Da piccolo, quando combinavo qualche monelleria a mia madre, cercavo di scansarmi dalle sue punizioni dicendo “non l’ho fatto apposta”. Lei, come spesso fanno le mamme per calmare innanzitutto se stesse, cercava di sdrammatizzare dicendo “lo tenevi bell’e fatto il servizio”. Come per incolpare non me ma la mia irruenza di bambino. Ecco, credo che il Natale sia così. Ci costringe a essere ipocriti e conformisti anche se non vogliamo esserlo. Non è colpa nostra! E’ il Natale che falsifica e uniforma qualsiasi augurio. Il clima stesso che abbiamo intorno ci confeziona “bell’e fatta” l’ipocrisia. Vedo persone augurare “Buon Natale” a perfetti sconosciuti incontrati per strada, un prossimo occasionale che non s’incontrerà mai più. Con la stessa superficialità si scambiano auguri di “Buon Natale” persone che, pur frequentandosi, non hanno mai “ceduto” a relazioni umane che prescindessero dalla causa che faceva capitare i loro corpi vicini (gli auguri del panettiere, del condomino del terzo piano, del collega antipatico ecc.). Infine, ci sono gli auguri “intelligenti”. Quelli che vorrebbero farti “riflettere”, magari con qualche citazione d’occasione che ti faccia sentire in colpa. Questi, in verità, sono i peggiori perché uniscono al conformismo e all’ipocrisia quel pizzico di supponenza che ti costringe a essere discepolo di qualcuno tuo malgrado. Purtroppo credo di essere stato anch’io autore di tutte queste tipologie di doppiezza. Del resto, questo stesso mio “NON AUGURIO DI BUON NATALE” potrebbe essere considerato presuntuoso. Mi scuso con chi lo ritenesse tale ma non sono d’accordo. Infatti credo che, se è vero che anch’esso contiene un invito a riflettere (cosa comunque positiva), esso non “pre-sume” in quanto scaturisce dall’osservazione e dal ragionamento, non è “cattedratico” perché non stimola il senso di colpa e tende a liberare, non è “conformemente anticonformista” perché va in direzione contraria per costruire. Per costruire cosa? La mia (per chi condividerà, la nostra) rivoluzione del Natale.
La rivoluzione del Natale, per me, consiste nel RIDARE SENSO ALLE PAROLE E AI FATTI.
Il senso delle parole lentamente ha smesso di essere generato dalla lingua parlata, dalla relazione umana. Esso gradualmente ha rappresentato sempre meno uno strumento di comunicazione e sempre più un sistema di controllo e condizionamento. Senza consapevolezza si è giunti così a connotare automaticamente le parole: alcune necessariamente negative (comunista, prete, Islam, politica, ideologia ecc.), altre assolutamente positive (competizione, mercato, democrazia, elezioni ecc.). Queste alterazioni hanno prodotto distorsioni anche nei racconti e nella percezione dei fatti. Alcuni fatti, a furia di narrarli in modo distorto e falso, sono percepiti in maniera distorta e falsa. I bambini, che sono persone serie, considerano il Natale per quello che è: vacanza a scuola, dolci, cose normalmente proibite, regali ecc. Noi adulti dovremmo prendere esempio dalla loro integrità, dalla loro capacità, non ancora disturbata, di dare senso a quel che si dice e a quel che si fa. Il Natale mi sembra, da questo punto di vista, la sintesi di tutte queste alterazioni incoscienti, del nostro modo inconsapevole e deteriorato di parlare e di pensare.
La mia rivoluzione del Natale vorrebbe promuovere una “natività”, un inizio per una nuova attenzione all’uso delle parole, del linguaggio e del pensiero. Cristo è colui che ha portato “La buona novella”. La sua nascita corrisponde all’inizio di una nuova storia, di un racconto moderno, di una nuova relazione tra Dio e l’uomo. Il nostro distacco dalle parole, il condizionamento dei nostri pensieri, l’alienazione dalla realtà, dalla logica e dalla ragione, mi ricorda quell’allontanamento. Se la venuta di Cristo ha ristabilito tale legame, perché il Natale non potrebbe essere considerato, da noi adulti, come la FESTA DELLA RICONCILIAZIONE TRA L’UOMO E IL SUO LINGUAGGIO, COME LA NASCITA DI UN RAPPORTO PIU’ DIRETTO TRA L’UOMO E LA REALTA’ CIRCOSTANTE? Del resto Cristo credo si possa definire un rivoluzionario, nel senso che rivoltò il nostro rapporto col Dio del Vecchio Testamento. Cristo ha promosso nell'uomo la libertà, la responsabilità e la consapevolezza della propria grandezza.
Quante persone vogliono iniziare una RIVOLUZIONE DEL NATALE che duri tutto l'anno? Facciamo un sondaggio? Quanti saremo? Forse pochi ma vedremo….
PS. tratto da una mia nota di qualche anno fa su FB
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