Moderatore: ModiMaccanici
La risposta non può essere univoca, anzi non lo deve essere, se siamo ancora realtà pensanti.Gattinara ha scritto:La risposta potrebbe non essere univoca, come per innumerevoli altre preferenze (non esclusivamente filmiche).
Esempio:
ne "La casa dalle finestre che ridono", c'è una minuta scena nella quale il protagonista, trovandosi di fronte alla facciata dell'abitazione in questione, rimane terrorizzato/affascinato dalle bocche disegnate intorno alle persiane e, come contraccolpo immediato alla paura, gli viene quasi da ridere.
Quella scena vale tutto il film ché, chi si è trovato ad avere davvero paura nella vita, la avverte di rimando come reazione autentica, la riconosce.
Ma questa particolare sequenza avrebbe avuto il medesimo impatto emotivo se privata di tutti gli eventi che l'hanno preceduta (dialoghi, ritmo, fotografia, musica, regia), caricandola gradualmente?
Non credo (o forse non mi piace credere) che l'affezione ad alcune opere che ci hanno accompagnati (o che ci accompagneranno) sia dovuta ad una dissezione anatomica distribuita in definizioni tecniche quali "la regia, in questo punto" o "la fotografia, in quest'altro" o ancora "l'interpretazione di caio", et cetera.
Fido sia un'assommarsi dell'impatto emotivo generato da svariati elementi, da una sorta di impronta tanto potente da funzionare però anche in slegato e che difatto conduce, paradossalmente, a notifiche concernenti gli appunti tanto sgraditi sopra menzionati che, avversione nonostante, ci si ritrova comunque (e giustamente) ad esprimere con frequenza.
Come disegnatrice posso venire "risvegliata" dall'abilità strutturale/compositiva/fotografica di un'opera, come burlona da sceneggiature singolarmente spassose, come musicista dal ritmo e dalle prospettive temporali che lo governano, come lettrice essere colpita invece dalla capacità di un autore (o interprete) di portarmi in un territorio visitato, familiare, o in un altro totalmente ignoto ed inospitale o in luoghi tanto alieni e straordinari da farmi dimenticare persino la definizione stessa di ambiente finora conosciuta, e via dicendo.
E fido questo capiti a tutti, disegnatori/lettori/scrittori/musicisti/burloni o meno, perché esistono corde che, se tirate (o funambolicamente sospese), riescono a condurre in posti dove i motivi (seppure responsabili del nostro spostamento) smettono di essere rilevanti (al pari del nome del regista).
Non mi è ancora capitato di apprezzare di un autore (regista, scrittore, disegnatore, et cetera) l'opera omnia ma, per quanto concerne il doppiaggio, dopo anni-bimbi passati a vedere e rivedere alcuni film risulta immediato l'accorgersi dello stravolgimento operato nella bieca pratica del ridippiaggio; fossi poliglotta li visionerei tutti in lingua originale, beninteso, e gli stessi sottotitoli sono stati una rivelazione recente (talvolta sfiancante, ché non sempre risulta possibile prestare la dovuta attenzione alle immagini mentre si è impegnati a leggere testi nel basso dello schermo).Hammarby ha scritto:Quello che mi incuriosisce, è se il metro di valutazione esista, sia pur esso assolutamente privato e spesso intimo.
Soprattutto mi incuriosiscono quelli che affermano di trovare bello tutto il lavoro di una persona, spesso il regista, e quelli che invece discutono di dettagli che io fatico a scorgere, e che nei casi estremi vanno ad identificare una particolare versione doppiata di un film, che essendo appunto doppiata si discosta alquanto dall'originale.
Il fatto di conoscere nomi di attori e registi non rende competenti in materia, è solo una questione di dissimili esigenze personali, nel mio caso (che esperta non sono) rappresentate principalmente dalla curiosità e, talvolta, da minute ossessioni.Hammarby ha scritto:La curiosità nasce dalla mia scarsa competenza in materia, che mi fa prendere un film così come viene, senza neanche chiedermi chi è che ci lavora [...]
Certo che esiste un metro di valutazione, e, almeno nel mio caso, non lo considero assolutamente né privato, né intimo, ma semmai "soggettivo" -> non siamo tutti uguali e non possiamo amare le stesse cose, che si tratti di Cinema, di Musica, di Pittura o di quello che vuoi.Hammarby ha scritto:Quello che mi incuriosisce, è se il metro di valutazione esista, sia pur esso assolutamente privato e spesso intimo.
Mi è difficile comprendere questa tua curiosità, io non ci trovo nulla di strano, mai sentito persone che apprezzano tutto il lavoro di un cantante, o di un gruppo, o di un artista? Si intende, almeno nel mio caso, che se ne riconoscono anche i limiti, laddove questi esistano (attenzione: anche questo è "soggettivo") -> nell'altro thread infatti ho pur detto di preferire l'Hitchcock del secondo periodo inglese, e a seguire quello degli anni '50, sebbene già più "commerciale". Ma ciò non toglie che, dopo essermi avvicinata alla sua figura leggendone biografie e quant'altro, io non possa essere in grado di "cogliere" - diciamo così - quel che di buono o di meno buono, ma pur sempre con un suo perché, ci sia nella restante parte delle sue opere, amandole comunque tutte.Hammarby ha scritto:Soprattutto mi incuriosiscono quelli che affermano di trovare bello tutto il lavoro di una persona, spesso il regista,
Ma guarda che non c'è niente di strano, si tratta, in questi casi, di film visti e stravisti mille volte, e non per ripercorrerne la trama, ma apposta per scorgerne ogni volta dettagli che prima ti erano sfuggiti.Hammarby ha scritto: e quelli che invece discutono di dettagli che io fatico a scorgere,
E va bene così: è per questo che vengono realizzati i film, ma è normale che poi c'è anche chi ci si appassiona, e vuole saperne di più, e intendiamoci, neanche io sono un'esperta, ma fa piacere comunque parlarne e confrontarsi.Hammarby ha scritto:La curiosità nasce dalla mia scarsa competenza in materia, che mi fa prendere un film così come viene, senza neanche chiedermi chi è che ci lavora.
Vuoi dir che il resto di Hammarby t'è chiaro?Mickie ha scritto:Mi è difficile comprendere questa tua curiosità
Ok: aiutino numero due: secondo me potrebbe indovinare Mauropasha…Mickie ha scritto:1) Totò le Mokò - 1949, C.L. Bragaglia (La Mazurka di Totò)
PS: vediamo se qualcuno indovina chi mi vengono in mente esattamente quando guardo la scena de "La Mazurka di Totò"?
… ok, aiutino: seconda metà anni '70 (e poi tanti altri anni ancora)
Non avevo visto il tuo precedente messaggio.Mickie ha scritto:...Ok: aiutino numero due: secondo me potrebbe indovinare Mauropasha…