenzione a dove c’è scritto / dev / disk # (il mio, riportato più sopra, è / dev/disk4, ma il tuo potrebbe essere disk2, disk3, o un altro numero);
3. Digitare nel Terminale: dd if=/dev/disk# of=/Users/Desktop/AppleTVImage.dmg bs=1m dove /dev/disk# (nel mio caso è 4) è stato identificato nel passaggio precedente. Il comando crea un file immagine il cui nome è: AppleTVImage.dmg sul Desktop;
4. Siccome il processo copierà un MB per volta, questo sarà lunghissimo nel copiare ogni blocco dei 40GB (a me ci ha messo tutta la notte);
5. Quando il processo è completato, espellere i due drive che compaiono soul desktop. Media e OSBoot, in questo modo disconnettiamo dal Mac il drive originale di Apple TV;
6. Connettiamo, allo stesso modo del precedente, il nuovo HD al Mac, ci segnalerà che non è formattato e vuole inizializzarlo, ignoriamo la richiesta, cliccando su ignora;
7. Usiamo diskutil list di nuovo, ancora per sincerarci del numero del device del nuovo HD;
8. Usando nuovamente il comando dd per copiare l’immagine che abbiamo create sul nuovo HD: dd if=/Users/Desktop/AppleTVImage.dmg of=/dev/disk# bs=1m
dove al posto di # è necessario porre il numero di device che abbiamo rilevato col comando di cui al punto 7;
9. Aspettiamo e quando il processo è terminato, il disco sarà nuovamente montato sul nostro desktop. Compariranno le icone di Media e di OSBoot del nuovo HD di Apple TV.
Note:
a) Come ho già detto, la procedura di cui sopra può richiedere molto tempo, dal momento che si stanno copiando tutti i blocchi due volte (una volta dal disco originale per creare l’immagine del disco, ed un’altra volta per copiare l’immagine del disco sul nuovo HD). Per esempio, la copia dal disco originale per creare il file immagine sul mio Mac ha impiegato poco più di otto ore, la copia del file di immagine sul nuovo disco ci ha impiegato qualche minuto.
b) Se si riesce a collegare entrambi i dischi, vecchio e nuovo, contemporaneamente, la procedura di duplicazione è un po’ più semplice, dal momento che è possibile copiare il vecchio disco direttamente su quello nuovo. Dopo aver usato “diskutil list” per trovare il numero dei dispositivi di ogni unità, si utilizza il seguente comando terminale: dd if=/dev/disk# of=/dev/disk# bs=1m dove il primo disco # è il numero del dispositivo originale Apple TV disco e il secondo disco # è il numero della nuova unità. Questo dovrebbe ridurre il tempo complessivo di copia a metà.
A questo punto, è possibile eliminare il file AppleTVImage.dmg dal disco rigido del Mac. Tuttavia, sarebbe opportuno conservare l’immagine per un po’, giusto in caso che qualcosa vada storto durante i prossimi passi, ma comunque io ho conservato intatto l’HD di 40 GB originale.
Il Ripartizionamento
Si potrebbe pensare che, una volta ultimati i processi descritti sopra, siamo pronti per collocare il nuovo disco in Apple TV, ma c’è un problema: le partizioni del nuovo disco sono esattamente le stesse dimensioni di quelli dell’originale. In altre parole, appena compiute le operazioni di duplicazione del vecchio HD dell’Apple TV, il nuovo HD, nonostante sia più capiente, sembra invece essere un disco da 40 GB.
Se chiedi info sulla nuova partizione Media e scoprirai che non è più di 40 GB. Dove si trova quello spazio in più?
È li, ma non è (ancora) in uso. È dunque necessario ripartizionare il disco in modo da riordinare i segmenti del drive e fare in modo che la partizione di Media comprenda lo spazio aggiuntivo.
