Zen - R.I.P.

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Moderatore: ModiMaccanici

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Hammarby
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Se non lo avete ancora letto, merita.

http://www.repubblica.it/cultura/2017/0 ... P1-S1.4-T1" onclick="window.open(this.href);return false;
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Cervantes

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faxus
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Era la metà degli anni '70...

Ero socio nella proprietà di una libreria al centro di Roma.
Una mattina arrivarono delle novità.
E mi colpì il titolo del libro.

Avevo da pochi giorni letto il libro di Eugen Herrigel, Lo zen e il tiro coll'arco.
Presi subito il libro di Pirsig per leggerne qualche riga, per vedere se ci fosse un'analogia.
In realtà era molto diverso.
Ma era veramente avvincente e appassionante.

Ne avevo già letta una buona parte quando lo feci mettere sul mio conto.
Arrivato a casa lo finii in giornata.
Lo lessi ancora altre volta, nel tempo.

Resta uno dei libri fondamentali nella cultura umanistica.
Chiunque volesse una base per capire il mondo moderno dovrebbe averlo letto.

Mi spiace sia morto.
Resterà sempre una delle opere fondamentali del XX secolo.

Grazie Hammarby, per la segnalazione


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fragrua
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Uno dei pochi libri, "che andavano letti", che mi è rimasto indigesto, così come Siddharta. Entrambi affrontati intorno ai 20 anni.

Di tanto in tanto ho provato provo a riprenderli e poi trovavo una buona scusa per leggere altro. Non so perchè, ma con entrambi non c'è stato verso di arrivare fino in fondo.

L'ossessione sulla qualità mi sembro all'epoca qualcosa di incomprensibile.

Ma non demordo, riproverò.
Fate il backup, fate il backup, ricordate di fare il backup, non dimenticate di fare il backup.

"Il backup è quella cosa che andava fatta prima" (antico proverbio cinese)

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Hammarby
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Uno_qualunque ha scritto:Uno dei pochi libri, "che andavano letti", che mi è rimasto indigesto, così come Siddharta. Entrambi affrontati intorno ai 20 anni.

Di tanto in tanto ho provato provo a riprenderli e poi trovavo una buona scusa per leggere altro. Non so perchè, ma con entrambi non c'è stato verso di arrivare fino in fondo.

L'ossessione sulla qualità mi sembro all'epoca qualcosa di incomprensibile.

Ma non demordo, riproverò.
Ognuno ha i suoi.
Io non sono mai riuscito a finire di leggerne uno che sia uno di Marquez.
E mai e poi mai rileggerei alcunché di Herman Hesse.
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fenix
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dello stesso filone ce lyla e la continuazione di zaam ma in una chiave al di fuori del suo ambito familiare ... per come lo era stato zaam

entrambi a discuisire sulla metafisica della qualita ... cosa è la qualita ... se lo stara ancora domandando --- un grande ... cme pochi
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Siddharta l'ho letto anche io la prima volta a 20 anni, e non ci ho capito una mazza..
poi l'ho riletto diversi anni dopo e mi è piaciuto...
Poi ho fatto passare ancora diversi anni e l'ho riletto, mi è piaciuto molto di più...

...adesso sono passati ancora anni e, penso che lo rileggerò!!! :)
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faxus
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Fare una lista degli scrittori illeggibili ma chissà perché osannati, sarebbe lunga.

Il perché certe volte lo so, sono scrittori di parte che vengono sostenuti dagli intellettuali di parte,
Gli intellettuali hanno gravi carenze, soprattutto della sostanza che dovrebbe individuarli, cioè l'intelletto.

Altre volte mi risulta più difficile da capire.
È un fenomeno complesso e l'umanità è molto varia.
Come facciano a dare giudizi positivi su gente come Coelho, Fallaci, Saviano...

Per restare nello stretto, anch'io ho provato molte volte, vista l'insistenza di molti, a leggere Hermann Hesse.
Macché...

