C’era una volta… (e facciamo in modo che ci sia)

Avevamo già parlato di Fondazione Difesa Fanciulli, che da oltre un secolo si impegna a favore dei minori.
Con questa meritevole fondazione, donandole il 50% del ricavato, collabora la Adnav Edizioni, una casa editrice dedicata esclusivamente ai bambini, presente anche al
Salone Internazionale del Libro di Torino.
Del catalogo della Adnav, fa parte l’applicazione per iPad “Il Drago e la Coccinella”, una e-favola, disponibile sull’App Store a 2,39 euro.
La favola, scritta da Maria Teresa Nuzzi e illustrata da Ilaria Uribinati, è localizzata anche in italiano e necessita almeno di iOS 3.2.
Una volta installata e lanciata, una gradevole musichetta accompagna i simpatici disegni della storia d’amore di un drago e di una coccinella.
Oltre all’opzione leggi, (minimo sindacale per una favola), che permette di leggere la storia sfogliando le pagine ricche di disegni e di testo in stampatello e corsivo, avremo a disposizione ulteriori tre opzioni:
disegna, che ci permetterà di disegnare a mano libera, scegliendo diversi colori e le immagini della storia, consentendo infine di salvare il disegno eseguito;
puzzle, un giochino di tessere con 4 diversi template da ricomporre, riferiti alla storia con due livelli di difficoltà;
memory, un giochino di memoria visiva in cui dovremo ricordare i personaggi della storia riprodotti nelle tessere del gioco, scoprendoli a due a due.
Se avete prole in età prescolare, è un’applicazione ideale per trascorrere del tempo con il vostro erede, stimolando la sua curiosità e la sua fantasia.
Se non ne avete (più), è un’occasione per aiutare Adnav a continuare nel proprio lodevole impegno.

