Femmine, maschi e storielle delle fonti

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faxus
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Apro questa discussione per discutere sui caratteri da stampa e web.

Per spandere quel che sappiamo sull'argomento, come burro salato su una fetta di pane.
Tanto per dare l'idea del sapore a chi pensa che il pane vada sempre bene così, tanto è pane.
Prendo spunto, senza cambiare neanche una virgola, da una risposta frettolosa a Ilario_web, sul suo treddd Approccio al web design
https://www.imaccanici.org/forum/viewtop ... 60#p309218" onclick="window.open(this.href);return false;



Le font non sono mai banali, nel senso che lo diventano per un uso troppo frequente.
Pur potendo essere una font banale, nel senso che è nata così, con poco carattere (scusate il gioco di parole...).

La font sono sempre, quelle tradizionali, ben fatte e usate dai professionisti, sempre belle ed elegantissime.

A questo punto farei una digressione, pur non essendo un maestro come Oscuro, per un cenno di cultura tipografica.
Che sicuramente mi verrà corretto...

Innanzitutto sono le font, non i font, font è una parola femminile.
Non è infatti la versione italiana di carattere, il cui termine in inglese, nel senso di trasposizione grafica di un alfabeto, è typeface.
(Anche se, nell'uso comune improprio, ormai molti usano il maschile, ma è un errore concettuale più che grammaticale)

Una raccolta delle varie lettere, numeri, punteggiatura, ideogrammi o segni dell'alfabeto, i glifi, di un carattere, una volta erano in piombo (in realtà c'era anche stagno, antimonio e forse altro).
Quindi venivano fusi, dal latino fondere, per realizzare una forma mobile atta comporre una riga tipografica..
In particolare la parola ebbe radice in fonte, equivalente all'italiano moderno, poi in found e infine font.

Ma che cosa ha a che fare con il termine che usiamo correntemente nel nostro campo, quello digitale, lo vedremo dopo.

Typeface, come detto sopra indica un'intera famiglia di caratteri (il carattere), nei suoi vari aspetti (tondo, corsivo, grassetto...), grandezza (corpo) ed eventuali variazioni stilistiche (con o senza grazie).
Per esempio, Helvetica, Garamond e qualche altro migliaio di nomi...

Un insieme omogeneo e completo di glifi, è una polizza (tipografica, per disambiguizzarla dal termine comune che significa più o meno contratto con impegno di pagamento).
Una volta le valigette tipografiche contenenti in numero differenziato le diverse fusioni erano chiamate polizze, e così le chiama ancora qualche vecchio tipografo dell'era predigitale.
Anche i francesi la chiamano in un modo simile, police d’écriture.

Ma non gli inglesi e quindi gli americani, alle prese con i primi caratteri digitali hanno preferito usare il termine fusione, quindi font e non typeface, per indicare la polizza tipografica elettronica.
E qui, racconteremo un pezzo di storia "nostra".

Quando un anonimo traduttore fu chiamato alla fine del 1983, a tradurre un nuovo sistema operativo, si trovò di fronte ad alcuni vocaboli inusuali.
Come file, drag & drop, copy, paste e anche font, che nel MacOS System 0.1 (era la beta del 1.0), era la valigetta dei caratteri digitali (Chicago, New York, Monaco, Geneva disegnato da Susan Kare, la stessa che ha disegnato il mio avatar, ed altri).
Non sapendo come sbrogliarsela lasciò alcuni nomi com'erano, poi negli anni presero una traduzione corretta.

Font rimase font, pur potendo essere tradotto correttamente in polizza o meglio ancora fonte, entrambe comunque, al femminile

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Phate
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Molto interessante
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fragrua
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Per esempio, vorrei mi spiegaste questa… ;)

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La prima cosa su cui devi investire è il benessere del tuo corpo, l'unica cosa che ti porterai nella tomba.
Franz Grua (sarebbe fragrua)

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albertocchio
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ah, ora ho capito. il busillis stava proprio in quel "approccio al web design" di cui fin troppe volte ho ammesso di non esserne attratto.
l'argomento è talmente ampio che mi vengono i brividi ad affrontarlo…
quel "maestro" lo toglierei senza alcun indugio ƒax, sono solo un grande dilettante che si barcamena in un universo in [ahimè] continua entropia.
purtroppo sono anche deluso e sconfortato dall'andamento del settore, parlare di font professionali vuol dire spendere tanti soldi [come avevo già accennato in discussioni precedenti]
tanti soldi perchè le font che tu chiami "professionali" non possono costare 20€ a famiglia, è come vendere una una mercedes a 2000€: non ne varrebbe la pena.
Fabrizio Schiavi mi diceva che per disegnare il bold del suo CP Company {una font fantastica} ci ha messo mesi… come sarebbe possibile viverci?
ci sono fonderie che rilasciano famiglie con una cadenza impressionante, talmente impressionante che sorgono dei dubbi [che non esprimo qui perché il discorso è lungo]
questo è quello che intendo per "tempistica" [è un piccolo esempio, ce ne sono anche di più vasti… scusate l'autopromozione involontaria}:
http://albertocchio.blogspot.it/2013/02 ... kozuh.html" onclick="window.open(this.href);return false;
a quanto puoi vendere una famiglia del genere allora?
purtroppo ci sono in giro un sacco di font designer improvvisati e i risultati si vedono.
ma non voglio passare per pessimista, dall'altra parte sono un entusiasta di quel che si vede di nuovo in giro.
…finché esiste la Veronika Burian…