Ho utilizzato iPartition di Coriolis Systems. Dopo aver lanciato iPartition e scelto la nuova unità dalla lista delle unità, verrà visualizzato un grafico a torta che mostra le partizioni del disco, tra cui tutto lo spazio inutilizzato in grigio. È sufficiente trascinare il bordo della “parte” Media della torta in modo che esso comprenda tutta quella zona grigia e quindi fare clic sul pulsante Conferma (Go) nella barra degli strumenti. In pochi secondi, la partizione Media sarà della sua dimensione giusta. Questo è solo perché non c’erano dati su questo spazio libero, non c’è nemmeno la necessità di preoccuparsi, più di tanto,di perdere dati. Generalmente è uno dei rischi che si corrono nella ripartizione di un disco.
Prima…
e dopo…
Meno male!
La partizione di media dovrebbero riapparire nel Finder; chiedi Info su di esso per vedere la sua nuova dimensione più ampia.
Nel mio caso, quasi 318,54 GB.
Mettere di nuovo insieme
Ora è il momento di riassemblare l’Apple TV, un processo abbastanza indolore. Innanzitutto, collegare il cavo ATA per la nuova unità. Poi mettere le due piastre adesive sul disco nella posizione in cui si trovavano sul disco originale, il pad piccolo va in nell’angolo in basso a destra.
Premere delicatamente il disco contro la piastra inferiore della Apple TV, in modo che l’unità si allinei con le quattro viti di fissaggio e i fori sulla piastra inferiore.
Collegata l’alimentazione di AppleTV e i cavi di collegamento, l’Apple TV è ripartita perfettamente ed ecco come appare tramite iTunes…
Risoluzione di eventuali problemi:
Se malauguratamente non dovesse ripartire normalmente, non bisogna allarmarsi, dovrebbe riprendersi (a prescindere dal fatto che la nuova unità funziona subito). Consiglio di utilizzare la funzionalità di ripristino della TV di Apple per reimpostare la Apple TV e farla ritornare alla sua configurazione originale. Ciò significa che si dovrà passare attraverso il processo di installazione ex-novo ed anche la sincronizzazione dei file multimediali, ma il processo di ripristino assicura che la nuova unità torni come nuova.
Per eseguire un ripristino, tenere premuto il Menu e in dietro e (-) contemporaneamente per circa sei secondi, la luce dell’Apple TV inizia a lampeggiare, si spegne e si riaccende. Comparirà la schermata di selezione della lingua e poi la Apple TV con schermata di recupero.
Selezionare il ripristino della configurazione di fabbrica e premere il pulsante Play, confermare la selezione e procedere. Il ripristino ha inizio, durerà solo pochi minuti, mentre una finestra di avanzamento sullo schermo accompagnerà l’intero processo. Una volta completato il ripristino, la Apple TV si riavvia, il filmato di avvio iniziale sarà come sempre fantastico e il processo di installazione avrà inizio.
Una volta completata l’installazione, dal menu Impostazioni dell’Apple TV scegliere Informazioni, la capacità deve ora riflettere la maggiore dimensione del disco nuovo!
Si dovrebbe anche vedere questa nuova, di dimensioni maggiori nella schermata di riepilogo di iTunes TV display Apple. Ad esempio, qui è mia solo dopo aver avviato la sincronizzazione.
Federico Righi — SuperMac
Modificare l’intervallo di backup di Time Machine
Fin dall’introduzione di Leopard, Time Machine è impostato di default con un intervallo di tempo di un’ora tra un backup e l’altro. A Stefan Klieme l’impossibilità di modificare questo valore non è mai andata giù, per cui ha realizzato già nel 2007 un programma per modificare questo intervallo e altre cose.
TimeMachineScheduler disabilita infatti la funzione automatica di copia dei file di Time Machine prendendo personalmente il controllo, per regolare a seconda delle proprie esigenze la distanza di tempo del backup, con intervalli da 1 a 12 ore, fino a disabilitarla completamente. È inoltre possibile impostare l’applicazione affinché esegua il backup al login o ad ogni accensione del computer.