Maccarone, m’hai provocato e io te… cuocio

Torino e l’Italia: di qui è partito tutto nel 1861, 150 anni fa.
La pasta e l’Italia: la pasta è uno dei manufatti italiani più conosciuti e apprezzati nel mondo.
E quindi… la pasta e Torino: la Dighentis, software house della prima capitale italiana, ha realizzato un’applicazione per iPad, La Pasta HD, acquistabile su iTunes, che possiamo considerare un vanto del Made in Italy.
Lo sviluppatore, Alessandro Benedettini, di cui abbiamo già apprezzato un suo prodotto su questi lidi e autore di altre applicazioni per iOS, rivendica, giustamente IMHO, la qualità del suo prodotto, dal momento che ci propone oltre 60 ricette, distribuite in oltre 160 pagine, corredate da una sapiente lista di vini, da numerosi consigli e trucchi e da un’interessante sezione, PastaPedia, dove, come si intuisce dal nome, con dovizia di particolari ci fornisce utili informazioni, tra le quali anche come cucinare al meglio la pasta.
Non solo: possiamo considerarla un’applicazione interattiva. Infatti usandola, impareremo a cucinare e, con un po’ di fantasia, potremo inventare nuove ricette con i nostri ingredienti preferiti. Poi, dal 25 marzo, grazie ad iPad 2 (anche un iPhone o una macchina fotografica vanno bene!), provvisto di fotocamera, potremo catturare le immagini delle nostre creazioni, inviarle allo sviluppatore e sperare che siano incluse nel prossimo aggiornamento, consentendoci di vantarci con amici, parenti, fidanzate/i e chi più ne ha, più ne metta delle nostre capacità culinarie.
Questo in generale. Vediamo il dettaglio: si tratta di un’applicazione di 43,5 MB di peso, che richiede almeno iOS 3.2, ma è stata testata con successo su iOS 4 (più precisamente il mio 4.3 ). Bisogna avere più di 12 anni per scaricarla, visto che si fa un inevitabile (e utile) riferimento all’alcol ed è compatibile con iPad, alla modica cifra di un caffè preso in un bar di periferia, ovvero i classici 0,79 euro.
Per chi non possiede iPad, ne esiste una versione per iPhone, più leggera (10 MB) e testata con iOS4, ma necessita almeno la 3.1.3, sempre alla modica cifra di cui sopra.
Appena lanciata l’applicazione, saremo accolti da un sonoro welcome in inglese. E in inglese è localizzata l’intera applicazione, tranne nella sezione delle ricette, laddove i nomi dei piatti conservano quello originale in italiano. E questo è l’unico neo di quest’applicazione. Un momento…, ho detto neo e non difetto. E non necessariamente i nei sono difetti: che ne dite di questa? o di di quest’altra? Alzi la mano chi li considera difetti! Bene a te che hai alzato la mano è accordato il permesso di uscire… non volevi andare in bagno? Scherzi a parte, infatti, grazie al multitasking che è supportato da La Pasta HD
potremo navigare sul web o utilizzare uno degli innumerevoli traduttori anche gratuiti presenti nel’AppStore, alla ricerca della giusta traduzione e imparare, così, nuovi vocaboli nella lingua di Albione, che prima o poi verranno utili: quando siamo all’estero e ci propongono il menù, la versione in inglese c’è sempre.
Dopo il benvenuto, una grafica accattivante ci propone 4 “piatti vuoti” relativi ai 4 menù principali: PastaPedia, Ricette, Basi dell’arte della cucina, Formati della pasta.
Una volta scelto il “piatto“, un simpatico “zito” sarà utilizzato come check mark e si aprirà il relativo sottomenù.
Cinque pagine per la sezione PastaPedia, dove impareremo molto su storia, ingredienti regionali e qualità della pasta.
La sezione Ricette mostra un elegante riquadro contenente un rotore dal quale scegliere la ricetta che ci interessa, avvertendoci mediante una classifica con “stellette“, della difficoltà della stessa (da 1 a 3). Avremo la lista degli ingredienti e la tecnica per prepararla; infine il vino che meglio si accompagna con qualche utile consiglio.
La sezione Basi dell’arte della cucina, dovrebbe essere consultata per prima: si tratta di 3 pagine che forniscono il minimo indispensabile di conoscenze per permettere di indossare il cappello da cuoco anche a coloro che non sanno fare le classiche “due uova a tegamino”.
Infine, l’ultima sezione dedicata ai Formati costituita da 13 pagine, che, con precisione degna della tassonomia di Linneo, illustrano i diversi tipi di pasta fornendo anche brevi cenni di origine geografica.
Toccando lo schermo con un semplice tap si può comodamente andare avanti e indietro o tornare al menù di partenza.
Quello che manca e potrebbe essere un suggerimento per lo sviluppatore, sono un paio di ricette fondamentali come la carbonara e l’amatriciana; qualche foto esplicativa come quelle inserite nella sezione Formati e una funzione “cerca” per le ricette.
Grazie a La Pasta HD, potremo con soddisfazione imitare, perfezionandolo, il mitico Albertone dicendo:
Maccarone, m’hai provocato e io te cuocio e te distruggo!

