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Curzio
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Finita ieri notte l'edizione opentype pro di due pesi (roman e italic) del piuttosto raro Garamond 49. Viene di lontano, dalle vecchie fotocompositrici Compugraphic (ma presente anche su qualche Linotronic). Trattasi di font da testo, però assai poco usata nell'editoria italiana (ho qualche volume fine anni '70 che la impiegano con risultati molto belli). In verità qualche edizione digitale si conta in precedenza: il garamont amsterdam di Berthold (oggi non più sviluppato) e l'amsterdamer garamont di Scangraphic nei corpi SB e SH. Imparagonabili tuttavia al 49 di cui vi butto sotto un semplice esempio al volo (basti vedere il colore!). Il disegno potrebbe richiamare il Garamond 3 di linotype o, ancor più in certi tratti, l'ATF Garamond (di cui oggi è data bellissima edizione digitale). Qui invito a valutare lo splendido corsivo, puro stile Garamond, dissonante e asimmetrico e tagliente. In cantiere il neretto romano e corsivo, che sono ancora a metà sviluppo. Ultima annotazione, che è piuttosto una preghiera: Albe, sii indulgente...

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albertocchio
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indulgente? se il tipo all'anagrafe non faceva storie sarebbe stato il mio secondo nome.
ma Curz una cosa te la devo proprio dire: guarda che sei un'anomalia.
tu veramente credi che tutti siano in grado di valutare quello che descrivi?
fossero tutti Bringhurst…
a me piace così com'è ma se mi chiedi di differenziarlo dagli altri che nomini stai fresco.
mi piacerebbe veder qualche outline senza che mi passi i nativi…
ma non è che sono così in grado di giudicare.

ok, a ben vedere non mi convince il kern della /o corsiva. anche l' /eb regular forse-forse…

chiedo perdono. bel lavoro comunque.

Curzio
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dici dici che più di tanto... però hai ben centrato la questione che è il segreto della font più che del disegno: la spaziatura sulla riga di testo. il kern del corsivo (e raramente quello del tondo) è volutamente disarmonico e sulla riga diventa - passatemi l'espressione - irrinunciabile. con effetto è a dir poco strepitoso. Altra anomalia, i maiuscoli, che sono più un titling che testo. Insomma, ricapitolando: un tondo abbastanza chiuso e alto (per essere un Garamond), un corsivo all'apparenza incoerente ma estremamente fluido e invitante, un maiuscolo austero e altero. Ecco spiegato perché Berthold e Scangraphic avevano dichiarato la font come Amsterdamer, perché tutti i caratteri della tipografia Dutch (non quella recente, intendo, ma quella, ad esempio, della formalmente britannica Kelmscott con sede all'Aja) sono ben esemplati.
Anche se poi uno non si fa tutte le pippe mentali che mi faccio io, e se lo gode e basta, lo scopo è raggiunto .
in indesign da comporre con giustificazione 60 80 100 / -2 0 2 e il colore della pagina è garantito.

albertocchio
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ah curz, sei di un pianeta non ancora scoperto…
con tipografia Dutch intendi l'odierna DTL?
alcuni sono così belli che ho paura ad usarli.

Curzio
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il catalogo delle digitalizzazioni DTL - splendide, ma inevitabilmente di compromesso - sono in effetti rappresentativi del Dutch type, ma solo in parte, e bisognerebbe attingere ai cataloghi di Enschedé ad Haarlem (ho visitato la sede storica, oggi parzialmente trasformata in museo; ma i cataloghi sono consultabili in quel pozzo delle meraviglie che è il Museo Meermanno dell'Aja. Credo di averne già parlato qui in qualche post, e non mi stanco di raccomandarne la visita). Tecnicamente mi riferisco però a una evoluzione cronologica più estesa documentata con ricca iconografia in un volume importante e oggi finalmente ristampato ma costosissimo. metto di seguito il link Dropbox del pdf per chi fosse interessato:

https://www.dropbox.com/s/8xkgtcrh9yj9d ... 9.pdf?dl=0

Sfogliarlo è comunque interessante. per essere pedante in modo definitivo, consiglierei ad ogni appassionato la lettura di un gran bel libro, di cui metto immagine:

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G.W. Ovink è l'estensore del capitolo dedicato alla tipografia olandese alle pp. 225-281; Franco Riva invece è l'autore del capitolo dedicato all'Italia, subito precedente, pp. 175-223. Il volume, di oltre 400 pp., edito dalla University of Chicago Press, lo acquistai per soli 11 euri ai tempi della mia dimora olandese, quindi lo si trova a prezzi ridicoli e non bisogna farselo scappare, perché è una pietra miliare negli studi di storia della tipografia.

