Moderatore: ModiMaccanici
Codice: Seleziona tutto
diskpart
list disk
Quest'ultimo ci restituirà una tabella con la numerazione dei dischi. Saranno almeno due: quello del sistema (in una macchina virtuale di default è di 60 Gbytes) e la periferica USB che ci interessa. Nel nostro caso il disco principale è contrassegnato dallo 0 e la pennetta da 1; ciascuno proceda con il numero di riferimento assegnato alla propria unità rimovibile. Proseguire selezionandola:
select disk #
# va sostituito con il numero riportato dalla tabella. A selezione avvenuta, procedere con:
clean
create partition primary
select partition 1
active
format quick fs=fat32
assign
exit
Tenere presente che il processo di formattazione richiede un po' di tempo, ma l'avanzamento viene indicato in percentuale. A questo punto la chiavetta è attivata ma vuota, con la denominazione NO NAME. In basso la schermata riassuntiva.
Codice: Seleziona tutto
defaults write com.apple.finder AppleShowAllFiles TRUE;
KillAll Finder
Codice: Seleziona tutto
defaults write com.apple.finder AppleShowAllFiles FALSE;
KillAll Finder
Codice: Seleziona tutto
RICORRERE AD UN ALTRO BOOT MANAGER
In questa fase l'ordine dei tentativi non è univoco, poiché la casistica è molto variegata e dispersiva e qualcuno sostiene di essere riuscito nell'intento subito dopo aver ricreato la chiavetta in ambiente Win. Magari è possibile, ma poiché nella mia esperienza, a questo stadio, riavviare mantenendo premuto il tasto alt (opzione) mostra solo OS X e la partizione di recovery, l'unico modo per uscire dall'impasse è un boot manager esterno: mi sto riferendo a rEFInd di Roderick W. Smith., testé aggiornato alla versione 0.8.5. Si tratta di una risorsa molto diffusa tra utenti di varia provenienza, nata dall'eredità di rEFIt, che aveva consentito il triplo boot già dai tempi dei primi Mac Intel sui quali si affacciava timidamente Boot Camp. Si potrà scegliere, quindi, di installarlo in modo standard, lasciandolo definitivamente a farci selezionare ogni volta il sistema da cui avviare, oppure si potrà praticare una soluzione meno invasiva che consentirà, in seguito, di evitare l'eventuale fastidio della rimozione: l'installazione su una flash-drive. Sì, una seconda chiavetta USB (la capacità di cui abbiamo bisogno è di pochi MB) da tenere collegata al momento del boot, che sarà rintracciata quando, all'avvio, si tiene premuto il tasto alt e di cui non avremo più bisogno quando il nostro scopo sarà raggiunto. Vediamo come realizzarla.
Si scarica da questo link il file zip, lo si decomprime sulla scrivania, si apre Applicazioni > Utility > Utility Disco e si partiziona la chiavetta (con tabella GUID) inizializzando in un formato qualsiasi, che poi verrà comunque cambiato. Sempre nella cartella Utility, aprire il Terminale e digitare:
diskutil list
Dal risultato si conoscerà l'identificativo della memoria flash nella tabella dischi diskXsX. Nel mio caso risulta disk1s1.