Genitori e figli

Non c’è nulla di più tenero che vedere un’austera mamma Maccanica o un burbero papà Maccanico alle prese con il loro mucchietto d’ossa davanti al monitor del proprio Mac oppure allo schermo del proprio iPad… e l’iPhone, diranno i miei piccoli lettori, (che Carlo Collodi mi perdoni!)…Sì, certo, anche l’iPhone… ma è più semplice immaginarsi un genitore ed il proprio bimbo che giocano insieme con uno schermo più grande…, tuttavia, anche se avete solo l’iPhone, purché il vostro terminale supporti la 3.1.2, continuate pure a leggere.
L’App Store è il grande negozio dove si trovano molteplici soluzioni per il lavoro e/o svago sotto forma di applicazioni, alcune delle quali dedicate all’educazione e alla crescita dei propri figli e tra queste volevo segnalarVi Baby Animals Match della Tantrum Solutions Limited, casa londinese specializzata nello sviluppo di applicazioni a scopo educativo e formativo per bambini.
L’app quivi recensita è, in realtà, riservata ai bambini in età prescolare e… agli adulti! Prego?! E cosa hanno in comune? Lasciatemi finire… visto che è localizzata in inglese soltanto, a quegli adulti che non conoscono l’inglese, ma anche a quelli che pur conoscendolo, non sono madre di madre lingua anglosassone… a patto che vogliano provare ad imparare qualche parola.
Si tratta di un curioso e simpatico giochino puzzle mnemonico, in cui avremo un numero variabile di tessere coperte che, una volta scoperte, mostrano il disegno di un animale adulto o di un cucciolo. Lo scopo del gioco è accoppiare ad ogni tessera scoperta il corrispettivo ascendente o discendente. Finché non si azzecca la combinazione giusta, solo due tessere per volta rimangono scoperte, mettendo alla prova la vostra memoria visiva (si consigliano i genitori di giocare dopo aver bevuto, almeno si potrà attribuire al tasso alcolemico la responsabilità del proprio insuccesso, preservando la propria autostima).
La singolarità di Baby Animals Match sta nella multimedialità della stessa che produce un suono con il nome dell’animale raffigurato nella tessera, sicché piccini ed adulti possano impararne, non solo la corrispettiva traduzione inglese, ma anche la pronuncia, che è molto British. Quando l’accoppiamento delle tessere risulta corretto un simpatico suono ci informa, anche se, a mio avviso, questo suono risulta, alla fine, solo simpatico e costituisce un difetto, perché ne copre la pronuncia. Ma non tutto è perduto; perché, a giochino ultimato, si assiste ad una ripetizione del gioco con la pronuncia indisturbata dei nomi associata ad un’animazione della tessera.
La softwarehouse ha fatto le cose per bene, considerando la piccola età del target cui è dedicata: il menu è limitato al minimo; l’applicazione si apre ed occupa tutto lo schermo, nascondendo così tutto il resto, evitando di offrire distrazioni di sorta ai piccoli utenti. Appare come una lavagna delle nostre scuole elementari, all’interno della quale sono disposte le tessere da scoprire, che vanno da un minimo di 4 ad un massimo di 24. Questa opzione si può modificare da tastiera con la combinazione cmd+h, che è in realtà l’unica opzione esistente, se si eccettua cmd+q utilizzata, come avrete già capito, per chiudere il programma.
Non c’è altro: solo il mouse e il vostro mucchietto d’ossa.
La versione per Mac OS X necessita la 10.6.6, pesa 5,5 MB ed è gratuita, mentre per iOS esistono due versioni, per
iPhone ed HD per iPad, che costano rispettivamente 0,79 e 1,59 euro.

Non si sente? Allora… Boom!

