Moderatore: ModiMaccanici
Si, un uomo di 90 anni, è vero.xChApPiR ha scritto:... una persona di 90 anni...
Tratto da questo bell'articolo "Fidel Castro. Chi sono io?":…. Gli sciacalli di Miami che brindano, ballano e fanno festa, anche adesso che è morto non hanno molto di che gioire. Non sarà facile “seppellire” Castro. Seppellire le sue parole deflagranti e perfette, quelle pronunciate nel suo ultimo discorso alla platea dell’Onu. <Perchè un popolo deve camminare scalzo e un altro viaggiare in lussuose automobili? Parlo in nome di quei bambini che non hanno nemmeno un tozzo di pane. In nome dei malati che non hanno medicinali. Parlo in nome di coloro ai quali è stato negato il diritto alla vita e alla dignità. Qual è il loro destino? Morire di fame? Essere eternamente poveri? Ma allora a che cosa serve la civiltà?>.
Bella domanda, compagno Castro.
IL MIO DESTINO
Lei ha dichiarato che il suo destino era quello di combattere senza tregua contro gli americani.
«Sì. Era un pomeriggio del '59. Avevo appena visto degli aerei bombardare delle fattorie sulle montagne. Sia chiaro che non ce l'ho col popolo americano. I cubani, grazie al loro grado d'istruzione, hanno imparato a distinguere fra la politica seguita da un governo, e i semplici cittadini di un dato paese».
Si considera un dinosauro?
«L'esatto contrario. Mi sento come un uccello che esce dal nido. Io volo verso l'eternità. E a volte mi dico che sarei molto contento di ritrovarmi ancora qui nel 3000».
http://espresso.repubblica.it/internazi ... o-1.194489" onclick="window.open(this.href);return false;Fidel Castro e la rivoluzione cubana nelle pagine dell'Espresso
Ecco come il nostro giornale, nato nel 1955, ha raccontato i primi anni della Rivoluzione Cubana guidata da Fidel Castro e i rapporti con gli Stati Uniti e l'Urss
il mio caro amico Maurizio Acerbo ha scritto:Dopo aver letto il post banale e unilaterale di Roberto Saviano sulla morte di Fidel Castro mi sono imbattuto in questo brano dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano. Non posso che consigliarne la lettura ai tanti Saviano che in queste ore commentano la morte di uno dei più grandi eroi del Novecento con toni degni di Trump, senza nemmeno avere l’attenuante di essere esuli cubani in Florida.
Eduardo Galeano dal libro Specchi ha scritto:I suoi nemici dicono che è stato un re senza corona e che ha confuso l’unità con l’unanimità.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.
I suoi nemici dicono che se Napoleone avesse avuto un giornale come il <<Granma>>, nessun francese sarebbe stato messo al corrente del disastro di Waterloo.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.
I suoi nemici dicono che esercitò il potere parlando molto e ascoltando poco, perchè era più abituato agli echi che alle voci.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.
Però i suoi nemici non dicono che non fu per posare davanti alla Storia che mise il petto di fronte ai proiettili quando venne l’invasione,
che affrontò gli uragani da uguale a uguale, da uragano a uragano, che sopravvisse a seicento trentasette attentati, che la sua contagiosa energia fu decisiva per convertire una colonia in una patria e che non fu nè per un artificio del Demonio nè per un miracolo di Dio che questa nuova patria ha potuto sopravvivere a dieci presidenti degli Stati Uniti, che avevano il tovagliolo al collo per mangiarla con coltello e forchetta.
E i suoi nemici non dicono che Cuba è uno dei pochi paesi che non compete per la Coppa del Mondo dello Zerbino.
E non dicono che questa rivoluzione, cresciuta nel castigo, è quello che ha potuto essere e non quello che avrebbe voluto essere. Né dicono che in gran parte il muro tra il desiderio e la realtà si fece sempre più alto e più largo grazie al blocco imperiale, che affogò lo sviluppo della democrazia cubana, obbligò la militarizzazione della società e concesse la burocrazia, che per ogni soluzione tiene un problema, l’alibi per giustificarsi e perpetuarsi.
E non dicono che considerando tutte le afflizioni, considerando le aggressioni esterne e l’arbitrarietà interna, questa isola rassegnata però testardamente allegra ha generato la società latino-americana meno ingiusta.
E i suoi nemici non dicono che questa impresa fu opera del sacrificio del suo popolo, però anche fu opera dell’ostinata volontà e dell’antiquato senso dell’onore di questo cavaliere che sempre combatté per i vinti, come quel suo famoso collega dei campi di Castilla.
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