Donazione di sangue e pensioni: la nota ufficiale di AVIS Na

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Donazione di sangue e pensioni: la nota ufficiale di AVIS Nazionale

AVIS segue con costante attenzione la sorte delle migliaia di donatori di sangue che, in seguito alla riforma Fornero, si troverebbero oggi costretti o ad allungare la propria permanenza sul posto di lavoro per un numero di giorni pari alle donazioni di sangue ed emocomponenti effettuate o ad una decurtazione del 2% dell’assegno previdenziale nel caso in cui non volessero (o non potessero) recuperare le giornate perse.
Sono ormai decine le segnalazioni che arrivano quotidianamente alla sede nazionale AVIS dalle sedi territoriali, interpellate dai patronati o dagli stessi donatori di sangue prossimi alla pensione in merito all’effettivo riconoscimento delle suddette giornate.

«Stiamo già lavorando da tempo con le istituzioni competenti e con le altre associazioni del dono per inquadrare e risolvere il problema, che si presenta delicato. Fermento e preoccupazione sono comprensibili, ma dobbiamo affrontare il tema nel giusto modo, con concretezza e determinazione – commenta il presidente di AVIS NAZIONALE, Vincenzo Saturni -per questo continueremo i nostri sforzi per giungere entro breve tempo ad una soluzione chiara e definitiva, in modo da dare certezze ai donatori che sono, prima di tutto, cittadini».

La norma prevede, infatti, che sulle anzianità contributive maturate prima del 2012 sia applicata una riduzione pari all'1% per ogni anno di anticipo nell'accesso al pensionamento rispetto all'età di 62 anni. Il taglio sale al 2% per ogni ulteriore anno di anticipo rispetto ai 60 anni.

Diversi istituti contrattuali, seppur coperti da contribuzione effettiva e utili ai fini pensionistici - come ad esempio congedo matrimoniale, permessi per Legge 104/1992, donazione sangue, permessi retribuiti per motivi familiari e lutto, diritto allo studio, sciopero e congedi parentali (ex maternità facoltativa) - sembrerebbero non utili al fine di determinare l'anzianità da prendere in considerazione per non far scattare le penalizzazioni previste.

La donazione di sangue, normata in Italia dalla legge 219/05, prevede secondo l’articolo 8 comma 1 della stessa legge il riconoscimento della retribuzione e dei contributi per la giornata in cui si è compiuta la donazione.

«Penalizzando i donatori dal punto di vista pensionistico – conclude il presidente di AVIS - non si riconosce il valore morale e solidale della donazione di sangue per il servizio sanitario nazionale, scoraggiando per l’immediato futuro la chiamata dei donatori (attuali e potenziali) e mettendo seriamente a rischio l’obiettivo dell’autosufficienza nazionale di sangue ed emocomponenti. E questo, semplicemente, non è accettabile».

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qui la nota ufficiale:
http://www.avis.it/notizie/24/110168/do ... e-pensioni" onclick="window.open(this.href);return false;
arrivata alle caselle email dei donatori e tramite newsletter
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Tukery ha scritto:Tutto questo è incredibile, vergognoso e meschino.
già!
Tukery ha scritto:Manca solo che richiedano ai donatori anche il rimborso delle spese per ago, sacchetto, ecc...
attenzione che è la politica che ha tolto un diritto al donatore
AVIS sta cercando di difendere questo diritto
che improvvisamente è venuto a mancare... con data retroattiva
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a-mac ha scritto:
Tukery ha scritto:Tutto questo è incredibile, vergognoso e meschino.
già!
Tukery ha scritto:Manca solo che richiedano ai donatori anche il rimborso delle spese per ago, sacchetto, ecc...
attenzione che è la politica che ha tolto un diritto al donatore
AVIS sta cercando di difendere questo diritto
che improvvisamente è venuto a mancare... con data retroattiva
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Sulla questione sollevata (veramente odiosa, che va a colpire i donatori di sangue) il Patronato Inca fa un minimo di chiarezza:

"Innanzitutto, si deve tener presente che chi va in pensione a 62 anni non ha nessun tipo di penalizzazione, quindi può continuare a donare il sangue senza temere decurtazioni dei propri diritti.

Per chi invece accede a pensione prima dei 62 anni, è bene sottolineare che tutti i periodi di assenza dal lavoro (escluse le astensioni per maternità obbligatoria, infortunio-malattia, servizio militare, cassa integrazione guadagni ordinaria) possono produrre penalizzazioni sul calcolo della pensione. Quindi, anche le donazioni di sangue, ma ancor più importanti sono i periodi di mobilità, cassa integrazione straordinaria, disoccupazione, permessi per assistenza ai disabili, ecc…

Certamente i pochi mesi/giornate di assenza per donazione sangue, possono essere recuperati dal lavoratore per evitare la decurtazione pensionistica (l’1% dell’importo per i primi 2 anni di anticipo rispetto ai 62 anni, 2% per i successivi anni), mentre gli anni di mobilità o cassa integrazione straordinaria – e sappiamo bene quanto sono aumentati in questi ultimi 5 anni i lavoratori interessati a questi ammortizzatori – non sono obiettivamente recuperabili!

Quindi si sta facendo un caso delle penalizzazioni per i lavoratori donatori di sangue, ma non sono certi gli unici e neppure i più colpiti !

Sono infatti certamente più consistenti i danni che subiscono altre categorie di lavoratori (in mobilità, in cassa straordinaria), per non dire di chi sta facendo i versamenti volontari per maturare il diritto a pensione, diritto che, se maturato prima dei 62 anni, determina obbligatoriamente una penalizzazione del calcolo della pensione.

Dal 2018, inoltre, tutti i periodi di astensione dal lavoro (quindi comprese le maternità, il servizio militare, l’infortunio e malattia) producono riduzione dell’importo di pensione se il diritto si matura prima dei 62 anni.

E’ evidente che queste misure penalizzano particolarmente i lavoratori precoci che maturano anagraficamente prima il diritto a pensione. Fra le ingiustizie certamente più sentite della riforma Fornero bisogna anche evidenziare il trattamento riservato ai lavoratori invalidi civili, per i quali lo sconto di anni lavorati è però colpito da riduzione del calcolo della pensione.
"

Il Patronato conclude che la misura iniqua andrebbe rivista a cominciare dalla distinzione tra le tipologie di lavoro (usuranti e non) e incentivando chi resta al lavoro e ritarda il pensionamento, non invece decurtando gli importi pensionistici indistintamente...

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