Noi siamo il marchio perfetto per tutti gli utenti Apple-addicted, per i quali vogliamo creare qualcosa di eccezionale, per rendere ancora “meglio spesi” i propri soldi per un prodotto della mela.
Questa, con qualche personale modifica, la presentazione della Global Delights Technologies, già nota su questi lidi e recentemente ritornata alla ribalta internazionale del pianeta Apple, per essere stata premiata al Macworld expo 2011.
Il premio se l’è guadagnato per l’applicazione Boom che è un “semplice” amplificatore di volume, capace di aumentare i deboli segnali audio in entrata nel nostro computer, per rilanciarli ad un più alto volume. Vi segnalo anche la scelta delle parole di Bob Marley “One good thing about music, when it hits you, you feel no pain, che commentano l’applicazione nella home page.
Ma a cosa può servire Boom? Pensiamo ai nostri mp3 rippati in malo modo che, anche al massimo del volume, facciamo fatica ad ascoltare; pensiamo al film che abbiamo rippato ancora in malo modo, durante la visione del quale ci perdiamo la battuta più divertente; pensiamo ad un video di youtube registrato male; pensiamo alla nostra video chat o alla nostra teleconferenza, durante le quali non riusciamo a cogliere tutte le parole e magari quelle fondamentali; pensiamo ai nostri giochi preferiti, durante i quali la musica e/o gli effetti sonori sono parte integrante, se non fondamentale, del divertimento.
Diciamoci la verità: gli altoparlanti integrati nei nostri Mac non sono all’altezza della qualità dei Mac stessi e non sempre possiamo avere a disposizione Klipsch o Audio Pro, sia perché costano una cifra, sia perché non possiamo portarcele dietro con il nostro portatile.
E allora usiamo Boom, che non è solo capace di aumentare il volume, ma ci fornisce anche un equalizzatore con diversi livelli di personalizzazione.
Per girare, quest’applicazione ha bisogno almeno di Leopard (aggiornato alla 10.5.8) sotto PPC G4 1.5GHz con almeno 1GB di RAM o superiori, ma è raccomandata per Intel Core 2 Duo 1.83GHz con 2 GB di RAM o superiori.
Come funziona? Sai aumentare il volume del tuo Mac? Bene, allora saprai operare anche su Boom. Infatti, una volta installata, l’applicazione si posiziona nella barra dei menu di MAC OS e funziona in maniera del tutto sovrapponibile, con un potenziometro a trascinamento.
Tra le opzioni, possiamo anche selezionare i file audio che vogliamo potenziare e sincronizzarli con i nostri iOS device.
Sul sito, una sezione di live trial ci permette di verificare le potenzialità dell’applicazione, in modo da poter consapevolmente scegliere se merita il nostro download di circa 9 MB e, in aggiunta, è possibile anche scaricare una versione trial che ci potrà ulteriormente confermare se merita i 4,99 dollari del costo dell’applicazione come single user o i 6,99 dollari della versione Home Pack (per due Mac). Hai più di 2 Mac? Scegli la Family Pack a 9,99 dollari (per 5 computer).