Smontare il volume digitando:
diskutil unmount /dev/disk1s1
La periferica non sarà più visibile sulla scrivania, ma pronta al trasferimento. Il comando per farlo è del tipo:
[b]sudo dd if=path_posizione_immagine/refind-flashdrive-{version}.img of=/dev/diskXsX[/b]
dove path_posizione_immagine/refind-flashdrive-{version}.img sarà sostituito dal percorso che otterrete trascinando il file immagine direttamente nel Terminale. Nel nostro esempio sarà:
sudo dd if=/Users/nomeutente/Desktop/refind-flashdrive-0.8.5/refind-flashdrive-0.8.5.img of=/dev/disk1s1
Anche se il comando va a buon fine, nella shell non appare altro che il cursore, fino al termine delle operazioni. Poi, di nuovo il prompt che vi dice quanti bytes sono stati trasferiti e in quanto tempo. Il boot manager rEFInd su USB pen è pronto. Se riavviassimo adesso, con la rEFInd-pen inserita e il tasto alt premuto, otterremmo una nuova opzione di scelta per il boot:
Codice: Seleziona tutto
FORZARE UNA MACCHINA VIRTUALE AD UTILIZZARE LA PARTIZIONE BOOT CAMP
Questa sezione, che riporta le operazioni risultate poi determinanti per la riuscita col più recalcitrante dei miei Mac, è dovuta alle pazienti spiegazioni di Daniel Pataki, che su una illuminante pagina di Hongkiat.com dall'eloquente titolo "Come Installare Windows Sul Tuo Mac Quando Tutto Il Resto Fallisce", ha fornito a molti utenti gli elementi per raggiungere un obbiettivo che, in alcuni casi, non sembrava più a portata di mano. Nel suo scritto elabora una lista di cose che funzionano e di quelle che non funzionano, ma sarebbe più corretto definirle quelle che hanno o meno funzionato nel suo caso specifico. La soluzione del lettore DVD esterno, per esempio, risultata inefficace con il suo iMac del 2011, è tornata utile ai possessori di molti altri modelli Apple, sebbene, almeno in qualche caso, con l'aiuto determinante di rEFInd. Lo stesso passaggio della chiavetta d'installazione attivata da Windows, che non ha sortito alcun effetto sul suo iMac del 2011, né tantomeno sul mio del 2007, è stato, invece, sufficiente a far partire il boot da USB sul mio MacBook del 2009. Tutto ciò, solo per ribadire che le ricette universali non si sono dimostrate applicabili al parco macchine Apple, almeno in questa occasione.
1c. Questo procedimento necessita di una macchina virtuale creata ad hoc da VMware Fusion per una installazione sulla partizione BOOTCAMP. Innanzitutto bisogna scoprire quale codice identifica questa partizione presso il nostro sistema: aprire Disk Utility, selezionare BOOTCAMP e premere cmd+I. Dalla finestra delle informazioni è possibile prelevare l'identificatore del disco, che nel caso in esempio è disk0s4.
2c. Aprire VMware Fusion e creare una nuova macchina virtuale (Archivio > Nuova). Alla prima schermata, in basso a destra selezionare la freccia Altre opzioni e scegliere Creare una macchina virtuale personalizzata.
La richiesta seguente riguarda il sistema operativo da installare (nel nostro caso Windows 7 x64), poi l'opzione disco virtuale (Creare un nuovo disco virtuale). Infine, nella schermata di riepilogo, selezionare il pulsante per personalizzare il salvataggio e impostare Scrivania, da dove sarà più facile accedere.
3c. In Applicazioni > Utility aprire il Terminale e digitare cd, lasciare uno spazio, trascinare nella shell l'icona della macchina virtuale appena creata e premere Invio.
Adesso per collegare la macchina virtuale a Boot Camp, bisogna sostituire [X] ed [Y] con le lettere giuste. Il comando è del tipo:
/Applications/VMware\ Fusion.app/Contents/Library/vmware-rawdiskCreator create /dev/disk[X] [Y] win7_raw lsilogic
Essendo la partizione dell'esempio identificata come disk0s4, il primo numero (0) rappresenta il valore della [X] e il secondo numero (4) quello della [Y]. Pertanto, il comando con i valori dell'esempio sarebbe:
/Applications/VMware\ Fusion.app/Contents/Library/vmware-rawdiskCreator create /dev/disk0 4 win7_raw lsilogic
Il Terminale, accettando il comando, non restituirà alcun messaggio, ma un nuovo file sarà visibile all'interno della macchina virtuale sulla scrivania. Per verificare, aprire col tasto destro l'icona scegliendo Mostra contenuto pacchetto e cercare win7_raw.vmdk.
4c. Nella stessa macchina virtuale, aprire il file Windows 7 x64.vmx con un editor di testo (anche TextEdit) e cercare la riga scsi0.virtualDev per cambiarne il valore in: "lsilogic". Cercare poi scsi0:0.fileName e modificarne a sua volta il valore in: "win7_raw.vmdk".