Una volta lanciato TimeMachineScheduler e modificati i valori, non sarà più necessario riaprire il software fino a quando non si deciderà di cambiare nuovamente le impostazioni di Time Machine, poiché se ne occuperà il software in background grazie al proprio agente launchd.
La nuova versione 3 di TimeMachineScheduler, rilasciata qualche settimana fa, offre un nuovo programma completamente riscritto in Objective-C con il supporto dei 64-bit, un nuovo pannello di preferenze, la localizzazione in svedese e una installazione semplificata.
TimeMachineScheduler 3 richiede Mac OS X 10.5 o successivi ed è disponibile gratuitamente per il download dal sito dello sviluppatore. Sempre di Stefan Klieme sono i programmi EyeSight, MountnuoM, Leopaque e ScreenSharingMenulet, raggiungibili dal sito www.klieme.com.
Aggiungere il "contatore di parole" a TextEdit
Ispirati dal numero di Settembre (207) di MacWorld, la rivista cartacea per Mac user, abbiamo realizzato un Servizio (con Automator) che permette di aggiungere una funzione per molti fondamentale a TextEdit, il piccolo e ottimo editor di testi targato Apple.
A pagina 29, nella sezione SOS Mac OS del giornale curato da Francesco Pignatelli, un lettore chiede: “Uso frequentemente TextEdit come programma di scrittura anche per testi un po’ complessi, ma non posso limitarmi a questo software perché non ha una funzione di contacaratteri. È possibile in qualche modo aggiungerla al software Apple?”.
L’esauriente risposta della redazione pubblicata su MacWorld, portava ad una conclusione certamente funzionale, ma non eccessivamente “elegante”, infatti veniva riportato il codice AppleScript da scrivere in AppleScript Editor, poi da salvare come file contacaratteri.scpt per aggiungerlo successivamente al menù degli script, normalmente disabilitato e funzionante solo con TextEdit, ma da ora in poi visibile in tutte le applicazioni.
Abbiamo quindi deciso di semplificare le cose, aggiungendo lo script come Servizio di Automator e visibile solo nell’applicazione interessata. Quindi eccolo qui pronto per il download (per accedere alla sezione bisogna essere loggati), da decomprimere ed aggiungere alla cartella /Home/Libreria/Services/.
Per chi volesse invece costruirselo in proprio potrà seguire queste istruzioni. Aprire Automator dalla cartella Applicazioni, scegliere Servizio come modello per il flusso di lavoro, dalla Libreria a sinistra trascinare l’elemento Esegui AppleScript nella finestra principale ed incollare il seguente codice:
tell application “TextEdit”
set word_count to count words of document 1
set char_count to count characters of document 1
set show_words to (word_count as string) & ” parole (” & (char_count as string) & ” caratteri)”
set dialog_title to “TextEdit – Conta caratteri”
display dialog show_words with icon 1 with title dialog_title buttons {“Ok”} default button “Ok”
end tell
Poi cliccare sull’icona del martello (compila) affinché il programma venga tradotto (compilato) in un linguaggio comprensibile dal Mac e quindi eseguito, poi bisogna anche ricordarsi in “Ricezioni del servizio selezionate…” di indicare (già lo è di default) il campo “testo”, ma soprattutto nel campo successivo, dove c’è “solo applicazione”, di selezionare TextEdit come applicazione.
A questo punto basta fare Archivio > Registra col nome… e dare un nome (contacaratteri, per esempio) al nostro nuovo Servizio, che verrà salvato appunto nella cartella /Home/Libreria/Services/. Da questo momento in poi, tutte le parole e caratteri selezionati in un documento aperto in TextEdit, potranno venire conteggiati velocemente accedendo al menù TextEdit > Servizi > contacaratteri.