Organizziamo la nostra libreria scientifica

Apple ha realizzato software (gratuiti e non) che girando meravigliosamente sul Mac OS X, sono funzionali per l’utente che desidera archiviare, organizzare e catalogare, riprodurre e modificare molti tipi di file. Mi riferisco a iTunes per la musica, iPhoto per le immagini e iMovie per i video.
Ma nonostante ciò, meriterebbe comunque una tiratina d’orecchie… perché? E i PDF? Sono da considerarsi come il film per cui nel 1987 l’attrice Marlee Matlin vinse il premio Oscar?
Non c’è un software targato Apple per essi, a meno che non si voglia utilizzare iTunes: ma si tratterebbe di una “pezza a colore“, non da Mac user e soprattutto non da Maccanici!
E devono averci pensato davvero su a Cupertino, visto che per iOS hanno introdotto iBooks che, a mio parere, è un software straordinario per i file .epub, ma non lo è altrettanto per i PDF. Inoltre non gira su Mac OS X e quindi niente da fare. E allora? Dobbiamo rassegnarci all’entropia assoluta per i nostri PDF? Mi immagino già le soluzioni che ognuno di noi ha adottato: creare cartelle e sottocartelle e sotto-sottocartelle dai nomi più stravaganti che poi non ricordiamo più; rinominare i file nei modi più singolari, di cui normalmente ci dimentichiamo il criterio organizzativo. Insomma, chi giornalmente si cimenta con gli articoli scientifici sa di cosa parlo: di una quantità di PDF che, benché fermi nel nostro hard disk, ci fanno venire il mal di testa tanto sembrano circumnavigare nel mare magnum dei nostri documenti.
Ma state tranquilli, ci viene in soccorso la Mekentosj Inc., una software house indipendente, creata da due olandesi, che scrive programmi innovativi nell’ambito della ricerca scientifica e che nel 2004 ha provveduto a realizzare il software che risolverà i nostri problemi per i file PDF, ovvero Papers, l’oggetto di questo articolo.
È evidente che Papers, benché rivolto a tutti, sia dedicato e consigliato principalmente ai professionisti del settore, perché non è un semplice archivio, ma consente anche di effettuare ricerche nell’ambito della letteratura medica, direttamente su PubMed, grazie ad un built-in motore di ricerca che necessita di una connessione internet attiva. Non solo ricerca su repositories medici, ma anche altri ambienti come Google Libri, Google Scholar, MathSciNet, ecc… Gli articoli possono essere scaricati gratuitamente, se dotati di free access, o, più spesso, a pagamento, per cui bisogna essere abbonati alle riviste mediche. Tuttavia, nonostante i nostri ministri “Capa d’Uovo”, (straordinario esempio di coerenza politica, n.d.a.) e “Entero-Germina” (lascio ai lettori l’associazione n.d.a.), al momento, tutte le università italiane sono abbonate ad un certo numero di riviste.
Il software, che può essere notevolmente personalizzato mediante le “preferenze“, scarica i PDF direttamente sul proprio disco rigido con il nome da noi scelto (quanti articoli abbiamo scaricato con lo stesso ambiguo titolo “fulltext.pdf“, che una volta rinominiamo Autore-Titolo-Rivista, un’altra Rivista-Autore-Titolo, aumentando irrimediabilmente l’entropia del nostro disco rigido?), nella posizione da noi scelta (quante volte abbiamo tentato invano di trovare quell’articolo importantissimo immediatamente? Il successo di questa operazione ha le stesse possibilità di indovinare il 6 al Superenalotto!). Non solo: se siamo già in possesso di articoli precedentemente scaricati e mai, o soprattutto mal archiviati, Papers ci dà una grande mano, perché basterà introdurli, con un semplice drag and drop, nella finestra del programma e chiedergli di fare l’accoppiamento (scusate ma è la brutta traduzione dell’inglese matching) con i file presenti nel database di PubMed per vedersi restituire nel 99% dei casi la risposta giusta e quindi di rinominarli e posizionarli come e dove abbiamo scelto tramite le preferenze, ottenendo una organizzatissima biblioteca medico-scientifica personale, che potremo sfogliare mediante un potente built-in spotlight che indicizza l’archivio.
Potremo creare “smart groups” dove raccogliere gli articoli con aspetti in comune che saranno tutti a disposizione con un semplice click. È possibile visionare contemporaneamente più articoli in tab differenti, passando da uno all’altro semplicemente cliccando su quello che ci interessa. Possibile anche la lettura a schermo intero. E non è finita. L’applicazione permette di condividere i nostri articoli via mail con un semplice click. E se siete Mac user con i fiocchi, potrete sincronizzare il vostro archivio con i dispositivi iOS, iPhone e iPad con applicazioni dedicate.
La finestra dell’applicazione è Mac-like, pertanto molto intuitiva, permette di aggiungere/rimuovere colonne, tenere il conto degli articoli già letti e non, attribuire un rate (con le familiari stelline stile iTunes), inserire keywords e note per facilitare la ricerca tramite Spotlight.
Da sottolineare la possibilità di interazione tra Papers ed altri software come EndNote della Thomson Reuters.
Infine, mi rimane da segnalare un efficace help center, attivo come un blog, raggiungibile direttamente dall’applicazione, per il quale però è necessario conoscere la lingua inglese.
Il software, attualmente alla versione 1.9.6, è fornito in prova gratuita per 30 giorni, durante i quali potrete decidere se vale i vostri 34 euro o meno ed è in ben 6 lingue, inglese francese, tedesco, spagnolo, russo e portoghese brasiliano. Gira su Mac con processori PPC/Intel (almeno G4 a 1,5Ghz) che abbiano Mac OS X 10.4 (Tiger) o versioni successive.
Nel 2010 ha vinto il premio Ars Technica Design Award.
Qualcuno a MacWorld, evidentemente più bravo di me a recensire i software, ha dedicato 4 topi e mezzo su 5 a questa applicazione, anche se bisogna onestamente sottolineare che questa stessa recensione è relativa alla versione 1.8 di circa 3 anni fa.
A mio avviso è addirittura migliorata e migliorerà ancora nel prossimo futuro visto che hanno aperto una posizione lavorativa e sono alla ricerca di Papers Genius.

