Dalle notizie che ho, lil produttore e ideatore è una ditta Italiana di Bergamo, che stampa plastica e fa gadget di vario genere. Per i mondiali aveva pensato di fare questo oggetto, così per sport, senza crederci più di tanto e invece adesso lavorano 24 ore su 24. Avevano fatto solo uno stampo termoplastico in quanto oggetto così a perdere, e invece ora stanno sgobbando. Siccome sanno che il business terminerà tra 5 giorni, non faranno un altri stampi per aumentare la produzione e sgobberanno per altri 5 giorni per cercare di soddisfare le richieste.
Finito il mondiale, sparirà dalla faccia della terra (La vuvuzela..) e loro continueranno a fare gadget plasticosi.
JOHANNESBURG - L'inventore delle vuvuzelas, il 37enne Neil Van Schalkwyk, si pente. E, in prima serata, approfitta di una intervista tv per chiedere scusa a tutti. "Mi dispiace per il disturbo che sto arrecando a quanti non riescono a seguire le partite come vorrebbero", dice. Parole importanti le sue che però suonano false come una banconota del monopoli, quando l'intervistatore gli chiede come vanno gli affari: "Sto diventando ricco, in effetti", sorride Van Schalkwyk (che poi si scopre essere non tanto l'inventore dello strumento, che esisteva da secoli, quanto l'uomo che ne ha brevettato nome ed utilizzo, vuvuzela è scritto nel registro dei marchi "è l'oggetto che ti inonda di rumore").
I numeri della sua impresa si possono solo immaginare. Ha cominciato nel 2001 producendo 500 vuvuzelas. L'anno successivo un'azienda molto importante ne apprezzò l'idea e ne comprò 20.000 per una promozione. Oggi, nove anni dopo, grazie all'enorme lancio dei mondiali, russi e brasiliani si sono fatti vivi per comprare il marchio o per averlo in concessione per i rispettivi paesi. E grazie a una ditta tedesca (Urbas-Keherberg) da qualche tempo la tromba maledetta è già in vendita in Europa.
Le scuse (parziali) di Van Schalkwyk hanno però delle indicazioni precise. Il papà dell'incubo sonoro di questi mondiali non vuole che le critiche a questa sua creatura si trasformino in una mancanza di rispetto per il Sudafrica. "Devono rispettare il nostro modo di vivere e di festeggiare il pallone, che per altro è un concetto che unifica un paese che parla 11 lingue diverse, noi non possiamo cantare le canzoni allo stadio come in Europa perché non tutti le capirebbero. Le vuvuzela invece le capiscono tutti". E soprattutto non vuole che i giocatori usino le vuvuzela come scusa per le loro prestazioni scadenti: "Non ho sentito Messi lamentarsi dopo il 4 a 1 contro la Corea del Sud".