Link utili:
www.networkworld.com/news/2010/050710
www.macworld.it/tutorial/2010/06/15
Mac OS X: i problemi all’avvio del sistema
I problemi che si possono riscontrare all’avvio del Sistema, su una macchina equipaggiata con Mac OS X, possono essere causati da una serie di cause o di concause, che spaziano dall’alimentatore A/C, alla batteria, al disco rigido, alla scheda logica, o alla corruzione del Sistema Operativo.
I computer Apple sono macchine affidabili, in genere, ma un disturbo può sempre presentarsi.
I fastidi che si presentano e che impediscono al Mac di avviarsi e di giungere felicemente alla schermata di login o alla schermata che presenta all’utente il proprio ambiente di lavoro, possono essere suddivisi in due grandi famiglie: i problemi hardware e i problemi software.
1. Problemi hardware
Un primo indizio sulla causa delle questioni di natura “fisica”, può essere trovato analizzando la sequenza di messaggi che vengono presentati sullo schermo durante la fase di avvio: isolare la fase nella quale si verifica il problema, può essere, a volte, la chiave per trovarne la soluzione; è utile, in questo caso, avviare il Mac senza nessuna periferica (dischi esterni, stampanti, ecc.) collegata.
Si deve poi passare ad esaminare una serie di eventi che si verificano (o che non si verificano) all’avvio della macchina, al fine di poter individuare la possibile causa del malfunzionamento:
Accensione del Sistema
Se il Mac non si accende del tutto, i possibili sospetti sono: la mancanza di energia sulla linea di alimentazione (per i desktop), la scheda logica defunta, un fusibile fulminato (sui desktop), la batteria esaurita o morta (sui portatili) o un guasto all’alimentatore.
Sui desktop, la rottura della sezione di alimentazione è accompagnata in genere dal tipico suono di un condensatore che esplode, essendo questa la causa principale di tali guasti; questo non accade sugli alimentatori dei portatili, che sono dotati di componenti allo stato solido. La buona notizia, quando il problema risiede nell’alimentatore, è che si tratta di un componente dal costo in genere contenuto.
I portatili hanno una seconda fonte di alimentazione, costituita dalla batteria; una batteria defunta o difettosa può impedire l’avvio del proprio Mac.
Vi è inoltre una seconda batteria, denominata batteria della PRAM (o della NV-RAM), che si occupa di consentire la memorizzazione di elementi come i settaggi della rete, il disco di avvio predefinito, ecc.. Se la data e l’ora di Sistema si resettano ogni volta che si toglie l’alimentazione al Mac, probabilmente occorre una nuova batteria per la PRAM; una batteria della PRAM guasta può anche impedire il corretto avvio del Mac.
Rumori emessi in fase di avvio
Ascoltare i rumori emessi dal Mac durante la fase di avvio può anche sembrare un suggerimento decisamente “metafisico”, ma i suoni che si sentono possono fornire un indizio sul grattacapo che si è presentato. Se il Mac non emette il suo tipico suono all’avvio (startup sound), oppure se si ode solo il ronzio delle ventole e null’altro, potrebbe essere, nuovamente, un problema di alimentazione o alla scheda logica.
A volte il Mac si accende, ma il disco rigido emette dei rumori caratteristici, come un ticchettio o un rumore stridente; questo può indicare un disco rigido che si sta guastando o che si è già guastato. In queste circostanze, talvolta un subitaneo riavvio consente al disco di avviarsi regolarmente e, nel caso, è d’obbligo un immediato backup.
Ovviamente queste indicazioni sono valide per i dischi con parti meccaniche, ma se il Mac monta un disco a stato solido (SSD – Solid State Drive), non si avranno indicazioni udibili di eventuali problemi.