Caro amico ti… sincronizzo

Eltima, statunitense di Washington, produce software non solo per Mac, ma merita una speciale menzione per aver creato un’apposita pagina per i software della piattaforma Apple, tenendola pertanto ben distinta dall’altra: ebbene sì, visto che ci considerano “fighetti”, fa piacere avere un servizio dedicato perché noi, seguendo il consiglio del Sommo Poeta, non ragioniam di lor, ma guardiamo e passiamo.
L’oggetto di questo articolo è il software SyncMate che, come si evince dal nome, è un perfetto compagno che ci aiuterà a sincronizzare il Mac con dispositivi multipli, siano essi fisici o “eterei” (più propriamente “cloudy”) e questo ne rappresenta la particolarità interessante, rivelandosi uno strumento di sincronizzazione davvero versatile.
Tra i dispositivi fisici ricordiamo: un altro Mac, sia esso portatile, sia fisso; un (ahimè) PC; diversi dispositivi mobili (che continuiamo impropriamente a chiamare con il termine obsoleto di telefono!), dotati di altri Sistemi Operativi (Windows Mobile, Android, Symbian S40); Sony PSP; e dischi rigidi esterni collegati mediante USB. Curiosamente la sincronizzazione con i dispositivi che montano iOS non è ancora pronta… c’è scritto “coming soon”.
Per lo spazio cloudy ricordiamo: il proprio account Google e uno offerto dalla stessa “Eltima” agli utilizzatori finali (Copyright di Nicolò Ghedini) di SyncMate. Lo spazio è molto limitato, appena 50 o 200 MB, a seconda che siate sottoscrittori gratuiti o a pagamento (v. dopo), però lo potete conservare per un periodo di tempo praticamente illimitato per la specie umana… 1000 anni!!!
Ma cosa si può sincronizzare? Be’ praticamente tutto: rubrica, agenda, preferiti del proprio browser, note, musica, foto, cartelle, SMS che possono anche essere gestiti sul monitor del proprio computer… ve l’avevo detto, no? praticamente tutto.
Il software è fornito in due edizioni, chiamate Free, che per non smentire il proprio nome è distribuita gratis, ed Expert che costa 39,95 dollari. Ovviamente, la sincronizzazione della versione gratuita è limitata (comprende solo iCal, Address Book e gli SMS), mentre la versione a pagamento è completa.
I requisiti minimi di Sistema sono il Leopardo (accaldato o infreddolito), con la possibilità di scegliere tra i 32 e i 64 bit.
Se parlate (o meglio, se capite) il tedesco, l’inglese, il francese, il giapponese, il russo e lo spagnolo l’applicazione non avrà misteri per voi. In caso contrario, andate a tentativi: la grafica è davvero intuitiva.
Durante l’installazione è richiesta per l’inserimento la password di amministratore, poiché viene installato un modulo speciale per rilevare nuovi dispositivi wireless o USB.
Alla fine con un’unica applicazione avremo tutto sotto controllo e sincronizzato, con un solo gesto.
E se pensate che il programma manca di quella caratteristica di cui voi proprio non potete fare a meno, sulla home page vi è un link che vi propone un modulo di richiesta: insomma, evangelicamente (Lc. 11,5 seg.), chiedete e vi sarà dato.

Presto, aPPtivatevi!

