Deframmentare il disco di un Mac

Deframmentare sì, deframmentare no?
Se questa pratica può essere un’operazione assolutamente indispensabile sui PC non è detto che sia altrettanto sul Mac. Era cosa buona e giusta ai tempi di Mac OS 9 e precedenti, ma con Mac OS X molti esperti la ritengono una inutile perdita di tempo. Qualcuno è addirittura convinto che i volumi controllati da Mac OS X non si frammentino affatto.
Il problema della frammentazione del disco non è pressante come con Windows, e quasi non incide sulle prestazioni complessive di chi possiede Ram a sufficienza. Chi invece fa quotidianamente editing audio/video o hard disk recording è maggiormente soggetto ad una certa frammentazione e talvolta può notare rallentamenti.
La deframmentazione serve ad avvicinare i file per una lettura più veloce del disco, raggruppandoli per categorie e ordinando i file in base al loro uso, per gestire al meglio lo spazio libero. Può tornare utile anche quando Boot Camp si rifiuta di suddividere il disco in partizioni perché alcuni documenti non possono essere spostati.
Nel caso di una deframmentazione su un disco di Sistema è importante sapere che comporta alcuni rischi, specialmente in caso di blocco del Sistema o di caduta di tensione. Una nota tecnica di Apple illustra chiaramente i rischi e la quasi inutilità della deframmentazione di un volume gestito da Mac OS X, infatti da Mac OS X 10.3 in poi c’è l’Hot File Adaptive Clustering, una deframmentazione automatica dei file maggiormente soggetti alla frammentazione (a causa di continue modifiche) e grazie ad alcune tecnologie (caching read-ahead e write-behind) la minima frammentazione che si rileva non rallenta in maniera percettibile le prestazioni del sistema.
Tuttavia c’è chi giustamente vuole comunque deframmentare una volta all’anno i propri hard disk, e quindi deve rivolgersi a programmi specifici, visto che Apple non fornisce strumenti per lo scopo. Tra tutti il miglior compromesso tra prezzo e semplicità è sicuramente iDefrag, aggiornato da poco alla nuova versione 2.
Secondo Coriolis-systems in questi giorni di numerosi ed importanti aggiornamenti che prevedono la sostituzione di interi componenti del Sistema Operativo, ogni utente Mac avrebbe dovuto notare, nel corso del tempo, un rallentamento generale del sistema, poiché tali aggiornamenti, non solo aumentano la frammentazione dei file, ma creerebbero un problema ancora più insidioso: nel corso del tempo, tutto il Sistema Operativo finirebbe sparso in tutto il disco rigido.
A prescindere dalla deframmentazione, comunque questi file andrebbero “accorpati” per bene compattandoli tra loro, in quanto il tempo di avvio ed il lancio delle applicazioni ne gioverebbero. iDefrag 2 promette di risolvere questi problemi e, grazie alla deframmentazione, di ottimizzare il filesystem del Mac.
La nuova versione 2, finalmente a 64 bit, introduce molte migliorie e novità: ora è possibile eseguire gli algoritmi senza la necessità di creare un disco di avvio grazie alla nuova capacità di iDefrag che si riavvia in una modalità speciale in cui ha accesso esclusivo al disco di Sistema; viene aggiunta la possibilità di deframmentare un singolo file; i file in uso vengono ignorati con una maggiore affidabilità; il riquadro statistiche offre informazioni sui file compressi in Snow Leopard; la creazione di un disco di avvio con iDefrag può essere fatto tramite un’opzione del menu all’interno iDefrag e dovrebbe essere più semplice utilizzando CDMaker.
iDefrag 2 costa meno di 27 euro, mentre per l’aggiornamento dalla versione precedente ne bastano 13, ed è disponibile per il download in versione demo, che però non permette di deframmentare oltre i 100MB di file.
Piccolo riassunto per il lettori meno attenti:
Questo software, come qualsiasi altra utility per la deframmentazione, è particolarmente utile per le partizioni Windows create con BootCamp e relativamente utile per i dischi o le partizioni con file particolarmente pesanti. Praticamente inutile per il disco di avvio con Mac OS X installato.