Suono di avvio e luci lampeggianti
Il classico e distintivo suono di avvio del Mac è più di segno distintivo del “brand” Apple, perché indica anche che il test hardware del Sistema (POST – Power-On Self Test) è stato completato con successo. Se il Mac non emette questo classico suono, ma un singolo tono, una serie di toni, oppure manifesta una serie di luci lampeggianti (i LED di Sistema), il Mac segnala il riscontro di un problema, che potrebbe essere dovuto alla scheda logica, al guasto a un banco di memoria RAM, all’alimentazione, alla scheda grafica, ecc..
Un banco difettoso di RAM, in questa situazione, è un problema abbastanza comune, ma anche di facile identificazione: basta spegnere il Mac, rimuovere un banco di RAM alla volta (una coppia di banchi alla volta sui Mac Pro e sui G5) e riaccendere; ripetere l’operazione sino ad identificare il banco di RAM guasto.
Qualora la RAM dovesse risultare integra, è giunto il momento di consultare la Apple Knowledge Base, cioè la raccolta di articoli tecnici disponibili sul sito Apple; sfortunatamente, una serie non standard di toni all’avvio, spesso richiede una “gita” del Mac sino al più vicino Centro di Assistenza Apple, per una ulteriore e più approfondita diagnosi.
2. Problemi software
Una volta che lo sfondo dello schermo è diventato di colore grigio e il test dell’hardware è stato completato con esito positivo, il Mac cerca un disco (o una partizione) da cui avviarsi. Da questo momento in avanti, in genere, il mancato avvio dipende da un problema di natura “logica”, di un problema software.
Il punto interrogativo lampeggiante
Il punto interrogativo lampeggiante che appare sullo schermo significa che il Mac non riesce a trovare un disco di avvio valido. Questo può essere indicativo di una corruzione del Sistema Operativo, se questo è effettivamente installato sul disco, oppure di un disco rigido guasto o che si sta guastando.
In questi casi si può tentare una riparazione del disco utilizzando le apposite opzioni del programma Apple “Utilità Disco” che si trova sul CD/DVD di avvio del Mac (avviando la macchina da quest’ultimo, naturalmente), oppure utilizzando il disco di avvio di uno dei diversi programmi commerciali di terze parti disponibili in commercio, come “Disk Warrior”, “TechTool Pro” o “Drive Genius”.
Se il controllo del disco di avvio restituisce un risultato positivo, ma il Mac continua a non riuscire a completare correttamente la procedura di avvio, si può provare una reinstallazione di Mac OS X con l’opzione “Archivia e Installa”.
Proseguendo nella procedura di avvio, quando sullo schermo appare il logo Apple, significa che il Mac ha trovato un disco di avvio valido ed ha inizia il caricamento del Sistema Operativo.
Vi sono, però, altri problemi che potrebbero presentarsi.
Il logo Apple con la rotellina che gira (e gira, gira, gira, gira…)
Quando appare la rotellina roteante, il kernel BSD di Mac OS X ha assunto il comando delle operazioni ed inizia a caricare i driver dei vari dispositivi; poco dopo, il controllo viene trasferito al processo denominato “launchd”. Il significato di ciò è che quando il Mac si blocca sul logo Apple e sul logo con rotellina roteante, probabilmente siamo di fronte ad una installazione di Mac OS X corrotta; potrebbe in verità anche trattarsi di un problema nell’accesso a un componente hardware interno o esterno al Mac, ma si tratta di una eventualità senz’altro meno probabile, rispetto alla precedente.
Riavviare il Mac in “Safe Mode” può, talvolta, consentire alla macchina di rimettersi in sesto a sufficienza, tanto da ritornare a funzionare normalmente, una volta riavviata, una seconda volta, questa volta in modalità “normale”. Per riavviare in “Safe Mode” si deve tenere premuto, all’avvio, il tasto “shift” (maiuscole).
DiskWarrior, un programma, molto noto nel mondo di Mac OS X, per la gestione e la riparazione (logica) dei dischi fissi prodotto dalla Alsoft, può essere utilizzato in queste circostanze, qualora nessuno degli altri metodi descritti abbia funzionato; se nemmeno DiskWarrior riesce a risolvere il problema, probabilmente il Mac necessita di una reinstallazione del Sistema Operativo, con il metodo “Archivia e Installa”.