La software svedese Cocoabeans (“seme di cacao”… cacao?! in Svezia?! bah!… io mi sarei aspettato Rhodiola Rosea per restare in tema botanico oppure Pippi Calzelughe oppure ancora, per restare in tema cinematografico, ma con migliori risultati estetici, Blonde swedish pinup)… tornando a bomba, la software house di Tim Andersson, specializzata in applicazioni per Mac OS X e iOS, ha recentemente aggiornato alla versione 2.0, il software Apptivate, scaricabile solo da qui. Risulta quindi necessario che abbiate il vostro OS aggiornato all’ultima versione che contiene appunto il Mac App Store.
Se siete organizzati ma pigri, se vi piace organizzare il vostro lavoro con semplici gesti, ma vi dà noia spostare il polso dalla tastiera per raggiungere il mouse, siete dei patiti delle scorciatoie da tastiera ed allora non potrete non apprezzare questo piccolo e leggero software. Infatti le abbreviazioni da tastiera di Mac OS X, benché numerose, sono state create secondo criteri propri degli sviluppatori e, a parte i consueti cmd+C cmd+V e compagnia bella, può essere difficile ricordarle tutte. Con questa piccola applicazione potrete scegliere a vostro piacimento e, soprattutto senza rischio di dimenticarla (…l’avete creata voi stessi!), la combinazione che vi consentirà di far partire programmi, eseguire script, eseguire flussi di lavoro precedentemente creati con automator o, più semplicemente e banalmente, aprire singoli cartelle e/o documenti, insomma avere accesso a qualsivoglia elemento presente nel vostro disco rigido.
Il software si presenta con un’accattivante icona che ricorda un pulsante rosso con il simbolo del tasto Mela (cmd). Una volta lanciato, si colloca nella barra dei menu, in alto a destra, dove farà bella mostra di sé, mediante la presenza dell’icona cliccabile del tasto Mela (cmd). Aprendo il programma, apparirà un menu a righe alternate di due diverse tonalità di grigio, proprio come siamo abituati a vedere in tutti i software “melati” (no, no… anche se sono barese non intendo “in scarsa salute”, ma “prodotti dalla mela”). I due pulsanti (+) e (-) permettono di aggiungere ed eliminare, rispettivamente, abbreviazioni da tastiera, che poi saranno salvate con un chiaro ed inequivocabile pulsante “click to record”.
Una volta pigiato il segno (+), si apre una finestra dalla quale scegliere l’applicazione, lo script, il file che ci interessa permettendoci di attribuirne la scorciatoia.
D’ora in poi a quella combinazione di tasti corrisponderà sempre l’apertura della nostra scelta. Ovviamente, qualora ci si rendesse conto che la combinazione scelta non è proprio funzionale, la si potrà cambiare. Il programma non è invasivo e può essere eliminato con un semplice spostamento nel cestino.
La versione 2.0, che diventa a pagamento (2,39 euro) introduce come novità la possibilità di creare sequenze di abbreviazioni, sempre con il dichiarato scopo di semplificare la nostra vita informatica e soprattutto quella della precedente applicazione. In altri termini, attualmente si possono attribuire due diverse sequenze di tasti, pur avendone uno in comune, a due diverse azioni. Se ad esempio al comando “cmd+£” si attribuisce apri la cartella “Folder”, si può ancora utilizzare il tasto “£” per creare una nuova combinazione come “cmd+£+a” per aprire il file “File”, digitando in successione “cmd+£+a”. Questa novità non è presente nella precedente versione, che però è gratuita ed è ancora scaricabile da qui. Un altro indiscusso vantaggio della nuova feature è che non bisogna avere dita lunghissime per fare acrobatici gesti sulla tastiera, permettendo la scelta di tasti tutti vicini tra loro.
Per qualsivoglia problema riscontrato nell’uso dell’applicazione o per comunicare un baco, Tim Andersson si lascia contattare all’indirizzo eMail support@cocoabeans.se.

