La scomparsa di Ennio Morricone, è stata una perdita molto grande. Per l’arte, per me, per tutti noi.
Questo avvenimento mi ha spinto ad una riflessione sulla brevità della vita e il compito che ci aspetta.
Il nostro percorso è breve, dobbiamo utilizzarlo per sviluppare le attitudini e il talento, approfittando delle opportunità e le occasioni che la vita ci offre.
Ho iniziato a studiare musica all'età di 6 anni dopo una broncopolmonite. Spesso mi chiedo se lo avrei fatto egualmente, continuando a giocare senza impegno, come si fa a quell’età.
C’è una frase del Maestro Ennio, che mi ha colpito molto: “Nell'amore, come nell'arte, la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l'intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà e la durata”.
Condivido questo pensiero perché la sincera attenzione, senza distrazioni, rende eterno il legame d’amore. L’amore ha un’importanza suprema, è per me il sentimento che illumina la vita di tutti noi di tutti, è universale.
Questo pensavo eseguendo al pianoforte una delle più significative e famose opere del grande musicista, dalla colonna sonora di C’era una volta il West.
Ne ho fatto un video, un piccolo tributo al compositore che abbiamo amato e continuiamo ad amare.
Ve lo propongo, grazie per la visione e l’ascolto.
Francesco
Il segreto della felicità sta nell'antico adagio "Diventa ciò che sei".
(ALAN WATTS)
mi permetto una lieve divagazione sulla tua firma, che mi sembra uno di quegli slogan che rimbambiscono. Io non li ho mai sopportati, mi danno proprio sui nervi, perché suonano come triste consolazioni...
Allora:
Il segreto della felicità sta(rebbe) nell'antico adagio "Diventa ciò che sei".
1. diventare ciò che si è già? ma se sono già ciò che devo diventare, come lo divento "di nuovo"?
2. forse vuol dire che ciò che sono già ma che debbo ancora diventarlo, lo sono solo in potenza.
3. ma se lo sono solo in potenza, sono ancora nulla di ciò che sono ma che debbo diventare (Aristotele è piuttosto chiaro al riguardo)
4. quindi (stando sempre ad Aristotele) mi ci vorrebbe un qualcosa in atto (puro?) che mi facesse diventare ciò che sono già ma solo in potenza cioè non essendolo....
5. pare contraddittoria la cosa e ad incartarsi ci si mette un nanosecondo... (in più la legittima deduzione logica dell'esistenza del grande burattinaio sarebbe inevitabile, òstrega)
6. oppure trasportiamo il significato del motto dal piano ontologico a quello psicologico, il che rende la cosa anche più complicata.
7. ma, per intenderci, il più delle volte, anzi la quasi totalità delle volte, o meglio sempre, fa fede la grande intuizione:
A mo' di provvisoria conclusione: non so chi sia 'sto Alan Watts, ma
anni di lunga meditazione sul senso della vita...(e a forza di sentirsi dire: sii te stesso! ma te stesso chi?!?)
P.S.
ho tralasciato volutamente tutto il (necessario) discorso sulla libertà di divenire ciò si è già ma non essendolo. Il problema è spinoso, perché:
e se sono un coglione? per forza non posso divenire altro che un coglione? insomma predestinazione, libero arbitrio, natura pura e natura condizionata, essenza... chi più ne ha più ne metta. davanti a un bottiglione di vino però
e se sono un coglione? per forza non posso divenire altro che un coglione?
Essere (o divenire) un coglione non significa che non si sarà felici.
eh no, certo, anzi! senza scomodare troppo astruse analisi psico-socio-antropologiche, azzarderei che, dati i tempi, tanti quelli felici quanti i coglioni in circolazione...
NB:
con questo non voglio affatto dire che chi è felice è un coglione, ma che, più semplicemente, non conosco nessun coglione che non sia anche felice.
Ultima modifica di Curzio il lun, 13 lug 2020 21:15, modificato 1 volta in totale.