Schermata blu (bluescreen) o desktop vuoto (blank desktop)
Quando il Sistema Operativo ha terminato di caricare la finestra di login, il process manager prende il controllo della situazione e deposita l’utente nel suo desktop predefinito. Un blocco sulla schermata di login, su una schermata blu (che, in realtà, sul Mac è di colore grigio, invece che blu come in Windows) o su un desktop vuoto, indica spesso un problema dell’account dell’utente: un font o un file delle preferenze (i file “.plist”) corrotti sono spesso la causa di questi inconvenienti..
Impostare sul Mac un secondo utente con poteri amministrativi, da utilizzare in caso di emergenza, è utile per poter comunque riuscire ad accedere alla macchina, in caso di guai; anche la procedura di “Safe boot” precedentemente descritta può tornare utile, dato che consente di non caricare all’avvio i font e gli elementi di avvio non essenziali per il Sistema, che possono quindi essere rimossi dalla cartella della libreria utente, qualora fonte di problemi, una volta avviata la macchina.
Kernel panic
“Il computer necessita di essere riavviato”. Questa scritta, senza “se” e senza “ma”, vi viene presentata, in uno schermo che si scurisce a poco a poco, in una mezza dozzina di lingue. Il Mac è bloccato, senza rimedio, se non quello indicato dall’avviso.
Il kernel panic è sostanzialmente un crash irreversibile del Sistema Operativo, può avvenire virtualmente in qualsiasi momento del processo di boot e può indicare una serie di problemi, che vanno da una corruzione del Sistema Operativo, alla presenza di estensioni del kernel incompatibili con il medesimo (Sistema Operativo), sino a problemi di natura fisica della macchina.
La prima cosa da provare in questo caso è un “Safe Boot”, per disabilitare tutte le estensioni non native; se non si ottengono risultati, si può provare a disconnettere le periferiche, rimuovere i banchi di RAM, le schede PCI, ecc. (sempre uno alla volta, per cercare di capire quale sia quello che ha causato il problema).
Avviare da un altro disco
Se il Mac è dotato di lettore/masterizzatore di supporti ottici (noto nel mondo Apple come “Superdrive”), si può provare ad avviare la macchina dal CD o DVD di Sistema fornito in dotazione con la medesima: per avviare dal supporto ottico è sufficiente inserirlo nel lettore ed avviare tenendo premuto il tasto “C” sulla tastiera.
Una volta avviato il Mac, si può utilizzare il programma “Utilità Disco” per effettuare una diagnosi del disco rigido, oppure si può reinstallare il Sistema, con le varie modalità disponibili.
I Mac dotati di processori Intel possono anche essere avviati anche da un supporto di memoria con interfaccia USB, come hard disk, chiavette, ecc. (oppure anche con interfaccia Firewire), che contenga una immagine avviabile del Sistema Operativo (il supporto deve essere formattato adeguatamente).
Infine, è il caso di rammentare che se si ha l’accortezza di clonare una immagine del disco rigido del Mac, quando sia ancora perfettamente funzionante, su uno dei supporti citati, non solo si avrà la possibilità di avviarlo in caso di problemi, ma anche di poter ripristinare, velocemente e con poca fatica, l’intero Sistema Operativo, le applicazioni e i propri dati su un nuovo disco, che andrà a sostituire quello “malato”, qualora dovesse essere questo l’elemento che causa i problemi di funzionamento.
Per effettuare la “clonazione” sono disponibili numerosi programmi, sia gratuiti che a pagamento, tra i quali ci piace ricordare, in particolare, l’ottimo Carbon Copy Cloner (CCC per gli amici) di Bombich Software, valido strumento, oltre che per la clonazione dei dischi rigidi, anche per il backup.