Posso aggiungere che il peggio per me è stato Saint Exupery.
Sono stato un lettore precoce e quindi già a dodici anni lo avevo escluso perché insopportabile.
Me lo ritrovai come tesi d'esame di lingua francese e come lettura assegnata d'italiano, a scuola.

Sembrava l'avessero fatto apposta, quelle caricature d'insegnanti.
Quando cercai di dialogare per alternative fu come se avessi cominciato a sparlare della loro ascendenza.

fenix ha scritto:dello stesso filone ce lyla e la continuazione di zaam ma in una chiave al di fuori del suo ambito familiare ... per come lo era stato zaam
entrambi a discuisire sulla metafisica della qualita ... cosa è la qualita ... se lo stara ancora domandando --- un grande ... cme pochi
Comunque siamo fortunati.

Per fortuna (ancora) Fenix non ha scritto un libro...



Proporrei di spostare questo topic nell'area L'angolo della cultura
Magari inglobare i post in Cosa state leggendo in questo periodo

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mattleega
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Fenix, se, come da Faxus auspicato :twisted: , dovessi decidere di scrivere un libro, ti prego, firmalo come Fenix a che noi ci si sappia regolare.

Grazie.
...

L’inerzia soddisfatta dei cittadini è all’origine di quella incredibile malattia che è la servitù volontaria

E se vivremo, sarà per calpestare i re.

Una delle più importanti differenze tra uomini e animali è che questi ultimi non permettono, al più idiota tra loro, di diventare capo branco.

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Fenix, la Campania non è più la stessa da quando sei in Sardegna.
E viceversa. :D
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andrea_mac
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Scialla ha scritto:Siddharta l'ho letto anche io la prima volta a 20 anni, e non ci ho capito una mazza..
poi l'ho riletto diversi anni dopo e mi è piaciuto...
Poi ho fatto passare ancora diversi anni e l'ho riletto, mi è piaciuto molto di più...
...adesso sono passati ancora anni e, penso che lo rileggerò!
ed io che pensavo andavi ancora a scuola :D
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    Hermann Hesse
    uno dei miei scrittori preferiti
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      [andrea] ha scritto:
      Hermann Hesse
      uno dei miei scrittori preferiti
      Ecco perché...

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      Robert M. Pirsig e suo figlio Chris a bordo di una Honda Super Hawk bicilindrica in linea da 305 cc, in una foto del 1968 nel viaggio di diciassette giorni – da Minneapolis a San Francisco – dal quale nacque "Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta":

      Immagine

      Tratta da questo bell'articolo di Giulia D'Agnolo Vallan su "il manifesto":

      https://ilmanifesto.it/robert-pirsig-il ... americane/" onclick="window.open(this.href);return false;

      Robert Pirsig, il viaggio iniziatico sulle strade americane
      ADDII. Muore Robert M. Pirsig, autore reso celebre dal suo «Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta». Robert Redford venne rapito dall’immaginario visivo dello scrittore

      Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta è uno dei libri da cui Robert Redford ha sempre voluto fare un film. L’attore/regista/ambientalista ha parlato ancora di quel desiderio in un’intervista con il «New York Times» del 1997. Ma il best seller di Robert Pirsig lo aveva colpito fin dal momento della sua pubblicazione, nel 1974. Lo stesso Pirsig dedicò sei pagine del diciannovesimo capitolo del suo secondo (e ultimo) libro al loro incontro, in un albergo sovrastante Central Park. «Voglio i diritti di questo libro» avrebbe detto Redford. E Pirsig: «Sono tuoi. Non sarei nemmeno qui se non fossi deciso a darteli».

