Diciamo la verità. La fotografia è una delle passioni più comuni e da quando il digitale ha sostituito la pellicola, tutti noi ci sentiamo autorizzati a giocare con le nostre immagini, almeno per migliorarne l’esposizione e il contrasto. O più semplicemente, per renderle vivide ed attraenti.
Facilitare le piccole operazioni di fotoritocco: questo è l’obiettivo di Photo Sense, per ora unico software prodotto dalla VeprIT, neonata società registrata in Olanda (nel 2011!) da due appassionati di fotografia, l’ingegnere informatico Demid Vladimirovich Borodin e la matematica Olga Kleptsova.
Il programma (2,2 Mb) si scarica da qui: veprit.com/photosense/download e si installa col più classico dei drag ‘n drop. La fiducia non manca: è possibile provarlo gratuitamente per 10 giorni, ma non salvare i risultati ottenuti.
Dopo la prova, gli entusiasti potranno acquistarlo su Mac App Store per (soli?) 26,99 euro, oppure partendo dal sito dello sviluppatore per 26,18 euro, ma non chiedetemi perché costa meno!
Photo Sense è solo in inglese e c’è scritto che gira su Mac con processore Intel, 1 Gb di Ram, da Mac OS 10.5 in poi. Tuttavia, su iMac i5 da 2,66 Ghz, Snow Leopard e 4 Gb di ram non è apparso velocissimo nell’elaborazione di file jpg di appena 12 Mb, oltre al fatto di divorarsi letteralmente quasi 2 Gb di memoria!
L’interfaccia si presenta subito in modo semplice: poche icone in alto e una scritta che campeggia su sfondo grigio “puoi trascinare le tue immagini qui”. Bene, trascinatele, cliccateci sopra e in modo automatico il software si occupa di “migliorare” le vostre foto. Le potete osservare affiancate, prima e dopo l’elaborazione, che può essere personalizzata solo includendo o escludendo le opzioni disponibili. Per esempio si può chiedere di aggiustare l’esposizione e i colori, ma di lasciare inalterato il contrasto, e così via.
Si può ritagliare e ruotare l’immagine oppure applicare una dozzina degli effetti più comuni: b/n, seppia, colorazione cyan o verde…
In sintesi: Photo Sense può essere di aiuto a chi vuole migliorare le proprie immagini, ma non ha tempo da perdere, né voglia di imparare software più complessi o molto più costosi. Onestamente bisogna riconoscere che nelle prove fatte, il risultato è stato più equilibrato di quello ottenuto con “Migliora” di iPhoto, ma almeno pari al “Mi sento fortunato” di Picasa. Il software non è invece consigliato all’appassionato di fotografia che non si accontenta di un risultato automatico e che vuole controllare ogni parametro dell’immagine. In tal caso Aperture o Lightroom restano insostituibili.
Per tutti gli altri, può essere il caso di tenerlo d’occhio: il “ragazzo” è giovane, fin troppo, e avrà tempo per migliorarsi. La ricetta di base è buona. In futuro ci aspettiamo una localizzazione in più lingue, un prezzo più appetibile, qualche possibilità di personalizzazione in più, ma soprattutto una miglior gestione delle risorse hardware. In bocca al lupo ai giovani e appassionati sviluppatori!