Un “NON AUGURIO DI BUON NATALE” a tutti

Per parlare di qualsiasi altra cosa che abbia poco o niente a che fare col mondo Mac :D

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fragrua
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Roma caput mundi.
Speriamo in primavera!
:)
La prima cosa su cui devi investire è il benessere del tuo corpo, l'unica cosa che ti porterai nella tomba.
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In un mondo perfetto io sarei un essere inutile.
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Susanna
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digit.b ha scritto:eheh i segni purtroppo sono ancora visibili :(
prima o poi dovremo rifare una giornata a Roma dei maccanici, altrimenti come possono i miei ragazzi salutare tutti con la loro affettuosa ..... sbavata :D

SSSIIIIIIIII :) :) :)

Ciao e Tanti Auguroni :)

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mattleega
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fragrua ha scritto:Roma caput mundi.
Speriamo in primavera!
:)
Questa volta però lo facciamo durare una settimana... :D :twisted: :twisted: :twisted:
...

L’inerzia soddisfatta dei cittadini è all’origine di quella incredibile malattia che è la servitù volontaria

E se vivremo, sarà per calpestare i re.

Una delle più importanti differenze tra uomini e animali è che questi ultimi non permettono, al più idiota tra loro, di diventare capo branco.

Curzio
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euben ha scritto:Da piccolo, quando combinavo qualche monelleria a mia madre, cercavo di scansarmi dalle sue punizioni dicendo “non l’ho fatto apposta”. Lei, come spesso fanno le mamme per calmare innanzitutto se stesse, cercava di sdrammatizzare dicendo “lo tenevi bell’e fatto il servizio”. Come per incolpare non me ma la mia irruenza di bambino. Ecco, credo che il Natale sia così. Ci costringe a essere ipocriti e conformisti anche se non vogliamo esserlo. Non è colpa nostra! E’ il Natale che falsifica e uniforma qualsiasi augurio. Il clima stesso che abbiamo intorno ci confeziona “bell’e fatta” l’ipocrisia. Vedo persone augurare “Buon Natale” a perfetti sconosciuti incontrati per strada, un prossimo occasionale che non s’incontrerà mai più. Con la stessa superficialità si scambiano auguri di “Buon Natale” persone che, pur frequentandosi, non hanno mai “ceduto” a relazioni umane che prescindessero dalla causa che faceva capitare i loro corpi vicini (gli auguri del panettiere, del condomino del terzo piano, del collega antipatico ecc.). Infine, ci sono gli auguri “intelligenti”. Quelli che vorrebbero farti “riflettere”, magari con qualche citazione d’occasione che ti faccia sentire in colpa. Questi, in verità, sono i peggiori perché uniscono al conformismo e all’ipocrisia quel pizzico di supponenza che ti costringe a essere discepolo di qualcuno tuo malgrado. Purtroppo credo di essere stato anch’io autore di tutte queste tipologie di doppiezza. Del resto, questo stesso mio “NON AUGURIO DI BUON NATALE” potrebbe essere considerato presuntuoso. Mi scuso con chi lo ritenesse tale ma non sono d’accordo. Infatti credo che, se è vero che anch’esso contiene un invito a riflettere (cosa comunque positiva), esso non “pre-sume” in quanto scaturisce dall’osservazione e dal ragionamento, non è “cattedratico” perché non stimola il senso di colpa e tende a liberare, non è “conformemente anticonformista” perché va in direzione contraria per costruire. Per costruire cosa? La mia (per chi condividerà, la nostra) rivoluzione del Natale.

La rivoluzione del Natale, per me, consiste nel RIDARE SENSO ALLE PAROLE E AI FATTI.

Il senso delle parole lentamente ha smesso di essere generato dalla lingua parlata, dalla relazione umana. Esso gradualmente ha rappresentato sempre meno uno strumento di comunicazione e sempre più un sistema di controllo e condizionamento. Senza consapevolezza si è giunti così a connotare automaticamente le parole: alcune necessariamente negative (comunista, prete, Islam, politica, ideologia ecc.), altre assolutamente positive (competizione, mercato, democrazia, elezioni ecc.). Queste alterazioni hanno prodotto distorsioni anche nei racconti e nella percezione dei fatti. Alcuni fatti, a furia di narrarli in modo distorto e falso, sono percepiti in maniera distorta e falsa. I bambini, che sono persone serie, considerano il Natale per quello che è: vacanza a scuola, dolci, cose normalmente proibite, regali ecc. Noi adulti dovremmo prendere esempio dalla loro integrità, dalla loro capacità, non ancora disturbata, di dare senso a quel che si dice e a quel che si fa. Il Natale mi sembra, da questo punto di vista, la sintesi di tutte queste alterazioni incoscienti, del nostro modo inconsapevole e deteriorato di parlare e di pensare.

