Scusate, ho riletto le "istruzioni" (chiamiamole così) di Apple per "calibrare" le batterie e faccio qualche riflessione.
All'inizio si dice chiaramente che:
Le batterie degli attuali portatili Apple sono precalibrate e non richiedono la procedura di calibrazione descritta in questo articolo. Questi computer utilizzano batterie che dovrebbero essere sostituite solo da un AASP.
Nella lista dei modelli vi è
MacBook Pro (17 pollici, Inizio 2009) e versioni più recenti
che è il mio (unibody, Aprile 2009).
Quindi, come è stato fatto già notare in un altro intervento, io non dovrei adottare la procedura di "calibrazione". È anche vero che adottare lo stesso la procedura non dà beneficio ma non porta nemmeno danno (
quod non occidit servat = quello che non ammazza ingrassa
), ma la cosa diventa solo una perdita di tempo.
Ora, la procedura descritta da Apple come "calibrazione", non è altro che un ciclo completo di scarica e ricarica. In generale (non solo per i computer) questo ciclo è richiesto, o, almeno, è consigliabile, per le batterie che adottano quei tipi di elettrolita che sono affetti dal ben noto "effetto memoria"; con questa procedura si riduce l'effetto, migliorando la durata.
Ma non si tratta di "calibrazione". Con questo termine si intende di solito la taratura di uno strumento di misura e/o regolazione. Questa operazione non può riferirsi al
microprocessore interno che fornisce un'indicazione approssimativa della quantità di energia della batteria durante il caricamento o mano a mano che si scarica (fonte: Apple). Infatti nelle macchine che adottano batterie al litio la procedura non va eseguita; se fosse una "calibrazione" del processore dovrebbe essere fatta lo stesso, indipendentemente dal tipo di elettrolita.
Non è la prima volta che Apple usa impropriamente dei termini tecnici (che io definirei meglio pseudotecnici), probabilmente derivanti da cattiva o imprecisa traduzione. Esprimersi in maniera divulgativa non deve comportare inesattezze. La cosa deriva dal fatto che Apple preferisce rivolgersi ad utenti "comuni" che sono più sensibili alla forma che alla sostanza (i colori, il design, i gadget vari, etc.).