Ho visto proprio ora il filmato dell'evento speciale del 4 ottobre.
Io per motivi di lavoro non l'avevo vista prima.
Il 4 ottobre, lunedì, non era ancora disponibile ma sui siti si erano già fatte le anticipazioni di chi era stato fisicamente al keynote.
l 5 ottobre lo streaming era disponibile ma non ho avuto comunque la possibilità di vederlo, la cosa che mi incuriosiva di più era Siri.
Il giorno dopo Steve Jobs ci ha lasciato.
Sgomento, non ho avuto ne l'idea ne la voglia di vedere il filmato di lunedì.
Solo ora, pochi minuti fa ho finito di vederlo.
Quando è stato illustrato Siri mi sono commosso.
Non lo so forse esagero, però io sono così.
Un romantico credulone che crede che gli uomini possano migliorare e che non sono creature feroci, e che possono migliorare.
Ci sono uomini come Steve Jobs che ci illustrano che la possibilità di evolversi c'è, ma sono avanti, molto avanti, bisogna stargli dietro.
In quella stanza, come ha illustrato Tim Cook, che poverino cercava il canale della simpatia per assomigliare al suo predecessore, dieci anni prima fu presentato l'aggeggio che avrebbe cambiato per sempre il modo di sentire, fare e vendere musica.
In quella stanza, dieci anni dopo, viene presentato un software che non è più un programma installato nella macchina ma comincia a dargli una sorta di anima digitale, un'essenza con cui interagire.
Con l'avvento del touch-screen e i comandi multi-touch forse il mouse comincerà a snellire il suo lavoro, ora con l'interazione verbale con i computer forse tra qualche anno vedremo meno tastiere collegate ai computer.
Io credo che tempo 5 anni e le tastiere e i mouse forse non ci saranno più.
E allora mi sono commosso perché vedere il software che rispondeva alle domande di Scott Forstall mi ha fatto pensare che un giorno Steve Jobs gli abbia chiesto di studiare il modo di fare una cosa del genere, perché quello era il sogno che sapeva che avrebbe reso felici coloro che usano i suoi computer, perché avrebbe semplificato ancora una volta le cose.
Ho capito da quelle immagini quanto più grande di quello che avevo finora pensato fosse il sogno e la visione di Steve.
Talmente grande che tutti quelli del team Apple che sono intervenuti in un modo o nell'altro hanno detto una frase, particolare, che però dicevano abbassando gli occhi e quasi sottovoce, che c'era ancora di più, che si sarebbe parlato di più sull'iPhone, che c'era dell'altro da dire ma nessuno, nessuno, si permesso di dire la sua frase, quella che diceva lui e solo lui: - "....C'è un'altra cosa ancora...."
Forse c'è dell'altro come scrivono alcuni giornali su internet, altre cose che il Leonardo da Vinci dei giorni nostri ha lasciato in eredità alla Apple, dei sogni da concretizzare.... spero siano tutti all'altezza. Lo stesso Tim Cook ha tenuto a chiarire quanto tenesse alla Apple e di come fosse orgoglioso di ricoprire quel ruolo, quasi a tranquillizzare tutti, quasi già sapesse che le cose si stavano mettendo male.
There's one more thing....
Aloha