La mia rivoluzione del Natale vorrebbe promuovere una “natività”, un inizio per una nuova attenzione all’uso delle parole, del linguaggio e del pensiero. Cristo è colui che ha portato “La buona novella”. La sua nascita corrisponde all’inizio di una nuova storia, di un racconto moderno, di una nuova relazione tra Dio e l’uomo. Il nostro distacco dalle parole, il condizionamento dei nostri pensieri, l’alienazione dalla realtà, dalla logica e dalla ragione, mi ricorda quell’allontanamento. Se la venuta di Cristo ha ristabilito tale legame, perché il Natale non potrebbe essere considerato, da noi adulti, come la FESTA DELLA RICONCILIAZIONE TRA L’UOMO E IL SUO LINGUAGGIO, COME LA NASCITA DI UN RAPPORTO PIU’ DIRETTO TRA L’UOMO E LA REALTA’ CIRCOSTANTE? Del resto Cristo credo si possa definire un rivoluzionario, nel senso che rivoltò il nostro rapporto col Dio del Vecchio Testamento. Cristo ha promosso nell'uomo la libertà, la responsabilità e la consapevolezza della propria grandezza.
Quante persone vogliono iniziare una RIVOLUZIONE DEL NATALE che duri tutto l'anno? Facciamo un sondaggio? Quanti saremo? Forse pochi ma vedremo…. 

PS. tratto da una mia nota di qualche anno fa su FB

boh, secondo me il tuo "non augurio di buon natale" è quello che tu squalifichi come "auguri intelligenti"....
vorrà dire che mi mangerò una fetta di panettone in più
comunque auguri a tutti, e state su!!
:wink:

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baitels
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Salve ragazzi!!
Un grande augurio di buone feste a tutti!!
La vita è questa. Niente è facile e nulla è impossibile.

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simiwazhere
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euben ha scritto:Da piccolo, quando combinavo qualche monelleria a mia madre, cercavo di scansarmi dalle sue punizioni dicendo “non l’ho fatto apposta”. Lei, come spesso fanno le mamme per calmare innanzitutto se stesse, cercava di sdrammatizzare dicendo “lo tenevi bell’e fatto il servizio”. Come per incolpare non me ma la mia irruenza di bambino. Ecco, credo che il Natale sia così. Ci costringe a essere ipocriti e conformisti anche se non vogliamo esserlo. Non è colpa nostra! E’ il Natale che falsifica e uniforma qualsiasi augurio. Il clima stesso che abbiamo intorno ci confeziona “bell’e fatta” l’ipocrisia. Vedo persone augurare “Buon Natale” a perfetti sconosciuti incontrati per strada, un prossimo occasionale che non s’incontrerà mai più. Con la stessa superficialità si scambiano auguri di “Buon Natale” persone che, pur frequentandosi, non hanno mai “ceduto” a relazioni umane che prescindessero dalla causa che faceva capitare i loro corpi vicini (gli auguri del panettiere, del condomino del terzo piano, del collega antipatico ecc.). Infine, ci sono gli auguri “intelligenti”. Quelli che vorrebbero farti “riflettere”, magari con qualche citazione d’occasione che ti faccia sentire in colpa. Questi, in verità, sono i peggiori perché uniscono al conformismo e all’ipocrisia quel pizzico di supponenza che ti costringe a essere discepolo di qualcuno tuo malgrado. Purtroppo credo di essere stato anch’io autore di tutte queste tipologie di doppiezza. Del resto, questo stesso mio “NON AUGURIO DI BUON NATALE” potrebbe essere considerato presuntuoso. Mi scuso con chi lo ritenesse tale ma non sono d’accordo. Infatti credo che, se è vero che anch’esso contiene un invito a riflettere (cosa comunque positiva), esso non “pre-sume” in quanto scaturisce dall’osservazione e dal ragionamento, non è “cattedratico” perché non stimola il senso di colpa e tende a liberare, non è “conformemente anticonformista” perché va in direzione contraria per costruire. Per costruire cosa? La mia (per chi condividerà, la nostra) rivoluzione del Natale.

La rivoluzione del Natale, per me, consiste nel RIDARE SENSO ALLE PAROLE E AI FATTI.

Il senso delle parole lentamente ha smesso di essere generato dalla lingua parlata, dalla relazione umana. Esso gradualmente ha rappresentato sempre meno uno strumento di comunicazione e sempre più un sistema di controllo e condizionamento. Senza consapevolezza si è giunti così a connotare automaticamente le parole: alcune necessariamente negative (comunista, prete, Islam, politica, ideologia ecc.), altre assolutamente positive (competizione, mercato, democrazia, elezioni ecc.). Queste alterazioni hanno prodotto distorsioni anche nei racconti e nella percezione dei fatti. Alcuni fatti, a furia di narrarli in modo distorto e falso, sono percepiti in maniera distorta e falsa. I bambini, che sono persone serie, considerano il Natale per quello che è: vacanza a scuola, dolci, cose normalmente proibite, regali ecc. Noi adulti dovremmo prendere esempio dalla loro integrità, dalla loro capacità, non ancora disturbata, di dare senso a quel che si dice e a quel che si fa. Il Natale mi sembra, da questo punto di vista, la sintesi di tutte queste alterazioni incoscienti, del nostro modo inconsapevole e deteriorato di parlare e di pensare.