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e metto pure una (brutta) foto della sede Enschedé ad Haarlem

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A mi piace tanto, mi ha fatto tornare 14enne.
Però davanti a tanta preparazione mi sento lo stesso disagio addosso di quando Totò si infiltrò a casa dei nobili sotto le mentite spoLie del principe di Casador (o casa d'or).
Non so se ho reso l'idea.
La prima cosa su cui devi investire è il benessere del tuo corpo, l'unica cosa che ti porterai nella tomba.
Franz Grua (sarebbe fragrua)

In un mondo perfetto io sarei un essere inutile.
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fragrua ha scritto:
mar, 09 giu 2020 21:30
A mi piace tanto, mi ha fatto tornare 14enne.
Però davanti a tanta preparazione mi sento lo stesso disagio addosso di quando Totò si infiltrò a casa dei nobili sotto le mentite spoLie del principe di Casador (o casa d'or).
Non so se ho reso l'idea.
ma no, le mie sono più che altro pippe mentali da ossessivo compulsivo, come dicevo sopra, ma sono contento che ti piaccia e che ti abbia suggerito una nostalgia.
quanto a Totò, be', ogni volta che lo rivedo, un tripudio di risate.

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fragrua ha scritto:
mar, 09 giu 2020 21:30
... mi ha fatto tornare 14enne...
A me 35enne.

Avendo già un'agenzia di pubblicità, comprai delle quote di un laboratorio di prestampa.
Visto che spendevo molto in tipografia, recuperavo parte della spesa con l'investimento.
Fino ad allora conoscevo i caratteri nei cataloghi tipografici e usavo i trasferibili Letra, crenando a vista.
Quindi ne sapevo molto poco.

Nel laboratorio avevamo una Compugraphic.
Allora c'erano solo quelle e le Linotype, di elettroniche.
Le prime macchine computerizzate per composizione.

Avevamo il software per sole 36 famiglie di caratteri.
Ed erano carissime, in seguito ne comprammo altre.
Si stampavano strisce su carta fotografica autopositiva.

Si impaginava sui tavoli retroilluminati, seguendo i menabò.
Con la paraffina a caldo, lancette, fili autoadesivi, tipometri, lentini ed altri strumenti oggi in disuso.
Su fogli di triacetato, poi si sviluppavano le pellicole negative per gli stampatori.

Dovetti per forza e con piacere farmi una cultura nel campo.
Fino ad allora molto superficiale.

Ma mai tanto come i due esperti veri sopra.
Che seguo con interesse e ammirazione.

Scusate la digressione...

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di quei volumetti ne ho un bel po' peccato per la qualità.
La TEFF è un'antico amore mai corrisposto… sto ancora invanamente cercando il Geronimo di Feliciano.
i prezzi di questi signorotti sono un peletto eccessivi ma ognuno fa quel che vuole.

di esperti ne vedo solo uno anche perché non conosco il backgroud di ƒranz, ma mi pare che non fosse un fruttivendolo…

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quando avevo più tempo sfogliavo questo:
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la 17ª edizione non ce l'ho, si può girovagare sul sito: https://www.chicagomanualofstyle.org/home.html

oppure vi accontentate della 16ª ed.:
https://www.dropbox.com/s/goqfw650uofrm ... 9.pdf?dl=0
fino a venerdì, poi lo tolgo.

____________

questo sarebbe essenziale ma è tosto:
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se qualcuno vuole provarci:
https://www.dropbox.com/s/8d8qh352fhaub ... t.pdf?dl=0
idem come sopra…

tutta roba per Curz, io ho già dato.

albertocchio
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ma il mio preferito è questo:

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https://www.amazon.it/Designing-Type-Ka ... 0300111509

io l'ho preso a metà prezzo, in versione digitale non l'ho mai visto.

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