Salve,
scrivo questo topic, che forse risulterà impopolare e che autorizzo fin d'ora Fragrua a rimuovere, perchè sono rimasto scioccato dal dovermi ritrovare - anche qui, ancora qui - il volto di Roberto Saviano.
Per chi non mi conoscesse, sono napoletano, sono un avvocato penalista, sono giovane, coetaneo di Roberto Saviano.
Premettiamo: non mi auguro la morte di nessuno, è spregevole chiedere o ordinare la morte di qualcuno, trovo spregevole persino il carcere, che spesso è, nei fatti, contrario alla Costituzione della Repubblica Italiana, perchè non favorisce la rieducazione del reo, nè il suo reinserimento sociale e dunque, traducendosi in mera sofferenza, è parimenti spregevole.
Ma devo dire che non ho mai condiviso l'elezione di Roberto Saviano a nuova icona della Napoli che lotta, dell'Italia che lotta.
In Gomorra sono contenuti, in parte romanzati, nient'altro che estratti di notizie e di atti del processo cd. Spartacus e di altri processi: è, dunque, un notevole e - se vogliamo, sotto alcuni aspetti, pregevole - reportage, ma non riesco a reputarlo un romanzo, nè a reputare Saviano uno "scrittore", se per scrittore deve intendersi qualcuno come Manzoni, Gadda, Sciascia, Maraini, Sepulveda, Dante.
Saviano ha portato, nel linguaggio semplice del grande pubblico, a conoscenza di molti, quello che era scienza di pochi: di pochi perchè pochi hanno i mezzi tecnico-giuridici per interpretare certe formule, pochi perchè pochi erano e sono quelli che vogliono "vedere" la realtà che li circonda.
Ma quel che mi fa "male", quando penso a Saviano, è il riscontro economico e la poca o nessuna utilità concreta del suo messaggio: Saviano ha raccontato una cosa in un libro, ne ha tratto un film, un audiolibro, ma non ha fornito alcuna soluzione.
Si dirà: bah, Saviano non è un politico, non è Dio, non è detto che debba avere la soluzione... ma allora, se permettete, non accetto nemmeno che debba o possa andare in giro a "vendere" la sua faccia - addirittura presenziando alla lettura del dispositivo di secondo grado innanzi alla Corte d'Assise d'Appello di Napoli, del processo Spartacus - in cambio dei mali della mia città, per poi tirarsi indietro, perchè a ventotto anni vuole vivere la sua vita.
E' giusto, questo; ma lo vorrebbero anche tanti ventottenni, che non hanno nulla, perchè la camorra soffoca tutto e non c'è lavoro, le leggi vigenti favoriscono, di fatto, il precariato e nessuno controlla che i lavoratori possano godere dei propri diritti e nessuno li educa a tanto.
Nella mia piccola esperienza e secondo la mia stupida opinione, Gomorra è solo l'ennesimo espediente commerciale sulla pelle di Napoli, perchè tanto nulla è cambiato, nè a Napoli, nè fuori.
Ai tanti che frequentano questo forum, chiedo:
1) AI NAPOLETANI, quanti di voi, dopo aver letto Gomorra, andranno a denunciare se, essendo, ad esempio, commercianti, dovessero ricevere una richiesta estorsiva?
2) AI NON NAPOLETANI: quanti, di voi, dopo aver letto Gomorra, hanno pensato di trasferirsi a Napoli, per intraprendere, magari con la propria professionalità o il proprio know-how imprenditoriale, un "nuovo corso" per una Napoli o un'Italia migliore?
La vs risposta è la mia risposta.
Io faccio il penalista e vedo, ogni giorno, che molte persone che trovano lavoro, se delinquevano, non delinquono più; se lo perdono, facilmente delinquono, ogni giorno di più. Non serve l'esercito, non serve la forza: serve il lavoro e la dignità del lavoro; servono la scuola, e l'istruzione, per far capire ai ragazzi che una settimana di "lavoro" a vendere la droga per comprare il motorino, non vale una fedina penale macchiata che ti marchia per sempre la vita e ti rende, di fatto, ostaggio del crimine.
La camorra nasce, a Napoli, con i Borbone, che utilizzavano i capo-popolo quali forze di polizia, pagando loro dei soldi, perchè la tranquillità fosse mantenuta nella zona di propria competenza; i Savoia non seppero gestire la transizione di questo fenomeno verso la istituzionalizzazione delle forze di polizia (e forse nemmeno gli interessava) e si creò così una dicotomia tra l'ordine vecchio e l'ordine nuovo, tra chi viveva e chi aveva conquistato e voleva imporsi.
Questo, per capi MOLTO sommi, l'inizio di tutto; la mancanza di una classe media, di una borghesia pensante (che, invece, nella Lombardia manzoniana già troviamo decritta), che potesse mediare tra i molto ricchi ed i molto poveri, la responsabile del resto.
Oggi Napoli è divisa in "molto ricchi" che non vogliono vedere ("Ma sai?, ho letto Gomorra e sono rimasto allibito... e chi si aspettava tutto questo?" ed io pensavo: "o sei cretino o sei in malafede"), perchè a Napoli - come i gran parte d'Italia - la camorra è sotto gli occhi di tutti: è nei ragazzi del bar e dei ristoranti che lavorano in nero, nei parcheggiatori abusivi e nei vigili che passano a lato, nei baroni dell'università e della politica che decidono prima del tempo chi vince o meno un concorso, è nella raccomandazione o nella segnalazione che servono anche solo per andare al pronto soccorso a farsi medicare, perchè la camorra non è Sandokan, non è gli scissionisti, la camorra è nella prepotenza del più forte contro il più debole, che non può parlare, altrimenti non c'è un piatto da mettere a tavola, la camorra è nell'idea - forse al meridione diffusa più che altrove, ma non credo - che per fare qualsiasi cosa ci voglia l'amico o il conoscente; e "molto poveri" che vedono lo Stato come un nemico, perchè non sono abituati a fidarsi dello Stato (noi, in fondo, fino al 1735, siamo stati solo una colonia della Spagna, e nel 1860 i Savoia inglobarono la nostra ricchezza, pari al doppio della somma di tutti gli altri tesori della zecca preunitari), perchè nessuno ci aiuta davvero. Dopo il terremoto dell'Irpinia, furono stanziati fondi dalla Cassa del Mezzogiorno, per la reindustrializzazione, mi pare, fondi per 10 anni: le aziende dell'industrialissimo nord sono venute giusto il tempo dei fondi, poi hanno chiuso ed hanno lasciato solo disoccupazione.
Certo, non sono un meridionalista spinto: non dico che è tutta colpa degli altri, perchè magari in quei dieci anni qualcuno poteva anche imparare a "fare da sè"... ma appunto, vorrei qualcuno che non ci ricordi le nostre miserie, facendosi anche pagare, ma qualcuno che ci insegni a "fare da noi"... o meglio, che ce lo ricordi, come quando Napoli era la prima capitale d'Europa per cittadinanza, per illuminazione stradale, per viabilità, prima sede di Ferrovia pubblica, capitale di cultura, del teatro, della musica.
Ci manca la civiltà del vivere comune, ma questo Gomorra non ce lo dà.
Roberto, entra in politica, diamoci un messaggio, rischiamo sulla nostra pelle, nel senso della credibilità delle nostre idee e non solo sulla descrizione dei mali altrui: allora, anche io sarò con te.
Scusate la lunghezza... torno a lavorare.