albertocchio
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cosa c'è da spiegare? le legature?
semplice: si chiama PRO per un motivo no? lo STD non le ha
per attivare le lagature in una font bisogna saper programmare in OpenType. tutto qui, se ne vale la pena…
discorso lunghetto anche questo.

vedi qui:
a sn lo std, a dx il Pro
{all'estrema dx la palette OpenType features che attiva la funzione legature in software che la supportano

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Ultima modifica di albertocchio il sab, 30 ago 2014 16:06, modificato 2 volte in totale.

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faxus
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fragrua ha scritto:Per esempio, vorrei mi spiegaste questa…
Facile.

È una legatura dei glifi, in questo caso si chiama stilistica.

Le legature sono una componente caratteristica delle font Pro, in genere commerciali, in questo caso anche proprietaria.
Apple, infatti, non da nemmeno la possibilità di usare Myriad Pro come web font per usarla nei siti.

Nel caso specifico figa, fatta con un carattere proprietario ed esclusivo, risulta più stretta e ben unita

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a questo proposito una curiosità sulle Features OpenType poco conosciuto ma ridicolo:
Microsoft che ha sviluppato [non da sola] questo nuovo tipo, nei suoi software non c'è la possibilità di utilizzarle completamente… Word le supporta a singhiozzo e alcuni della suite Office manco le vede proprio…

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faxus
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albert'occhio ha scritto:... albertocchio blogspot…
Quando vedo un così bel blog, curato e aggiornato, sommerso nel mar dei sargassi delle stronzate, mi irrito e mi stranisco.

C'è gente che ha nulla dire e lo dice sotto gli occhi di tutti, all'attenzione di tutti e discussa da tutti.
Si è sempre maestri quando si è capaci di fare il proprio mestiere.

Il termine che uso non viene da maestro che insegna, ma da mastro, artigiano esperto che sa fare il proprio lavoro.
Anche in modo originale o differente, è compreso.
Maestro d'arte, non di scuola o di vita, né tantomeno di scienza.

Fai pure le tue scelte, e fai bene.
Ma quella di tenerti per te, per modestia o masochismo, la tua arte, non è in regola.
Se i tuoi maestri o le tue fonti avessero fatto come te, magari avresti le stesse idee, ma inespresse compiutamente e senza averle potute verificare

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grazie ƒax, sei sempre pieno di buone parole
ma non è per modestia o masochismo… è che son fatto così.
nel mare di stronzate ci navigo anch'io

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faxus
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albert'occhio ha scritto:... per attivare le lagature in una font bisogna saper programmare in OpenType....
... OpenType features che attiva la funzione legature in software che la supportano...
Ecco, questo mi interessa molto.

Perché non racconti la storiella della nascita delle legature e come si è arrivati alla programmazione Open Type.
Non ci sono cose complete, sia pur cenni, decentemente comprensibili in giro.

E anche, praticamente tutto quel che si usa oggi di fonti sui computer e nella stampa, salvo contributi CG o MS, è tutta roba Mac.
Da dire c'è molto, chi più ne ha più ne metta.

Li metta qui, per favore, così ne saprò più anch'io...

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ok ƒax, insisto sul dire che mi attribuisci conoscenze che non ho, ho solo un sacco di nozioni piene di lacune.
il meglio che si può leggere in giro è in inglese e, come già detto, non è il mio forte.
il manuale di FontLab consta di ben 930 pagine, ne ho lette [??] circa 5/600… figurati quello che non sono riuscito a capire.
c'è scritto quel che serve sulle features ma per me è difficile da capire, figurati a spiegare…
molti font designer hanno al loro seguito uno che fa solo quello, considerando che è un lavoro noiosissimo. già crenare una font è la morte civile, famiglie con 2/300.000 coppie di kern a cui va associata la corrispettiva OT feature.
Joshua Darden passava le domeniche al parco con moglie e figli e MacBook a crenare fonts…
certamente si potrebbe cominciare a copiare quel che fanno gli altri:

Immagine

questa è quella del MyriadPro Adobe

praticamente quando digiti f+f+i il software che supporta OT usa il glifo corrispondente f_f_i che corrisponde, appunto, alla legaturaffi;
la cosa spettacolare è che vien fatto tutto in automatico, ancora meglio: è facoltativo, non a tutti piacciono le legature, alcuni le disattivano, non so perché.
invece che scrivere cazzate sulle legature vi rimando a chi ne sa più di me: http://it.wikipedia.org/wiki/Legatura_(tipografia" onclick="window.open(this.href);return false;)
niente di così complicato ma quando cominci a lavorare con gli alternates, i set stilistici, ecc comincia a diventare un sacco di codice da scrivere, ma chi è bravo a usare Phyton molto probabilmente ha questi codici già pronti…

albertocchio
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per i più curiosi posto un file di testo comprendente il codice OT di una font con 2780 glifi, 152.000 coppie crenate, 20 sets stilistici e un altra decina di features…
Allegati
OT Feat Candle.pdf
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mauripucci
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faxus ha scritto:...
Innanzitutto sono le font, non i font, font è una parola femminile.
Non è infatti la versione italiana di carattere, il cui termine in inglese, nel senso di trasposizione grafica di un alfabeto, è typeface.
(Anche se, nell'uso comune improprio, ormai molti usano il maschile, ma è un errore concettuale più che grammaticale)
...
Font rimase font, pur potendo essere tradotto correttamente in polizza o meglio ancora fonte, entrambe comunque, al femminile[/i]
L'Accademia della Crusca preferisce... il maschile;
nel suo recente bando:

"Accademia della Crusca
Bando per il seminario formativo
«Etimologia e lessicografia dell’italiano»
(Firenze, 15-19 settembre 2014)

Il programma del Seminario, che si svolgerà per otto ore al giorno, prevede una lezione introduttiva sul LEI lunedì 15 settembre (ore 11-13); nel pomeriggio saranno presentati gli strumenti di lavoro, si illustreranno le operazioni preliminari e si installeranno sui computer dei partecipanti i font coi caratteri necessari."


Il Vocabolario Treccani:

"font ‹fònt› s. ingl., usato in ital. al femm. o al masch. – Termine usato nell’informatica con lo stesso sign. del fr. fonte (v. fonte), dal quale deriva.";

fónte s. f. – Francesismo (fr. fonte ‹fõ′t›, der. del verbo fondre «fondere», che significa propr. «fusione») accolto in ital. nel linguaggio di tipografia e nelle tecniche di fotocomposizione e di editoria elettronica per indicare un insieme completo di caratteri contraddistinti da un particolare disegno (Times, Helvetica, ecc.) e stile (corsivo, grassetto, ecc.); è di uso molto comune anche il termine ingl. font (per lo più al femm. ma spesso anche al maschile).

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faxus
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mauripucci ha scritto:... L'Accademia della Crusca...
... Il Vocabolario Treccani...
Non ne farò una guerra di religione.

Ma gli accademici della Crusca, almeno in un seminario su Etimologia e lessicografia dell’italiano avrebbero dovuto usare qualcosa di più adeguato, in luogo di font.
Se proprio non avessero voluto usare, come fa Wikipedia, famiglia di caratteri, che era quello che intendevano dire, visto che poi il programma parla di "coi caratteri necessari".

Come Accademia se la passano male, visto anche che dicono quella cosaccia: "si installeranno sui computer dei partecipanti" al posto di "i partecipanti installeranno sui loro (propri) computer".

La stessa imprecisione la noto in Treccani, che definisce francesismo un termine entrato nell'uso duecento anni fa.
(Se avessero voluto essere precisi avrebbero dovuto scrivere "derivato dal francese").
In ogni caso avvalorano l'uso di fonte, definiscono font di uso molto comune e per lo più al femminile.

Infine non sono accademico, quindi rispetto l'uso comune che crea il linguaggio, che ancora pare maggioritario nell'uso al femminile.
E anche se WordReference, il mio riferimento preferito, lo traduce come invariabile nome maschile, e nel dizionario italiano non lo contempla, preferisco continuare a chiamarlo secondo logica e tradizione.

La font o le font, dispiacendomi del non attecchimento dell'originale e molto tecnica dizione polizza.
E addirittura del possibile cassa di caratteri, termine che sentivo nelle mie prime frequentazioni in tipografia, tantissimi anni fa

albertocchio
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beh, se guerra su questo deve essere io faccio l'obiettore di coscienza.
chiamatele pure come vi pare basta che non diventi una discussione sulle fontane della val resia…

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