5c. Lanciare VMware Fusion e far partire la macchina virtuale appena editata. Verrà richiesta la password di amministratore per avere accesso alla partizione BOOTCAMP. Molto probabilmente non sarà possibile fare il boot perché non è stata ancora specificata la periferica da cui partire: dovendo installare Windows dal file .iso, accedere alle impostazioni (cmd+E) e, nella sezione CD/DVD, selezionare l'immagine di Windows 7, mentre in quella Disco di avvio scegliere CD/DVD. Avviare la macchina virtuale come se, effettivamente, dovesse partire da DVD. Ci saranno le solite schermate in cui si sceglie la lingua, la posizione in cui installare (BOOTCAMP) e, alla voce Drive options (advanced) verrà offerta la possibilità di formattare: è necessario farlo per ottenere che il file system del volume, attualmente FAT32, diventi NTFS. Attendere la fine del processo di installazione, per il quale, riavviandosi almeno un paio di volte, chiederà ancora la password per avere accesso alla partizione.
6c. Completata l'installazione, arrestare la macchina virtuale prima che vada sul desktop. Il Mac non è ancora in grado di avviare dalla partizione BOOTCAMP, quindi la nostra prossima mossa sarà quella di cancellare tutti i file da quella partizione (che molto probabilmente sarà adesso denominata Untitled) e rimpiazzarli con quelli contenuti nella pennetta NO NAME. Prima di procedere, per evitare problematiche relative alla difficoltà di OS X con il file system NTFS, è opportuno ricorrere ad un software che ci consenta di operare efficacemente in questo contesto: tra le varie opzioni, si potrebbe scegliere la versione in prova gratuita di Tuxera NTFS for Mac, da installare dopo averne completato il download. Inoltre, poiché non si riuscirebbe comunque a sovrascrivere i file nascosti, attivarne la visualizzazione tramite Terminale. Aprire una shell e digitare:
defaults write com.apple.finder AppleShowAllFiles -bool true; killall Finder
Portarsi nella partizione Untitled (ex BOOTCAMP) e cancellarne tutto il contenuto, tranne la cartella .Trashes, che appartiene a OS X, quindi darebbe errore. Selezionare poi tutto il contenuto della chiavetta NO NAME (eccetto i primi tre file .fseventsd, .Spotlight-V100 e .Trashes per la solita ragione) e copiarlo nella partizione Untitled, che potete ora nuovamente rinominare BOOTCAMP, anche se temo che vi toccherà farlo ancora una volta, più tardi.
7c. Disattivare la visualizzazione dei file nascosti tramite Terminale, digitando in una shell:
defaults write com.apple.finder AppleShowAllFiles -bool false; killall Finder
Inserire entrambe le chiavette USB nel Mac e riavviare tenendo premuto il tasto alt. La prima schermata vi consentirà di scegliere EFI Boot, poi vi troverete nel menu di rEFInd, nel quale selezionerete l’opzione Boot Windows from BOOTCAMP.
Dopo qualche secondo di schermata chiara con al centro il simbolo grigio, il display diventerà scuro con il cursore lampeggiante in alto a sinistra e, in basso, la barra di avanzamento con la scritta Windows is loading files...
E’ fatta: il caricamento è partito e state installando Windows 7 sul vostro Mac. E non sono certo che sia proprio una bella notizia…
P.S.: Durante i riavvii richiesti per il completamento dell’installazione, è ancora necessario tenere giù il tasto alt per evitare che il computer faccia il boot da OS X, anche se, a questo stadio, è possibile selezionare direttamente il volume identificato come Windows, senza dover accedere al menu di rEFInd.
Poco invadenti... Non è una misura...mipao ha scritto:... le macchine virtuali a me non piacciono, sono utili solo se usi windows per cose poco invadenti...
La mia opinione, basata sull'uso, è che la differenza sfugge ai più.mipao ha scritto:... se ti serve qualcosa con prestazioni più elevate le macchine virtuali non sono adatte...
Mi fa piacere sapere che la mia guida, nonostante qualche anno sia ormai trascorso, possa tornare ancora utile a qualcuno che, purtroppo, si trova nella necessità di dover dedicare una partizione del proprio disco a Win. Volevo solo ribadire che il mio nickname è corsaronero; nel corso della descrizione, un paio di volte, anziché corsaro sono stato citato come corvomipao ha scritto:come da guida di corvonero
Non hai citato le altre due, però, che potrebbero, in futuro, tornare utili a qualcun altro...mipao ha scritto:...usando credo tre guide ne ho fatto una buona per me
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