La mia rivoluzione del Natale vorrebbe promuovere una “natività”, un inizio per una nuova attenzione all’uso delle parole, del linguaggio e del pensiero. Cristo è colui che ha portato “La buona novella”. La sua nascita corrisponde all’inizio di una nuova storia, di un racconto moderno, di una nuova relazione tra Dio e l’uomo. Il nostro distacco dalle parole, il condizionamento dei nostri pensieri, l’alienazione dalla realtà, dalla logica e dalla ragione, mi ricorda quell’allontanamento. Se la venuta di Cristo ha ristabilito tale legame, perché il Natale non potrebbe essere considerato, da noi adulti, come la FESTA DELLA RICONCILIAZIONE TRA L’UOMO E IL SUO LINGUAGGIO, COME LA NASCITA DI UN RAPPORTO PIU’ DIRETTO TRA L’UOMO E LA REALTA’ CIRCOSTANTE? Del resto Cristo credo si possa definire un rivoluzionario, nel senso che rivoltò il nostro rapporto col Dio del Vecchio Testamento. Cristo ha promosso nell'uomo la libertà, la responsabilità e la consapevolezza della propria grandezza.
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PS. tratto da una mia nota di qualche anno fa su FB
non capisco il senso di quanto hai scritto. non concepisci il natale nella sua accezione più superficiale, sensazionalistica e consumistica ma tu per primo ne fai un emblema di qualcosa che dovrebbe essere.
io non sono cattolica, quindi per me il natale non è il giorno in cui nacque il cosiddetto salvatore; non è il giorno nemmeno della reunion famigliare, perché a natale son sempre sola, eppure non mi pesa, non mi disturba, non lo critico, nonostante l'aumento del consumo energetico, l'accanimento commerciale e l'intasamento di sms sul cellulare perché è comunque una tradizione che ci appartiene, perché è un pretesto per ricordare l'infanzia, comunque essa sia stata, perché avvicina le persone anche se spesso si è mossi da un sentimento impomatato, perché enfatizza gli odori, i colori e certe ritualità che se non ci fossero ci mancherebbero.
esistono così tanti natale..
un mio caro amico ne ha passato uno lontano dalla sua famiglia e ospite di un'altra. in russia. mi ha raccontato di una tavola povera ma sentita. un tozzo di pane caldo come centro tavola e due sole pietanze, oltre alla frutta. eppure ciascun commensale era grato di quella tavola perché regalava un'opportunità. quella di esserci, quella legata alla memoria, alla cerimonia, al diritto di santificare una festa se ne senti il bisogno.
c'è il natale dei sorrisi per strada, delle passeggiate a braccetto lungo le strade del centro, delle campanelle che tintinnano davanti ai negozi, dei paesani che si vestono da pastori e passano di casa in casa per fare gli auguri nei paesi del sud italia, quello delle telefonate intercontinentali dirette ai parenti lontani, quello della messa di mezzanotte, quello che rispolvera le vecchie canzoni e i film degli anni '80, quello delle candele che disegnano ombre sui muri e quello dei cori e c'è anche il natale dei bambini più fortunati, che scrivono letterine, che sognano, che fremono all'idea di scartare i regali e che saranno inevitabilmente l'anima della festa.
comprendo bene il bisogno di maggiore spiritualità, di attribuire significati più profondi alle cose ma il natale non ha dettami specifici. può essere ogni cosa tu voglia che sia ma, a prescindere da cosa farai tu in prima persona per renderlo un giorno speciale, il natale rimane comunque quel giorno dell'anno in cui senti un contatto più intenso con ciò che ti circonda perché è nella nostra cultura, perché così è sempre stato, perché evoca cose buone.
poco importa se ci si specula; oggigiorno lo si fa su tutto d'altronde. sta a te dare il giusto significato alle cose.
io penso che la vera rivoluzione stia nell'apprezzare l'ordinarietà della vita. affannarsi nel ricercare effetti speciali, nell'andar contro a tutto, nel rinnegare ciò che, in parte, tutti abbiamo contribuito a costruire, alla lunga svilisca il senso stesso della vita. quando si è in grado di rendere il proprio universo un po' più vivibile contribuiamo davvero al benessere comune.

p.s. e a proposito di prospettive non concordo sui termini che tu ritieni "necessariamente" positivi o negativi.
iMac 20' (late 2008) con Lion * MPB 15' (early 2011) con Mountain Lion * iPad con iOS 5.x * iPad Mini con iOS 6.x * iPhone 3 con iOS 4.x * iPhone 4S con iOS 6.x

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Ho fatto meglio io a non leggere, altrimenti sarei finito dritto in psicanalisi!
:D
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