Mi è arrivata, con mia grande sorpresa, questa email.
Gentile lettore, se vorai consultare 30anni di storia culturale del nostro paese devi versarci 200 euro.
Ma tu sei un vecchio lettore e ti facciamo lo sconto...:
Vabbè, ma sono dei privati, ne hanno il legale diritto.
Mica stanno lì per fare cultura, sia pure la domenica.
Stanno lì per fare soldi, sono la Confindustria, no?
Chissà che fine hanno fatto i principi che animavano le biblioteche.
Sia pubbliche che private, che ho frequentato con interesse e passione, prima di internet.
Penso non solo alla Biblioteca Nazionale, l'elemento centrale.
Ma, per esempio alla stupenda biblioteca Baldini, dove ho ampliato la cultura scolastica ai tempi del liceo.
All'Accademia del Giappone a valle Giulia dove consultavo i testi troppo cari per studiare.
Ed altre decine di esempi di altre istituzioni pubbliche o di fondazioni con indirizzi umanistici.
Ma perché mai alla Confindustria che, come noto, non ha soldi da buttare e non deve nulla al popolo italiano, dovrebbe interessare mettere a disposizione un po' di storia della cultura di questo paese ai suoi cittadini?
Che so, almeno agli studenti...