Dappertutto andrebbe pura. Come l'aria che respiriamo o l'acqua che beviamo.
Ma ci sono sistemi con maggiori tolleranze di progetto, a cui certe "impurezze" non danno fastidio anche se ne riducono le prestazioni, e sistemi che invece necessitano di precisione nella sorgente di alimentazione per risultare efficientemente performanti. E' un problema di scelte di progetto, e quindi - all'atto pratico - di politica industriale e di business.
In realtà, un qualsiasi apparato concepito per esser un
"computer", o é alimentato
ab origine da una pila a corrente continua (es.:
device portatili e/o in utilizzo "
mobile"...), o sono alimentati da rete 220volt AC, cioé con onda sinusoidale pura (quella che nasce dagli alternatori elettromeccanici ad avvolgimento filare, con statore e rotore, ubicati nelle centrali di produzione). Dunque, nel suo naturale ciclo di vita, mlto presumibilmente si troverà ad esser alimentato con una sinusoide imprecisa solo molto raramente, e sicuramente non per un tempo indefinito.
Quale danno potrebbe causare, ciò, considerando che il gruppo di continuità produce un'energia elettrica che verrà applicata allo stadio d'alimentazione generale dell'apparato, il quale é un cd "
alimentatore switching"? E che quest'ultimo utilizza esso stesso la tecnologia
"inverter"? Al massimo, un lievissimo caso prestazionale, forse rivelabile dopo una serie di attendibilissimi benchmarks collaudati in condizioni di massima standardizzazione.
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Tornando alla differenza fra un'onda sinusoidale pura ed una non pura, provo a sintetizzarla con un esempio molto grossolano: hai in mente i quadratini-pixel di una volta, con cui i primi pc disegnavano lettere, numeri, segni grafici ed immagini? Con quelli, messi uno dietro l'altro pezzettino per pezzettino, puoi disegnare una "sinusoide" (la classica rappresentazione delle onde radio, tanto per parlare come si mangia...).
Se i pezzettini che avrai usato risulteranno sufficientemente piccoli, l'onda apparirà (soprattutto se non "osservata" alla lente d'ingrandimento) abbastanza "curvilinea". Diversamente, non si vedrà una vera e propria linea continua fatta di punti elementari uno dietro l'altro, bensì sembrerà piuttosto imprecisa e parecchio "scalettata".
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I sistemi discreti di cui attualmente si dispone non creano mai una sinusoide continua e fluida, ma la simulano avvicinandosi ad essa mediante vari artifici, - ad es. mediante un'onda che inizialmente é più o meno quadra, ma viene resa simile alla sinusoidale "tagliando" gli spigoli vivi, e "scalettando" sia i picchi verticali (le “pareti”) che l'omeostasi a ddp max raggiunta (il “tetto” dell’onda quadra).
Ciò, poiché i semiconduttori, che sono tuttora alla base di qualsiasi comune circuito elettronico, reagiscono in maniera poco proporzionale all'eccitazione che gli viene sottoposta: le “giunzioni” (alias: due strati di silicio con uno intermedio d’impurezze - cd “drogaggio”), fino ad una certa soglia non reagiscono (quasi) per nulla, mostrando un'altissima resistenza interna e quindi una scarsa conduttività.
Solo quando la soglia viene fatta superare mediante applicazione al drogaggio d’energia sufficiente (in tensione ed in corrente), la giunzione cala molto rapidamente la sua resistenza interna, lasciando "defluire di botto" il flusso elettronico principale applicato ai loro estremi (che é lo scopo della circuitazione).
Pilotando in maniera variabile la sfoglia di drogaggio, si ottiene una sorta di regolazione a rubinetto del flusso elettronico destinato a scorrere attraverso la giunzione.
Questo scorrimento può essere di tipo on-off, tutto o niente, come in un interruttore. Oppure può esser governato in maniera da risultare variabile in un certo lasso di tempo.
Si può così realizzare un andamento continuo ed altalenante, piuttosto fluido senza grossi strappi. Un crescendo iniziale, una culminazione, un azzeramento del flusso di cariche. Infine l’inversione del ciclo: l’inerzia universale delle forze e dei moti, fa sì che s'inneschi piano piano anche il processo inverso.
Ovvero (considerata a titolo concettuale la carica teorica come unica ed elementare, senza ostacoli nel suo crescere (di campo elettromagnetico, ed anche di moto effettivo nella materia conduttiva), e poi culminare e decrescere, essa crea intorno a sé un campo magnetico variabile, che un pochettino la energizza, travolgendo la sua inerzia a "spegnersi". In pratica fa “proseguire la sua corsa" verso la polarizzazione opposta. Ed il ciclo riparte, con l'eventuale creazione di una semionda negativa, che cresce, culmina e poi ritorna a zero (se non é diversamente "raddrizzata" e/o "livellata"). Se c’é sufficiente campo elettrico, applicato al momento giusto alla striscia di drogaggio, ben presto s’innesca una oscillazione autosostentantesi, che prosegue fino a che c’é energia disponibile sugli elettrodi d’alimentazione principale.
Tale processo (qui schematizzato solo in alcune sue fasi, ed in maniera veramente "greve"), se moltiplicato per centinaia, migliaia ed anche milioni di volte, costituisce il nucleo concettuale dell' "oscillatore”. Un circuito in grado di produrre (con le sue variazioni di polarità) un campo elettromagnetico variabile che a sua volta genera quella che é comunemente nota come "corrente elettrica", in questo caso "alternata" od addirittura a "radiofrequenza" (sto semplificando grossolanamente, eh!).