Il modernariato ludico

C’era un tempo in cui l’unico luogo dove potersi approcciare con i videogame era la Sala Giochi. Era possibile introdurre le monetine della paghetta in una fessura avida e traditrice, che permetteva ai ragazzini di un tempo di godere delle meraviglie di Ghosts’n goblins o Arkanoid e ai bambini più ricchi di sperperare i risparmi sudati da altri sugli spettacolari Space Ace e Dragon’s Lair.
I rumori assordanti e per l’epoca modernissimi ora assomigliano ad ancestrali richiami di un tempo andato. Ora la Sala Giochi esiste solo nel limbo delle Giostre o Sagre di Paese, in prossimità degli efferati autoscontri.
Tutto sommato la fauna che popola questi luoghi mistici è rimasta la stessa, truci figuri moderni che picchiano il punching ball e che una volta avrebbero passato il tempo a ingigantirsi a fronte di record inarrivabili su R-Type o Galaga. Quindi forse si sta meglio adesso, con la sala giochi in salotto, con i seggiolini di legno a prova di ogni confort sostituti da divani in pelle o poltroncine svedesi.
I giochi in sé però in alcuni casi sono rimasti gli stessi, alla faccia del tempo che passa. Magari hanno subito anche loro il lifting proprio dei nostri tempi, sotto forma di Botoxiani ritocchi di furba apparenza. Questo è in buona parte il caso di questa raccolta Pangea Arcade, programmata e pubblicata su Mac App Store dai texani della Pangea Software.
Probabilmente proprio in uno sperduto bar lungo le assolate strade del Texas, tra un cane della prateria e un cactus rotolante questi baldi americani hanno concepito la necessità di tornare ai sani concept di un tempo, fatti di azione limitata ai due/tre pulsanti dei cabinet colorati anni 80 e di poca voglia di percorrere le moderne vie dell’open roaming e del gioco hard core.
Di sicuro infatti Pangea Arcade non si rivolge agli smaliziati hard-core gamers, termine abusato che identifica quella fetta di giocatori attratti dalle sfide lunghe giorni e forse anche da un po’ di snobismo verso tutto ciò che non è lucente e tirato a lustro per tirare fino allo spasmo i nuovi processori del XXI secolo.
I tre giochi che compongono questo pacchetto, in vendita dal recentemente inaugurato store online di mamma Apple, sono un restyle-refresh di svariati classici del divertimento videoludico dei tempi andati.
Con la dignità di chi programma anche per passione e con la furbizia di chi non vuole cadere in fallo su banali indicizzazioni di plagio, non fanno mistero dell’origine dei concept dietro la loro fatica.
Evitano la “sindrome da Great Giana Sisters” e lasciano al giocatore moderno il piacere di rivivere dei bei momenti di svago, casual e senza troppe pretese o aspettative.
Partendo dal meno curioso dei tre, troviamo Nucleus, un moderno Asteroids, che tra esplosioni in 3D e qualche eccesso di zelo nel voler dare una sensazione di fisicità al movimento della navicella (che si tramuta in una certa scomodità di pilotaggio) risulta anche il più deboluccio della compilation.
Warheads prova a fare le scarpe a Missile Command, variegando le possibilità di shooting e condendo l’insalata retrò con un’oliata di riflessi e luci niente male. Decisamente godibile, a patto di leggere il manuale e di riuscire a trovare le associazioni di tasti senza scomodare gli abitanti di qualche casella del calendario.
Ah si, non ricordo se l’ho detto, ma fondamentalmente Pangea Arcade va giocata con la tastiera, in maniera MAME-Style in mancanza di un joystick recuperato in garage. Non è arricchita da tutorial o file di help ed è presente un richiamo al giocatore a leggersi il manuale dal sito del gioco. Così nel mentre ci si può spulciare il catalogo dei ragazzoni Texani.
Ho tenuto per ultimo Fireworms che dei tre è secondo me sicuramente il più valido. Riuscitissimo il mix tra il gaming style di Space Invaders e quello Snake, che ha lanciato anche sui cellulari Nokia di un paio di lustri fa la moda del “gioca ovunque, ma gioca” e il “concept” dei power-up nato con il vetusto Arkanoid.
I power-up riuscitissimi e lo schema di gioco frenetico, che forzatamente deve lasciare spazio a un po’ di tattica, rende davvero divertente e gratificante il tempo passato davanti al monitor.
Tempo che non sarà mai alienante come una partita a World of Warcraft o inconcludente come una sgambettata tra le strade di Armadillo in compagnia del truce (e trucido) John Marston di Red Dead Redemption. Ma, cosa fondamentale, sarà un tempo speso tra sorrisi e divertite mosse fatte tra la tastiera e la scrivania, a seguire il passo della navicella come succedeva negli angusti spazi tra un cabinato e l’altro. Non si raggiungono le vette di “tamarraggine” che potevano nascere tra una rotazione di volante con saltello tra una gara di Super Sprint o un salto per aiutare il nostro Space Harrier a scostarsi dai nemici, ma tant’è: ci si diverte.
Nel complesso Pangea Arcade non delude.
Avrebbe potuto essere qualcosa di un po’ meno acerbo, se l’impianto realmente moderno e innovativo di FireWorms fosse stato applicato anche agli altri due giochi del trio. Così com’è di carne al fuoco ce n’è, ma invece di generare un Hype verso la ricerca della modernità applicata ai concetti base del retro-gaming, ci troviamo di fronte ad una collection valida, ma limitata al basso prezzo di acquisto (2,99 euro). Dopotutto credo che siano passati i tempi di mettere le monetine per giocare ad un Asteroids sotto steroidi.
Dovendolo valutare secondo il metodo di review del Mac App Store, sicuramente sarebbero 4 stelle su 5.