      IL FILM NON SI FECE MAI, e lo scrittore rifiutò numerose richieste analoghe provenienti da Hollywood. Nell’ipotesi di fidarsi di Redford, però, probabilmente aveva visto giusto perché’, insieme all’amore per il paesaggio e la cultura della strada, l’idea della trascendenza intrinseca anche all’esperienza pratica, più ordinaria, banale (nel caso del libro, la cura e la comprensione di un oggetto meccanico) è molto redfordiana – da Gli spericolati e Corvo rosso non avrai il mio scalpo ai più recenti L’uomo che sussurrava ai cavalli e All Is Lost-Tutto e’ perduto. Da parte sua, Redford – con il suo attivismo liberal pensato, attento, ancorato alla storia, alla natura e al contesto- non può non aver amato l’idea di un libro che gettava un ipotetico ponte tra la controcultura antitecnologica e antindustriale dei sixties e un’America per certi versi ancora saldamente legata alla decade precedente. Con lui dietro alla macchina da presa, è facile immaginarsi una risposta razional-umanista a Easy Rider. Uneasy Rider, non a caso era il titolo della recensione apparsa all’uscita del libro, sul «New Yorker».

      «CREDO NELL’ESISTENZA di uno zeitgeist. E penso che il libro sia diventato molto popolare perché c’era molta gente che cercava riconciliazione – anche senza saperlo. In un certo senso, Pirsig provvide una sorta di atterraggio morbido, dalla stratosfera euforica dei tardi anni Sessanta nel mondo reale della vita adulta», disse qualche anno fa al «New York Times» il sociologo Todd Gitlin, un profondo conoscitore della controcultura Usa. E oggi, ripercorrendo il viaggio di Pirsig sulla mappa geografica degli Stati Uniti è difficile non pensare al suo strano memoir filosofico on the road come a un preciso tentativo teorico (ma attenzione, né lo zen né la meccanica vanno presi alla lettera, ammonì l’autore) di suggerire una linea di continuità che unisca la Red America a quella Blu.
      Evocando la guerra civile, nel libro Pirsig parla già infatti di «due mondi progressivamente alienati e che odiano l’un l’altro; mentre tutti si chiedono se sarà così per sempre – una casa divisa e contro sé stessa». Diagnosticato di schizofrenia all’inizio dei sixties, lo scrittore disse in più occasioni che il processo di stesura del libro era stato anche un modo di fare pace con sé stesso dopo anni di trattamenti psichiatrici.

      ROBERT PIRSIG è mancato lunedì, nella sua casa a South Berwick, in Maine, all’età di 88 anni. Il suo editore William Morrow, che ne ha annunciato la morte, ha detto che era malato da tempo.
      William Morrow era stato (secondo Pirsig) l’unico di 122 editori a cui lo scrittore del Minnesota aveva mandato una sinossi e uno stralcio di quello che sarebbe diventato il suo libro, basato su un viaggio di diciassette giorni – da Minneapolis a San Francisco – a bordo di una Honda Super Hawk, accompagnato da suo figlio undicenne e da due suoi amici.

      Paragonato da alcuni critici a testi sacri dalla letteratura americana come Moby Dick e On the Road, e al trascendentalismo di Thoreau, Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta ha venduto oltre cinque milioni di copie. Pirsig era nato a Minneapolis, da un padre di origine tedesca a da una mamma svedese. Suo padre era professore di giurisprudenza alla University of Minnesota, la stessa da cui Robert fu espulso (dai corsi di biochimica) per voti troppo bassi, nonostante fosse intelligentissimo. L’interesse nelle religioni orientali, con particolare attenzione nei confronti del buddismo zen iniziò con un viaggio in Giappone durante una licenza dall’esercito, dove si era arruolato prima della guerra di Corea. Laureato in filosofia presso la University of Chicago e l’indiana Banars Hindu University insegnò in college del Montana e del’Illinois. Il successo del libro lo rese molto ricco ma anche diffidente nei confronti della pubblicità, dei giornalisti e del culto che Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta aveva creato. Il suo secondo libro, Lila: an Inquiry into Moral, ambientato su una barca a vela, era una specie di sequel ma non ebbe la stessa fortuna.
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