Altolà spam anche per iPhone/iPad

Qualche giorno fa, sul nostro forum, è stato sollevato il problema della ricezione di SPAM su iPhone/iPad. Ricordavo di aver letto qualcosa di simile sul libro iPhone The Missing Manual ed ho pensato che sarebbe stato utile riportare in italiano il tutorial di David Pogue.
Il software Mail per iPhone/iPad, pur essendo uno straordinario programma di posta elettronica per un apparecchio mobile, non è ovviamente paragonabile a Mail.app per MAC OS X (e volevo pure vedere!!!).
A cosa mi riferisco? L’invio degli allegati è, in parte limitato, non si possono creare regole e, venendo al problema di questo post, non si possono separare le mail di spam che, come sappiamo, rappresentano la stragrande maggioranza delle mail ricevute.
Tuttavia, le seguenti istruzioni (raggiungibili cliccando sul continua) dovrebbero aiutarci a risolvere il problema. Premetto che io non lo uso e non sono riuscito a provarlo (alla fine vi spiego il perché), perché ho la buona abitudine di usare http://meltmail.com/ per creare account temporanei e uso un account fake, non impostato su iPhone/iPad, per quelle aree pubbliche di internet sottoposte al continuo controllo di software automatizzati capaci di registrare gli indirizzi.
Detto questo, per utilizzare un filtro spam su iphone, tutto quello di cui abbiamo bisogno è 10 minuti del nostro tempo e un nuovo e segreto account (gratuito) a GMAIL (es. emailsegreto@gmail.com), che è dotato di un ottimo filtro per spam e che filtrerà la posta al nostro account principale.
Badate bene che quanto segue, vi obbligherà a ricevere tutta la posta del vostro account principale, sull’account segreto di gmail, account che sarà impostato sul vostro iPhone/iPad, invece del vostro account solito.
Supponendo che l’indirizzo mail da proteggere sia iphonespamless@miomail.it, bisognerà farsi inviare tutta la posta che qui ci arriva, dal nostro nuovo account gmail. Vi anticipo che, il nostro nuovo emailsegreto account dovrà essere impostato NON dal tab importa “gmail” preimpostato da iPhone/iPad, ma come “altro account”.Purtroppo, però, non sarà sufficiente inoltrare semplicemente la posta all’account emailsegreto di gmail, perché altrimenti, ogni qualvolta faremo un reply a messaggi ricevuti, li faremo a noi stessi.
La procedura, apparentemente complessa, in realtà è semplice. Una volta sottoscritto l’account segretoemail a gmail, bisognerà fare in modo che tutte le mail pervenute al nostro iphonespamless siano inoltrate a emailsegreto. La funzione Mittente personalizzato di Gmail vi permette di usare Gmail per inviare messaggi con un altro dei vostri indirizzi email elencato come mittente al posto del tuo indirizzo Gmail.
Per fare questo, entrare nella pagina impostazioni di quest’ultimo (che si trova sulla destra in alto, accanto al nostro emailsegreto@gmail.com), selezionare il tab “account e importazione” (il secondo da sinistra), selezionare “invia messaggio come” (seconda opzione dall’alto).
Non abbiamo fatto altro che far gestire a gmail il nostro account.
Ora, però, bisogna fare in modo che quando si inviano i reply ai nostri interlocutori, questi arrivino dal nostro email pubblico e non da quello segreto. Cliccare su “invia la posta da un altro indirizzo”, inserire il proprio iphonespamless e aspettare la mail di conferma da gmail, che conterrà un link da seguire per dimostrare di essere il possessore dell’indirizzo in questione. Tornare alle impostazioni di emailsegreto@gmail e indicare il nuovo indirizzo come quello di default. A questo punto inserire il nuovo indirizzo nell’iPhone senza usare, come dicevo, la opzione pre-impostata “gmail”, ma usare l’ultimo tab che in genere è “altra” (in iPhone/iPad: home>impostazioni>email, contatti, calendari>account, aggiungi account>altra). Scegliere IMAP con i seguenti valori:

IMAP: informazioni dell’account
Nome: quello che volete appaia quando inviate messaggi
Indirizzo: iphonespamless
Descrizione: quello che vi pare

Server posta in arrivo
Nome host: imap.gmail.com
Nome utente: emailsegreto (senza il suffisso @gmail.com)
Password: ******

Server posta in uscita
Nome host: smtp.gmail.com
Nome utente: emailsegreto (senza il suffisso @gmail.com)
Password: ******

Le successive impostazioni avanzate possono essere lasciate così come sono, a meno che non abbiate particolari esigenze.
D’ora in poi, quando qualcuno invierà email al vostro iphonespamless account, vi arriverà tramite gmail che avrà provveduto a filtrarle. Quando voi risponderete sembrerà che lo facciate dal vostro mail conosciuto e non da segretoemail.

Concludo confessandovi che volevo verificare di persona la bontà di quanto scritto e ho provato i vari passaggi, arenandomi quando gmail mi ha chiesto il n. di telefono. Infatti, a quanto pare, negli ultimi tempi è cambiato qualcosa in gmail, sicché alla sua richiesta del mio n. di telefono per sottoscrivere un nuovo account, ho risposto “no, grazie”.

Mauro.